
Qui, altrove
Matthieu Simard
Attirato dalla recensione del libro: "un romanzo dove il perturbante si incarna in un’atmosfera densa di enigmi e di mistero ...degna del miglior cinema di David Lynch", mi sono letto Qui, Altrove di Matthieu Simard, un romanzo breve pubblicato da Zona 42 nella sua nuova collana Caronte curata da Luigi Musolino, dedicata al lato più oscuro della narrativa fantastica.
Nel tentativo di fuggire da un passato doloroso, Marie e Simon decidono di trasferirsi in un paesino sperduto tra i boschi sperando di concepire un figlio e ritrovare la serenità perduta. Ma il paese non è il rifugio accogliente che speravano. Gli abitanti rimasti, segnati da un’esistenza ruvida e da segreti non detti, li accolgono con freddezza o con un’inquietante invadenza. Da quando la fabbrica locale ha chiuso e una misteriosa antenna è stata installata, il posto sembra aver assunto un’aura di sospensione irreale, come se qualcosa di indefinibile lo stesse corrodendo dall’interno.
Matthieu Simard, autore canadese, costruisce la tensione giocando tutto sulle atmosfere. La sua scrittura è scarna ma evocativa, capace di insinuare una sottile inquietudine nel lettore. Il romanzo si muove tra le voci di Marie e Simon, restituendoci un’immersione intima nei loro pensieri, nelle loro paure, nelle ferite ancora aperte che li accompagnano. Il villaggio in cui si stabiliscono è descritto come un luogo enigmatico e ostile, immerso in un silenzio irreale. L’assenza di suoni – il violoncello di Marie che non viene mai suonato, il canto degli uccelli che sembra essersi estinto – amplifica il senso di isolamento e perdita.
La prima parte procede con un ritmo lento, quasi ipnotico, scandito da giorni che si ripetono uguali e da interazioni cariche di ambiguità. Poi, nella seconda metà, le crepe si aprono e scopriamo i motivi della fuga di Marie e Simon, il loro dolore prende forma, e il loro comportamento inizialmente criptico assume un senso più nitido.
Qui, Altrove è un romanzo sospeso, costruito su un dolore mai dichiarato del tutto, su spazi vuoti che parlano più delle parole. Ci sono momenti di rara poesia, malinconici e struggenti, e l’atmosfera è senza dubbio riuscita. Eppure, alla fine, non mi ha convinto fino in fondo. Forse mi aspettavo qualcosa di meno etereo, più incisivo. È come se il romanzo sfiorasse continuamente il mistero senza mai afferrarlo del tutto. Rimane un’esperienza affascinante, ma anche elusiva, come un sogno che al risveglio ti lascia addosso solo un vago senso di inquietudine.
Libri
Cecità
José Saramago
Non avevo mai letto nulla di José Saramago prima d’ora, e devo dire che l’approccio al suo stile non è stato immediato. Ma di questo parlerò più avanti. Cecità, pubblicato nel 1995, è probabilmente il suo romanzo più noto, un'opera che lo ha portato a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 1998. Il titolo originale, Ensaio sobre a Cegueira (Saggio sulla cecità), è stato modificato nella traduzione italiana per evitare che il libro venisse scambiato per un saggio filosofico.
Tutto ha inizio in un’anonima città quando un uomo, fermo al semaforo, diventa improvvisamente cieco. Ma non è un buio che lo avvolge, bensì un bianco lattiginoso, come se fosse immerso in una spessa nebbia. Poco dopo, chiunque entri in contatto con lui perde la vista allo stesso modo. Il medico che lo visita, i pazienti in sala d’attesa, la moglie del medico. Il contagio si propaga con una rapidità allarmante fino a costringere le autorità a intervenire. Per arginare l’epidemia, i primi ciechi vengono confinati in un ex manicomio sotto sorveglianza militare. Quello che dovrebbe essere un centro di contenimento si trasforma presto in un inferno: le regole del vivere civile crollano, emergono violenza, sopraffazione, fame e abbrutimento. L’umanità regredisce a uno stato primitivo, governata dalla legge del più forte. In questo scenario apocalittico, c’è una sola persona che ancora vede: la moglie del medico. Per ragioni inspiegabili, la cecità non l’ha colpita, e grazie alla sua vista cerca di guidare il piccolo gruppo con cui è rinchiusa, diventando una sorta di Virgilio in un girone infernale. Quando anche il mondo esterno soccombe all’epidemia, la città si trasforma in una landa desolata, popolata da ciechi che vagano alla ricerca di cibo, di riparo, di un senso in tutto questo caos.
Ammetto che inizialmente ho trovato difficoltà a entrare in sintonia con lo stile di Saramago. La sua prosa è assai particolare. Pochissimi a capo, periodi lunghissimi, nessun segno che indichi i dialoghi, solo virgole e punti per separare le frasi. Una scelta stilistica che può apparire ostica, ma che si rivela perfettamente coerente con la narrazione. I personaggi non hanno nomi, sono definiti solo dal loro ruolo (il medico, la moglie del medico, il primo cieco, la ragazza con gli occhiali scuri), quasi a suggerire che potrebbero essere chiunque. E anche il lettore, in un certo senso, diventa cieco, come se fosse costretto a "sentire" la storia più che a leggerla. La parte ambientata nel manicomio-lager è stata, per me, la più difficile da affrontare. Non perché non sia abituato a storie dure o a scenari estremi, ma perché Saramago non addolcisce nulla: la fame, la sporcizia, la violenza sessuale, la lotta per il potere emergono con una crudezza spietata, senza filtri. Ci sono momenti in cui il romanzo diventa soffocante, quasi insopportabile, ma proprio in questo sta la sua forza. È un libro che mette a disagio, che spinge a guardare in faccia il lato più oscuro dell’umanità. Nonostante tutto, in questo incubo collettivo, ci sono anche lampi di luce: gesti di solidarietà, attimi di umanità che resistono al degrado. La moglie del medico, con la sua vista, non è solo un testimone del crollo della civiltà, ma anche una guida, una speranza. E il finale, con quella frase potentissima – "secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo ciechi, ciechi che, pur vedendo, non vedono" – lascia il lettore con una domanda aperta: forse la cecità più spaventosa non è quella fisica, ma quella morale?
Cecità non è un libro semplice né confortante. È disturbante, viscerale, in certi passaggi persino respingente. Ma è anche un libro capace di scuotere e di far riflettere. Sicuramente difficile da dimenticare.
Libri
Fiori per Algernon
Daniel Keyes
Non conoscevo Fiori per Algernon. Eppure è in circolazione da più di mezzo secolo, ha vinto numerosi premi, ispirato adattamenti cinematografici e viene spesso definito un romanzo di fantascienza – anche se trovo questa etichetta riduttiva, quasi fuorviante. Mi è stato regalato e, una volta terminata la lettura, ho sentito il bisogno di ringraziare chi mi ha fatto scoprire questo gioiello.
Il libro è stato scritto da Daniel Keyes, psicologo e docente statunitense impegnato nel sostegno a ragazzi con difficoltà di apprendimento. Pubblicato nel 1966, nato inizialmente come racconto breve, il libro è una sorta di moderno Frankenstein che ti porta a una profonda riflessione e ti lascia addosso una malinconia difficile da scrollarti di dosso.
La storia è quella di Charlie Gordon, un uomo di circa trent'anni con disabilità intellettiva che lavora in una panetteria e sogna di essere "normale". I suoi desideri sono semplici: essere accettato, avere amici, capire il mondo come gli altri. Quando gli viene offerta la possibilità di sottoporsi a un intervento sperimentale che promette di aumentare il suo quoziente intellettivo – un'operazione già testata con successo su Algernon, un topo da laboratorio – Charlie accetta senza esitazione. Dopo l'operazione, le sue capacità mentali crescono rapidamente, trasformandolo in un genio. Tuttavia neanche il nuovo, sempre più elevato quoziente intellettivo aiuta il protagonista ad ottenere l’amicizia che desiderava. Al contrario, la consapevolezza di ciò che è stato non fanno altro che esaperare il suo isolamento, accentuato dal fatto che ora l’uomo capisce e ricorda episodi del passato, prima da lui incompresi.
Il romanzo è narrato attraverso i rapporti di progresso scritti dal protagonista, una sorta di diario che riflette la sua trasformazione. All'inizio i resoconti sono pieni di errori grammaticali e ingenuità, ma dopo l'esperimento la scrittura si fa più precisa, complessa ed emotiva. Charlie non solo comprende il mondo con occhi nuovi, ma lo analizza, lo scompone, lo giudica. Il problema è che la sua intelligenza, che lo porta a superare i suoi stessi creatori, non va di pari passo alla sua emotività. La consapevolezza che le persone che considerava amici ridevano di lui, lo sfruttavano, lo compativano, gli stessi genitori che non l'hanno mai accettato, ora si rivela con una lucidità dolorosa. E, anziché sentirsi più vicino agli altri, Charlie si ritrova più solo che mai.
Quando Algernon inizia a mostrare i primi segni di regressione, Charlie capisce che il suo destino è segnato. La presa di coscienza della propria inevitabile discesa, la consapevolezza che l’intelligenza sta sfumando, fino a regredire ad un livello ancora inferiore rispetto a quello originaria, è il momento più straziante e commovente del romanzo.
Fiori per Algernon è un libro che illumina e ferisce con la stessa intensità. Una storia che lascia il segno e che consiglio vivamente. Peccato per la copertina di questa edizione. Davvero brutta.
Il libro di Keyes ha avuto un adattamento cinematografico intitolato I due mondi di Charlie, film del 1968 diretto da Ralph Nelson.
Libri
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde
Robert Louis Stevenson
Proseguendo il mio viaggio tra i classici della letteratura gotica, mi sono letto Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson. Non ho potuto fare a meno di riflettere su come doveva essere l’esperienza dei lettori dell'epoca, ignari di ciò che li attendeva in questa storia. Il romanzo di Stevenson è strutturato come un vero e proprio thriller, mantenendo fino alle ultime pagine il mistero sul rapporto tra Jekyll e Hyde.
Oggi, la vicenda del dottore che beve una pozione trasformandosi nella sua parte più malvagia è entrata a far parte del nostro immaginario collettivo grazie a innumerevoli adattamenti cinematografici, rappresentazioni teatrali e fumetti. Ma nel 1886, quando il libro venne pubblicato – riscuotendo un successo straordinario – nessuno poteva prevedere l'incredibile direzione che la storia avrebbe preso.
Ambientato in una Londra ottocentesca avvolta dalla nebbia, l’avvocato Utterson si trova coinvolto in una serie di eventi inquietanti legati al misterioso signor Edward Hyde, un uomo spregevole e violento. Hyde sembra avere un’inspiegabile influenza sul'amico Henry Jekyll, stimato e rispettabile medico e scienziato. Man mano che Utterson indaga, la verità che emerge è sconcertante: Jekyll e Hyde non sono solo collegati, ma sono due facce della stessa persona.
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde è una storia affascinante che anticipa il tema del doppio poi ripreso da Oscar Wilde ne "Il ritratto di Dorian Grey".
Il romanzo esplora il rapporto inscindibile tra bene e male nella natura umana. Jekyll, stimato medico londinese, è il simbolo della rispettabilità, ma reprime i suoi istinti per adattarsi ai rigidi standard della società vittoriana. Hyde, il suo alter ego abietto, rappresenta la liberazione di queste pulsioni, consentendo a Jekyll di vivere una doppia vita senza compromettere la sua reputazione.
Stevenson ci mette davanti a uno specchio: Jekyll e Hyde siamo noi. Jekyll incarna la maschera sociale, mentre Hyde è la nostra ombra, il puro male privo di freni morali. Questa dualità denuncia l’ipocrisia di una società perbenista, ricordandoci che il confine tra bene e male è più sottile di quanto vorremmo credere.
Lo stile del libro è estremamente scorrevole e avvincente. Non è una lettura impegnativa, bensì un libro abbastanza breve che ho letto in un paio di giorni.
Libri
Frankenstein
Mary Shelley
Alla riscoperta dei classici della letteratura gotica, ho finalmente deciso di leggere Frankenstein di Mary Shelley. Nonostante le innumerevoli trasposizioni cinematografiche abbiano reso il "mostro" un'icona della cultura popolare, il romanzo originale, che avevo nella mia libreria in diverse edizioni, era rimasto per anni inesplorato. Leggendolo, ho scoperto una storia profondamente diversa da quella raccontata sul grande schermo.
Mary Shelley (1797-1851) è una scrittrice britannica dalla vita intensa e affascinante. Per chi ama i film biografici, nel 2017 è stato realizzato un lungometraggio con Elle Fanning nel ruolo di Mary Shelley, che racconta i suoi amori e le sfide che hanno segnato la sua esistenza.
Figlia di due illustri intellettuali – il filosofo e politico William Godwin e la filosofa e femminista Mary Wollstonecraft, deceduta dieci giorni dopo il parto – Mary dimostrò fin da giovane una straordinaria intelligenza e immaginazione. A soli 16 anni, fuggì con il poeta Percy Bysshe Shelley, che sposò dopo la morte della prima moglie di lui. Nel 1816 il poeta Lord Byron, che aveva intrapreso una relazione con la sorellastra di Mary, Claire Clairmont, invita Mary e Percy a trascorrere un soggiorno nella sua villa di Ginevra, dove è ospite anche lo scrittore John William Polidori. A causa di un prolungato e anomalo maltempo che li costrinse a restare al chiuso per giorni, Byron propose ai suoi amici una sfida invitandoli a scrivere ciascuno una storia dell'orrore. Ispirata da un incubo, Mary iniziò a scrivere Frankenstein che però completò e pubblicò anonimamente solo nel 1818.
Frankenstein o il moderno Prometeo – è questo il titolo originale – prende spunto dalla figura mitologica greca che plasmò l'uomo dall'argilla e che, per aver restituito agli uomini il fuoco – simbolo del progresso tecnico-scientifico – venne condannato da Zeus a una punizione eterna. Il romanzo di Mary Shelley però è ben lontano dall’essere una condanna della scienza o un manifesto contro il progresso tecnologico. I riferimenti mitologici presenti nell'opera rimangono puramente metafore letterarie, utilizzate per arricchire la narrazione. Quella di Shelley è, prima di tutto, una storia di orrore e di profonda solitudine che nasce dal rifiuto e dall'incomprensione.
Strutturato come una sorta di diario che alterna due narratori, il romanzo racconta la storia di Victor Frankenstein, giovane e ambizioso scienziato ginevrino, che ossessionato a dare la vita alla materia inanimata, crea un essere umano fatto di pezzi di cadaveri. Quando la creatura prende vita, resosi conto di aver generato un mostro, Frankenstein fugge terrorizzato. Abbandonato dal suo creatore, il “mostro” vaga per il mondo, cercando accettazione e affetto, ma trova solo rifiuto e orrore. La creatura, ferita dalla crudeltà degli uomini e dalla solitudine, decide di vendicarsi del suo creatore, dando vita a una spirale tragica che si snoda tra ghiacciai, foreste oscure e tormenti interiori.
Conoscevo solo il Frankenstein del cinema, in cui il "mostro", fin dai primi film della Universal, è sempre stato raffigurato come una creatura sì dotata di forza straordinaria, ma anche goffa, rozza e priva di intelligenza. Il Frankenstein di Mary Shelley, invece, è curioso, assetato di conoscenza, dotato di una sensibilità profonda e di un forte desiderio di apprendere. Ciò che la creatura desidera più di ogni altra cosa è essere accettata, amata, trovare qualcuno con cui condividere il proprio mondo. La sua bontà è evidente, le sue intenzioni sono semplici e genuine. Desidera solo affetto e comprensione. Tuttavia, è proprio l'abbandono da parte del suo creatore e il rifiuto di un'umanità incapace di accettare la sua diversità a trasformarlo in un "mostro". La rabbia, il rancore e il desiderio di vendetta non sono altro che il risultato di questa profonda solitudine e del dolore che gli viene inflitto.
Un romanzo che si è rivelato tutt’altro che scontato, una lettura ricca di spunti e riflessioni.
Libri
Notti bianche
Fëdor Dostoevskij
Durante l'adolescenza ho letto parecchi classici della letteratura - i miei autori preferiti erano Kafka, Hesse, Bulgakov - ma ammetto candidamente di non aver mai letto, almeno fino a oggi, nulla di colui che viene considerato uno dei più grandi scrittori della letteratura, Fëdor Dostoevskij.
Raggiunto una fase della vita che definirei di "matura curiosità", ho deciso di colmare questa mia lacuna e prima di avvicinarmi a quelli che vengono considerati i suoi lavori più celebri, mi sono letto "Notti bianche", uno dei suoi romanzi brevi.
Ambientato in una Pietroburgo notturna e quasi onirica, il racconto è narrato in prima persona da un giovane sognatore senza nome, un uomo solitario e introverso che vive più nella sua immaginazione che nella realtà. Una notte, durante una delle sue passeggiate, incontra Nasten'ka, una giovane donna intrappolata in una vita di attesa e desideri sospesi. Quello che inizia come un incontro casuale si trasforma in quattro notti cariche di emozioni, confessioni e un’intensità che solo gli amori impossibili sanno evocare. Ma come spesso accade nei sogni, anche questa storia si scontra con il risveglio della realtà.
Pubblicato per la prima volta nel 1848, il romanzo narra la storia di un amore non corrisposto tra un uomo solitario, emarginato dal mondo e dalla vita, e una giovane donna di diciassette anni, luminosa e piena di vitalità, che attende il ritorno del suo grande amore. In pratica, in maniera superficiale e del tutto scanzonata, potremmo definire Notti bianche la madre di tutte le friendzone. Lui si innamora perdutamente, mentre lei lo apprezza giusto come amico. Nonostante la brevità del loro incontro, la ragazza riesce a scuoterlo dal suo torpore esistenziale, regalandogli un assaggio di quella cosa chiamata "vita vera". Ovviamente, il tutto dura giusto il tempo di fargli capire cosa si perde, prima che lei riprenda la sua strada e lui torni alla sua solitudine con l'illusione di un sentimento mai pienamente ricambiato.
È una storia carica di malinconia, in cui non è difficile immedesimarsi nel protagonista. Anch’io, in certi momenti, ho avuto la tendenza a rifugiarmi nella mia immaginazione per sfuggire al dolore o alla disillusione. Dostoevskij, con il suo sguardo impietoso e profondo, ci ricorda che la vita è un’altalena tra illusioni e realtà. E il protagonista? Lui resta appeso al momento in cui l’altalena scende, ma con la consapevolezza di aver vissuto, per la prima volta, un attimo di beatitudine e felicità.
Dio Mio! Un Minuto intero di beatitudine! E' forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?
Decisamente struggente, come inizio non c'è che dire.
Libri
Della donna aracnide
Luigi Musolino
Da amante dell'horror e del genere weird, Luigi Musolino in breve tempo è diventato uno dei miei autori preferiti. Recentemente è uscito "Della donna aracnide", un romanzo breve pubblicato da Zona 42, la stessa casa editrice che qualche anno fa aveva dato alle stampe "Pupille".
La storia è ambientata nella prima metà degli anni ’90 a Idrasca, un piccolo paese immaginario del Piemonte, già noto ai lettori delle opere di Musolino. I protagonisti sono due fratelli, Martina e Filippo, rispettivamente di tredici e nove anni, che vivono una quotidianità segnata da conflitti familiari, solitudine e un forte desiderio di evasione. Un giorno, in occasione della festa patronale, arriva in paese un circo itinerante. Tra luci colorate e musiche degli 883, i due giovani scorgono un carrozzone particolare, quello della "Donna Aracnide". Attratti dalla figura enigmatica e inquietante di Serafina, un freak mostruoso che promette di esaudire i desideri, Martina e Filippo decidono di entrare nella roulotte, ignari che quell’incontro cambierà per sempre le loro vite.
Musolino racconta con maestria una storia di traumi, crescita e sofferenze in cui il mostro diventa l'unico motivo di esistere per affrontare la soffocante realtà e le cicatici del passato. La scrittura dell’autore è fluida e convolgente, capace di creare una tensione tangibile, in cui l'orrore non risiede solo nella antica e mostruosa creatura che si nutre delle sofferenze dei bambini, ma soprattutto nella memoria, nel senso di colpa e nella solitudine esistenziale. Per certi aspetti le atmosfere di "Della donna aracnide" mi hanno ricordato "It" di Stephen King, ma la storia è decisamente più disperata puntando più alle dinamiche psicologiche dei protagonisti e dei traumi subiti.
Tra inquietudine e fascinazione, il romanzo è una fiaba dark cupa e potente, decisamente poco adatta agli aracnofobici. Un libro scorrevole ma non meno coinvolgente che ho letto in un pomeriggio.
Libri
La macchina del tempo
H.G. Wells
Affascinato dalle copertine di Antonello Silverini realizzate per la collana Piccola biblioteca del fantastico edita da Fanucci, ho acquistato quattro romanzi di H.G. Wells, uno dei più importanti scrittori di fantascienza, che ha ispirato generazioni di autori e registi.
Ho iniziato con La macchina del tempo, il primo romanzo di Wells, pubblicato nel 1895.
In un’epoca in cui il progresso tecnologico avanzava rapidamente e la società iniziava a interrogarsi sulle infinite possibilità aperte dalle nuove scoperte, Wells immagina uno scienziato, il cui nome rimane anonimo, che costruisce una macchina capace di viaggiare nel tempo. La sua prima avventura lo porta oltre l’anno 800.000, dove, invece di trovare una società avanzata, scopre un mondo abitato da due razze umane: gli Eloi, esseri fragili e delicati che vivono in superficie, immersi in una vita apparentemente idilliaca ma priva di significato, e i Morlock, creature inquietanti e primitive che abitano nel sottosuolo, brutali ma dotati di una forza che manca agli Eloi. Questa divisione tra Eloi e Morlock non è casuale: Wells la utilizza per costruire una critica arguta alla società del suo tempo. Gli Eloi rappresentano la classe nobiliare decadente, mentre i Morlock incarnano la classe operaia, sfruttata al punto da essere diventata mostruosa e vendicativa verso i suoi antichi padroni.
Questo scenario distopico suggerisce una visione di involuzione dell’umanità piuttosto che di progresso, e la narrazione si fa ancora più inquietante quando il Viaggiatore si spinge ancora più avanti, verso un futuro in cui la vita sulla Terra è praticamente estinta e il pianeta è ridotto a un paesaggio desolato e ostile. Questa visione cupa del futuro estremo chiude perfettamente il messaggio di Wells, che invita i lettori a riflettere sui rischi del progresso incontrollato, sulle implicazioni etiche delle scelte umane e sul destino dell’umanità stessa. La macchina del tempo, da semplice invenzione scientifica, si trasforma in uno strumento per esplorare paure e inquietudini, incubi e dilemmi eterni dell’essere umano.
Nonostante sia stato scritto più di un secolo fa, La macchina del tempo non solo introduce il concetto di viaggio temporale, ispirando opere di letteratura e cinema, ma si rivela ancora attualissimo, un’opera fondamentale per chiunque ami la fantascienza.
Libri
Nottuario
Thomas Ligotti
Il nome di Thomas Ligotti viene spesso annoverato tra gli autori più rappresentativi della letteratura weird contemporanea. Scrittore e saggista americano di culto, poco incline alla visibilità e all’autopromozione, è divenuto noto in Italia soprattutto grazie a un monologo tratto, senza la sua autorizzazione, dalla sua opera "La cospirazione contro la razza umana", comparso in un episodio della prima stagione della serie televisiva True Detective. Questo saggio, uno dei suoi lavori più iconici e controversi, esplora temi di nichilismo e pessimismo cosmico che sono alla base della sua visione letteraria e filosofica.
Incuriosito dal fatto che Ligotti viene spesso accostato ad autori che amo, quali Lovecraft e Poe, e che abbia collaborato con David Tibet dei Current 93 - progetto musicale che conosco etichettato come folk apocalittico o neo-folk - recupero in libreria Nottuario, una raccolta dei suo racconti.
Il libro è diviso in tre parti: "Studi nell'ombra", "Discorso sull'oscurità" e "Taccuino notturno". Quest'ultima sezione contiene una ventina di storie di una o due pagine. Nell'introduzione chiamata "Di notte, al buio. Appunti critici sulla narrativa del mistero", lo stesso Ligotti introduce il suo pensiero affermando che "nella vita, l'esperienza del mistero è un dato di fatto inevitabile e fondamentale", e che "l'effetto principale dei racconti del mistero è la percezione della cosidetta irrealtà macabra", una visione in cui la realtà si presenta come un costrutto fragile, pronta a svelare un mondo di orrore incommensurabile.
Leggere Ligotti non è stato affatto facile. L'orrore che propone è psicologico, quasi filosofico. Alcuni racconti mi sono piaciuti, come "Conversazioni in lingua morta" e "La voce nelle ossa", ma andando avanti ho avuto la sensazione di perdermi in una matassa nera come la pece. La concentrazione si è fatta sempre più difficile e il filo narrativo mi è parso ripetersi in modo stanco, rendendo alcune storie frustrantemente simili tra loro. Ho trovato il tutto estremamente contorto e difficile da leggere al punto che in alcuni momenti il mio cervello pareva vagasse per conto suo, e l'orrore lasciava spazio alla fatica. Nella terza parte, di fronte a una sfilza di brevi racconti, ammetto di aver contato le pagine che mancavano per concludere questa lenta agonia.
Forse "Nottuario" non è il libro giusto per avvicinarsi a Ligotti per la prima volta, o forse semplicemente non è scattata la scintilla.
Proverò a leggermi "La cospirazione contro la razza umana" dal momento che l'ho già comprato, ma sicuramente, prima di avvicinarmi a Ligotti, lascerò passare del tempo.
Libri
Un buio diverso
Luigi Musolino
Luigi Musolino è considerato uno degli autori più validi del panorama horror italiano contemporaneo. Avevo già letto la sua novella nera Pupille, che mi aveva colpito per il suo stile asciutto e la capacità di evocare atmosfere inquietanti e terrificanti. Dopo aver letto questa raccolta antologica, posso dire che Musolino mi ha definitivamente conquistato.
Un buio diverso è una antologia di racconti che esplora l’oscurità e il male che si trova nell'animo umano, nei luoghi misteriosi e negli angoli dimenticati della vita quotidiana, i cosiddetti "Necromilieus".
In tutto sono quindici racconti, che si alternano da quelli più lunghi a quelli di poche pagine, preceduti da una visionaria iilustrazione di David Fragale.
Il racconto d'apertura, "Come cani", è un vero pugno allo stomaco. La storia è quella di un contadino che, insieme a un cane da sempre legato a una catena, ha vissuto tutta la sua vita nell'ombra di un padre violento e autoritario. È una narrazione cruda e disturbante dove il dolore e la brutalità umana raggiungono livelli insostenibili. Un altro racconto che mi ha colpito è "La foresta, i bivi" dove una coppia in crisi si reca in Romania per un intervento odontoiatrico. Durante il loro soggiorno i due si addentrano in un bosco venendo inghiottiti da un male atavico. "Lago senza domani" è un'altra perla, con due amici che decidono di accamparsi presso un lago maledetto. Poi c'è "La Copia" dove il protagonista riesce a trasferire su carta il suo io più oscuro, dando vita ai suoi desideri più proibiti. "L'ultima scatola" tocca corde emotive delicate, raccontando il singolare modo di un padre e un figlio contorsionisti di affrontare un lutto. Infine, il racconto che chiude la raccolta, "Un buio diverso", forse quello il più sconvolgente di tutti. La storia è quella di una coppia felice e benestante che si ritrova ad affrontare il dramma della scomparsa della figlia piccola persa in un supermercato. Il dolore di questa perdita si trasforma in una lenta discesa nella disperazione, dove un buio ancora più oscuro e malvagio diventa l'unica consolazione. Sarà che sono padre di un bambino ma a me questo racconto, a distanza di giorni, continua ancora a ronzarmi in testa. Devastante.
Musolino scrive davvero bene. Il suo stile è semplice e diretto, ma sa colpire in profondità, toccando le corde delle nostre paure più recondite e ancestrali. Con grande maestria, riesce a evocare un senso di disagio e inquietudine che si insinua piano, fino a diventare un vero terrore psicologico. Un buio diverso è un libro cupo, un horror profondamente pessimista, dove i protagonisti sprofondano nella disperazione umana e negli anfratti più oscuri di una realtà ostile. Sono personaggi sconfitti, che prendono decisioni sbagliate e si ritrovano in abissi senza fondo, dove la normalità si deforma fino a diventare un incubo.
C'è un forte richiamo all'orrore cosmico di Lovecraft, ma Musolino lo declina in contesti quotidiani, nascondendolo tra le pieghe della vita di tutti i giorni, lì dove la realtà si disgrega sotto l'influenza di forze oscure e inarrestabili. I racconti sono appiccicosi, permeati da un'oscurità densa e oleosa, con alcuni che restano impressi nella mente molto a lungo.
Non sorprende che alcune delle sue novelle siano state tradotte per il mercato statunitense, un riconoscimento che testimonia ulteriormente il valore delle sue opere e la capacità di Musolino di toccare paure universali, comprese oltre i confini nazionali.
Libri
La cerimonia della vita
Murata Sayaka
La cerimonia della vita è una raccolta di racconti di Murata Sayaka, scrittrice giapponese che ho apprezzato ne I Terrestri e il recente Parti e omicidi.
Sono dodici racconti ambientati in un imprecisato futuro dispotico in cui le convenzioni sociali sono ribaltate e situazioni che potrebbero sembrare estreme o assurde rappresentano la normalità.
Il racconto che mi ha colpito di più è quello che dà il titolo alla raccolta. In questa storia, è tradizione che, alla morte di un proprio caro, si celebri un rito funebre durante il quale gli invitati consumano il corpo del defunto per poi accoppiarsi e procreare. Un modo insolito di elaborare il lutto, trasformando la morte in simbolo di rinascita. Ciò che potrebbe sembrare disgustoso viene narrato con una naturalezza sorprendente, quasi fosse la cosa più normale del mondo, arricchita da un significato profondo.
Gli altri racconti, almeno quelli che più mi sono rimasti impressi, sono "Materiale di prima qualità" che racconta di come i corpi dei defunti vengono utilizzati per realizzare gioielli, oggetti di arredamento e vestiti, "Un lauto banchetto", la storia di una donna convinta di essere un aliena nella sua vita precendente abituata a cucinare i piatti tradiziononali del suo pianeta di origine, "Gli amanti del vento" che racconta la storia d'amore tra una ragazza e la tenda appesa alla finestra della sua camera da letto, e infine "La schiusa" in cui una ragazza, in modo spontaneo, ha una personalità diversa per ogni situazione non sapendo come comportarsi quando si ritrova a invitare tutti i conoscenti al suo matrimonio.
I dodici racconti si alternano tra storie provocatorie, grottesche e surreali a storie decisamente più delicate e umoristiche. Tutte sono contradistinte dal tema dell'anticonformismo sociale e del ribaltamento di quella che viene definita normalità. Anche se non tutte le storie mi hanno colpito allo stesso modo, l'originalità di Murata continua a emergere, sopratutto nei racconti più spiazzanti e visionari, rendendo questa raccolta un'esperienza comunque stimolante e fuori dagli schemi
Libri
Loro
Roberto Cotroneo
Ho appena finito di leggermi "Loro", romanzo di Roberto Cotroneo pubblicato da Neri Pozza. Si tratta di una "ghost story" con derive psicologiche ambientato in una villa nei dintorni di Roma.
Il romanzo è stutturato come un memoriale scritto dalla protagonista. Nell’estate del 2018 Margherita, una giovane donna che ha da poco abbandonato gli studi di medicina, accetta un lavoro come istitutrice presso una famiglia aristocratica, gli Ordelaffi, in una villa immersa in un parco lussureggiante. La villa è stata progettata da un celebre architetto ed è composta da pareti di vetro che permette a coloro che stanno all'interno di guardare all'esterno ma anche di essere osservati da fuori. Il compito di Margherita è quello di occuparsi delle gemelle Lucrezia e Lavinia, due bambine di sei anni identiche, educate e vivaci. La prima ama suonare il pianoforte, la seconda invece adora l’equitazione. La padrona di casa, Alessandra Brandi, la accoglie in questa casa da sogno, spiegandogli che le gemelle hanno un carattere complesso, sono molto indipendenti e comunicano tra di loro attraverso dei codici tendendo a escludere gli altri. Margherita non si lascia intimorire e animata da entusiasmo, inizia a integrarsi facendo conoscenza con il resto del personale tra cui Gaetano, un burbero giardiniere dal passato misterioso, Giulia, un assistente tutto fare, e Angelina, l’anziana governante. Il padre delle bambine, Umberto, un affascinante uomo d'affari, si trova spesso fuori per lavoro ma nei fine settimana viene a stare con la famiglia. Inizialmente tutto sembra andare bene, ma quando Margherita, durante una passeggiata nel bosco, si ritrova nei pressi di un tempietto dedicato a Ecate, l'apparizione dei precedenti proprietari della villa, morti in circostanze violente, la fa precipitare nell'angoscia e nella disperazione. Improvvisamente tutti nella villa sembrano nascondere inquietanti segreti, in particolar modo le gemelle, che sembrano avere legami misteriosi con queste presenze terrificanti e portano Margherita a dubitare della sua stessa sanità mentale, spingendola sempre più a fondo in un incubo da cui sembra impossibile uscire.
In un crescendo di suspense, il romanzo conduce il lettore verso un finale inaspettato, lasciando Margherita e il lettore a interrogarsi su ciò che è veramente accaduto in quella misteriosa villa.
"Loro" è un chiaro omaggio alla tradizione gotica e alla grande letteratura del passato. Una storia di fantasmi che richiama alla mente il "Giro di vite" di Henry James, sia per l'ambientazione che per la narrazione in prima persona attraverso un diario postumo. Questa scelta narrativa consente a Cotroneo di giocare con la percezione della realtà, creando un costante senso di ambiguità che tiene il lettore in bilico tra il reale e l'irreale. La bravura dello scrittore è quella di mischiare le carte e portarci a credere a una verità che viene poi capovolta nel finale. Come nel film "The Others" di Alejandro Amenábar, anche in questo romanzo niente è come sembra e quello che si vuole vedere serve solo a nascondere una verità troppo dolorosa da accettare. Un libro scorrevole, armonico, scritto molto bene, forse un po' prevedibile per chi è abituato al genere ma che consiglio a chi ama le atmosfere gotiche e i romanzi che esplorano i meandri più oscuri della psiche umana.
Libri
Schiavi dell'inferno
Clive Barker
"Schiavi dell'inferno" di Clive Barker, noto anche come "Hellbound Heart", è il romanzo breve da cui è stato tratto il film "Hellraiser" del 1987, il primo della lunga saga horror che ha come protagonista Pinhead e gli altri Cenobiti.
Pubblicato in patria nel 1986, il libro, che ha poco più di cento pagine, in Italia è uscito nel 1991, quindi qualche anno dopo il film. A distanza di trent'anni, in un caldo pomeriggio estivo, l'ho riletto con piacere nell'edizione che ho in libreria, ovvero quella della Bompiani con la traduzione di Tullio Dobner. Attualmente il libro si trova fuori catalogo, come quasi tutti i libri di Barker ad eccezione dei due "Libri di Sangue" pubblicati recentemente da Fanucci. Tuttavia non dovrebbe essere difficile recuperare una copia nel mercato dell'usato.
La storia ruota attorno a Frank Cotton, un uomo ossessionato dal piacere estremo e dalla ricerca di nuove emozioni, che entra in possesso di un cubo chiamato "Lemarchand’s Box", una scatola misteriosa in grado aprire le porte di una dimensione parallela dove sarebbe possibile raggiungere picchi di piacere mai provati. Trasferitosi nella casa di famiglia, vuota dopo la morte dei genitori, Frank risolve la combinazione e apre il cubo, venendo raggiunto dai Supplizianti (termine usato anche nel primo film e quindi riproposto giustamente dal traduttore), una sorta di malvagie divinità dall'aspetto terrificante che incarnano un concetto perverso di piacere e sofferenza, i quali lo trascinano nel loro mondo condannandolo a un'esistenza di tormento, torture e dolore. Quando nella casa si trasferiscono Larry Cotton detto Rory, il fratello di Jack, insieme a sua moglie Julia, una donna con cui Jack anni addietro, aveva avuto una relazione, Jack, sapendo che la moglie di suo fratello nutre ancora una passione segreta per lui, cerca di manifestarsi e convincerla a compiere dei sacrifici di sangue che possano permettergli di fuggire dalla sua eterna agonia.
Il libro di Barker è tanto affascinante quanto disturbante. Forse, rispetto ad altri suoi racconti, potrebbe risultare un po' acerbo, ma la storia già contiene tutti quei tratti distintivi dei suoi lavori, come il tema del piacere nel dolore, la perversione sessuale e l'orrore insito nell'animo umano che emergono con potenza, creando un'atmosfera di inquietante seduzione. I quattro protagonisti della storia - oltre a Frank, suo fratello Rory e la moglie di quest'ultimo Julia, c'è anche una loro amica, Kirsty, che avrà un ruolo molto importante nello svolgimento della storia e nel film viene sostituita dalla figlia di Rory - sono caratterizzati molto bene, ognuno con le proprie ombre e fragilità. La complessità delle loro relazioni e delle loro motivazioni personali conferisce profondità alla narrazione, rendendo la discesa nell'orrore ancora più coinvolgente. Julia, in particolare, rappresenta una figura tragica, intrappolata in un matrimonio insoddisfacente e sedotta dalle qualità oscure e pericolose di Frank, tanto da spingerla a compiere atti terribili pur di sfuggire alla monotonia della sua vita. Barker ci mostra come il vero inferno non sia rappresentato solo dai demoni, ma dalla capacità dell'essere umano di distruggere se stesso attraverso il desiderio incontrollato e la mancanza di autoconsapevolezza. Julia non è semplicemente una vittima delle sue pulsioni, ma l'artefice della propria rovina, incapace di riconoscere i limiti che non dovrebbe superare. I Supplizianti o Cenobiti, pur essendo figure terrificanti - veramente cruenti le scene delle torture descritte con ganci e catene che dilaniano la carne - restano sullo sfondo, richiamati solo quando qualcuno decide di varcare il confine tra il noto e l'ignoto. Barker ci avverte del pericolo insito nel cercare di oltrepassare i limiti della nostra umanità, un rischio che può portare alla distruzione personale, proprio come accade a Frank, che, alla ricerca del piacere estremo, finisce per cadere in una trappola mortale.
Un piccolo gioiello perfetto per chi si vuole avvicinare a questo autore. Certo, il fatto che il suo nome sia praticamente scomparso dagli scaffali delle librerie non aiuta. Davvero non si comprende.
Libri
Pupille
Luigi Musolino
Luigi Musolino è un giovane scrittore piemontese noto soprattutto per le sue opere nel genere horror e weird. Pupille è un racconto di un centinaio di pagine, o poco meno, che viene pubblicato da Zona 42, piccola casa editrice legata alla fantascienza e "altre meraviglie", uscito in un volumetto tascabile nel 2021.
Pupille è una favola nera ambientata a Idrasca, un paese immaginario del piemonte in cui l'autore è solito ambientare le sue storie.
Il Signore della Polvere, una creatura ancestrale più antica dell’uomo, vive nel seminterrato di una scuola elementare. Stanco della sua solitudine e invidioso della spensieratezza dei bambini, un giorno li attira uno ad uno nello scantinato, per leggergli un libro che racconta tutte le brutture del mondo e aprire i loro occhi sulle tenebre del futuro. Da quel momento in poi i bambini iniziano a comportarsi in maniera strana e inquietante, mettendo in apprensione i loro genitori, e sconvolgendo la routine della placida comunità.
“Sono piena di occhi, mamma. Sono pieno di pupille dentro, papà”
Pupille racconta l'angoscia dei genitori nel momento in cui i loro bambini, preso coscienza di un futuro privo di speranza in cui l'umanità è destinata al collasso, chiedono con smarrimento: “perché ci avete generato?”
Scritto con uno stile a metà tra fiaba e racconto horror, Pupille è un libro disturbante in cui la metafora degli occhi che mostrano la "verità" - accettata dai bambini ma respinta dai genitori - viene rappresentata in maniera efficace e con un forte impatto emotivo. Il racconto è scritto davvero bene e si legge tutto di un fiato. L'ho apprezzato cosi tanto che appena terminato ho subito ordinato il libro antologico "Un buio diverso" dello stesso autore.

Dracula
Bram Stoker
Dracula di Bram Stoker è il libro che ho in più edizioni nelle mia libreria. Sono quattro e le ho prese in diversi momenti della mia vita. Il più vecchio è un tascabile della Oscar Mondadori mentre il più recente l’ho preso usato qualche tempo fà ed è un volume di una collana uscita in edicola chiamata “I Maestri del Fantastico” pubblicata da RBA. Il libro ha una copertina che si ispira alle edizioni d'epoca e contiene illustrazioni e stampe che arricchiscono le pagine di uno dei romanzi più celebri di sempre. Ho letto questa edizione alternandola con quella della BUR Deluxe di Rizzoli per confrontare le traduzioni, soprattutto quando, in alcune parti, ho avvertito una certa fatica nel proseguire la lettura. Nonostante sia un classico della letteratura gotica e io sia da sempre affascinato dal genere, quando la prima volta mi sono avvicinato a questo libro, probabilmente in adolescenza, superate le prime cento pagine, l'ho abbandonato e non sono più riuscito a finirlo. Questa volta mi sono impuntato e l'ho portato a termine, ma non senza difficoltà. I motivi delle mie difficoltà li descriverò più avanti.
Com'è noto, nel creare Dracula, lo scrittore irlandese si è ispirato al personaggio storico di Vlad III di Valacchia, conosciuto anche come Vlad Tepes o Vlad l'Impalatore, un principe rumeno del XV secolo famoso per la sua crudeltà e per l'uso dell'impalamento come metodo di esecuzione, da cui deriva il suo soprannome. Stoker prese il nome e alcune caratteristiche di Vlad l'Impalatore, combinandole con leggende e folklore sui vampiri, per creare il celebre conte Dracula del suo romanzo.
Pubblicato per la prima volta nel 1897, il Dracula di Stoker ha dato vita a uno dei personaggi più iconici della letteratura e continua a esercitare una forte influenza sulla cultura popolare. La storia, narrata attraverso una serie di diari, lettere e articoli di giornale, segue un gruppo di persone che lottano contro il conte Dracula, un antico e potente vampiro, intenzionato a stabilirsi in Inghilterra e diffondere la sua maledizione. La narrazione inizia con il giovane avvocato Jonathan Harker, che si reca in Transilvania per assistere Dracula nell'acquisto di una proprietà a Londra. Durante il suo soggiorno nel castello di Dracula, Harker scopre la vera natura del conte ritrovandosi di fronte a un vampiro immortale che si nutre di sangue umano. Questa parte, a mio parere, è quella più affascinante del romanzo. E' la parte in cui l'atmosfera gotica e il senso di isolamento raggiungono il loro apice. Il castello di Dracula, descritto con toni cupi e inquietanti, diventa un luogo di incubo, dove ogni ombra sembra nascondere un pericolo e ogni suono risuona come un presagio di morte. Inizialmente Harker nega l'evidenza ma poi è costretto a confrontarsi con l'orrore che lo circonda, ritrovandosi intrappolato non solo fisicamente, ma anche psicologicamente, in un mondo dove le regole della realtà sembrano non avere più valore. Stoker nel descrivere l'ambiente del castello, con le sue scale tortuose, le stanze abbandonate e le finestre che si affacciano su precipizi inaccessibili, contribuisce a creare un senso di claustrofobia e impotenza che vede il suo culmine nella scena in cui tre vampire cercano di sedurre e nutrirsi del giovane ospite. E' una scena che mescola erotismo e terrore, creando un'atmosfera carica di tensione e inquietudine.
Quando Dracula si trasferisce a Londra e Harker riesce a fuggire dal castello, l'azione si sposta nell'Inghilterra vittoriana dove, attraverso uno scambio epistolare, conosciamo Mina Murray, la fidanzata di Harker, la sua cara amica Lucy Westenra, John Seward, direttore di un manicomio, il texano Quincey Morris e sopratutto il dottor Van Helsing, un esperto in fenomeni paranormali, colui che scoprirà che la giovane Lucy è stata presa di mira da un vampiro, e insieme agli altri darà la caccia a Dracula. In linea generale questi sono i personaggi principali del romanzo a cui si aggiunge Renfield, un paziente di Seward che manifesta un'ossessione inquietante per il consumo di creature vive, come insetti e piccoli animali, perchè crede gli conferiscano forza vitale. Superate le prime ottanta pagine, quindi per gran parte del romanzo dal momento che ne ha quattrocento di pagine, il conte Dracula si vedrà ben poco. La sua diventa più una presenza, una figura sfumata, quasi mai mostrata in azione, che si manifesta come nebbia o come un pipistrello pronto a intrufolarsi nelle camere delle indifese fanciulle per placare la sua sete di sangue. Il suo pensiero, le sue motivazioni le conosciamo solo attraverso i racconti degli altri personaggi che ovviamente lo tratteggiano come una creatura malvagia che con le sue abilità soprannaturali e la sua sete insaziabile di sangue, rappresenta non solo una minaccia fisica ma anche un pericolo morale per l'umanità. Come detto la parte più coinvolgente rimane quella iniziale in cui il giovane Harker si reca al castello di Dracula. Quando l'azione si sposta a Londra il ritmo del racconto si rallenta, con lunghe descrizioni e riflessioni dei personaggi che risultano dispersive ed eccessivamente verbose. Il fatto che il Dracula di Stoker sia un romanzo epistolare composto dai diari, i telegrammi e le lettere scritte dai personaggi principali probabilmente lo rende discontinuo e frammentato, spezzando la tensione narrativa in alcuni punti cruciali e appesantendolo con dettagli non sempre necessari.
Rimane, tuttavia, un'opera fondamentale nella letteratura gotica, capace di dar vita a un personaggio il cui immaginario ha ispirato romanzi, film, fumetti e parodie di ogni genere.
Uno dei personaggi più affascinanti della letteratura e del cinema horror, il conte Dracula, continua a incarnare il terrore e il mistero, resistendo al tempo e alle reinterpretazioni, e confermando il suo essere una icona contemporanea praticamente... immortale.

Membrana
Chi Ta-wei
Pubblicato a Taiwan nel 1995, "Membrana" è un romanzo di fantascienza cyberpunk che tratta temi queer e transgender scritto da Chi Ta-wei, uno scrittore taiwanese abbastanza popolare in patria. Il libro è stato pubblicato in Italia solo nel 2022 dalla Add editore nella sua collana Asia che si distingue per le originali copertine di Lucrezia Viperina.
Anno 2100. A causa dei cambiamenti climatici provocati dall'inquinamento e dal riscaldamento globale, l'umanità è stata costretta a ritirarsi nelle profondità dell'oceano per ripararsi dai raggi ultravioletti del sole diventati ormai letali. L'incredibile sviluppo tecnologico ha permesso di costruire delle metropoli sottomarine e tutte le nazioni della Terra (compreso le multinazionali che controllano sempre di più l'economia mondiale) hanno ricevuto una parte di fondale in base alla loro forza economica. In superficie sono rimasti solo i grandi monumenti del passato, i condannati a morte, e gli androidi che svolgono quei lavori necessari ma diventati impossibili da eseguire dagli umani.
In questo contesto, nella città di "T", troviamo Momo, giovane e rinomata estetista specializzata nella cura della pelle. L'estetismo è una professione importante in questa società, in quanto la pelle umana, sott'acqua, ha maggiore bisogno di cure e protezione e coloro che lavorano in questo campo vengono considerate delle vere e proprie star. Nonostante la notorietà, Momo è una ragazza introversa che non ama le relazioni e vive isolata nel suo appartamento/studio con un cane regalatogli da una sua affezionata cliente. Nel suo lavoro di estetista, Momo impiega la M-Skin, una membrana che viene applicata sulla pelle e che, una volta staccata e collegata a uno speciale scanner, gli permette di vivere le emozioni e gli stimoli sensoriali vissuti dai suoi clienti. Un giorno Momo viene a sapere che sua madre, una dirigente di una grande multinazionale editoriale, la vuole incontrare. Momo non la vede da vent'anni, ovvero da quando all'età di dieci anni, per salvarsi da una grave malattia, affrontò una operazione invasiva in cui cambiò il sesso. Ora è arrivato il momento di sapere perchè la madre si è inspiegabilmente allontanata da lei, rifacendosi viva proprio alla vigilia del suo trentesimo compleanno.
Il romanzo pur essendo breve (siamo sulle centocinquanta pagine) risulta abbastanza complesso. Non tanto per la sua scrittura, il libro in finale è molto scorrevole, quanto per i numerosi argomenti trattati che si sovrappongono l'uno sull'altro. Nel mondo post apocalttico immaginato da Chi Ta-wei la tecnologia ha permesso di fabbricare degli androidi che vengono usati, oltre per i lavori più duri, anche come pezzi di ricambio per sostituire gli organi compromessi degli umani. Nel romanzo, il punto di vista è quello di Momo la quale ci descrive il periodo in cui venne ricoverata in una asettica clinica a causa di una grave malattia. Durante questa lunga degenza, la nostra protagonista è stata privata di ogni contatto fisico. La sua unica compagna era un androide simile a lei chiamata Andy con cui entró in simbiosi diventando la sua migliore amica. Il giorno dopo l'operazione Momo diventa una bambina ma al suo risveglio non c'è più Andy dando la colpa alla madre che da quel momento in poi si allontana da lei. Il doppio trauma dell'abbandono svilupperà in lei l'odio verso la persona che l'ha messa al mondo e la diffidenza nei confronti del prossimo.
"Membrana" è un libro a strati, in cui la realtà, almeno quella della protagonista, non è quella che sembra. È un romanzo esistenziale, molto intimo, con un finale estremamente malinconico e coinvolgente. Sono tanti i temi trattati, come la difficoltà relazionale, il concetto di identità, il controllo audiovisivo, e come i nostri sensi possano essere ingannati dalla tecnologia. Sono temi così attuali che sorprende siano presenti in un romanzo di fantascienza scritto quasi trent'anni fa. L'unico elemento che appare invecchiato sono le tecnologie usate nel libro (email, scanner, discolibri, ecc.), che oggi ci sembrano datate. Tuttavia, questo non infastidisce particolarmente, poiché è un aspetto comune nei libri di fantascienza del passato.
Il romanzo di Chi Ta-wei contiene numerosi riferimenti letterari e citazioni cinematografiche. A un certo punto viene menzionato anche Pier Paolo Pasolini, l'ultimo nome che mi sarei aspettato di trovare in un romanzo di fantascienza taiwanese. Il libro è definito "queer", ma a mio avviso non è il tema predominante, o quantomeno le sue implicazioni vengono date per scontate e non sono particolarmente evidenziate. Di certo, la presenza maschile in questo libro è quasi del tutto assente e la stessa protagonista, che nasce maschio dopo essere stata concepita in vitreo da due donne, accetta senza problemi la sostituzione dei genitali quando viene operata per motivi di salute, come se fosse sempre stata femmina.
In conclusione, "Membrana" di Chi Ta-wei è un romanzo di fantascienza che può essere apprezzato anche da chi non ama il genere. È un libro da leggere tutto d'un fiato, con un inaspettato colpo di scena nel finale.
Libri
La strada
Cormac McCarthy
La Strada di Cormac McCarthy è considerato uno dei capolavori letterari degli anni duemila. Proprio in questi giorni il New York Times ha pubblicato una classifica con i migliori cento libri del XXI secolo e il romanzo di McCarthy, al di là del valore che gli si vuole dare a questa lunga lista, si trova al tredicesimo posto. Pubblicato nel 2006, La Strada è il primo libro che leggo di quest'autore americano. Da questo romanzo è stato tratto un film omonimo (che ancora non ho visto ma che vorrei vedere prossimamente) e una recente graphic novel illustrata da Manu Larcenet.
Ci troviamo in un mondo post-apocalittico, grigio e in rovina. Un imprecisato cataclisma ha ridotto il nostro mondo in un luogo spoglio e ostile, un luogo freddo ricoperto di cenere dove ogni giorno i sopravissuti lottano per la sopravvivenza cercando di reprimere la fame e la disperazione. In questo scenario desolante troviamo i nostri due protagonisti, un padre e suo figlio, entrambi senza nome, che viaggiano in questa distesa bruciata, spingendo un carrello, con quel poco che è rimasto, lungo una strada americana. I due cercano di spostarsi verso sud nella speranza di trovare un clima più caldo, fermandosi di volta in volta tra le macerie delle case per cercare qualcosa da mangiare, facendo attenzione a non cadere vittime dei predoni e delle bande di disperati che si nutrono di carne umana.
Il libro trasmette una opprimente sensazione di angoscia e disperazione ed è basato fondamentalmente sul rapporo tra il padre e il figlio, un rapporto tenero e straziante la cui comunicazione è ridotta al minimo, ma ogni parola, persino il silenzio, è carica di significato. Il padre è un guerriero stanco che cerca disperatamente di proteggere il suo bambino, mentre il figlio, con la sua innocenza e speranza, diventa una sorta di luce in mezzo a tanta oscurità.
La grande forza di questo romanzo è la scrittura di McCarthy, la sua è una prosa cruda, scarna, e spesso priva di punteggiatura tradizionale. E' un libro essenziale, dove i giorni si ripetono l'uno dopo l'altro, sempre uguali nel loro triste grigiore e dove, in apparenza, non succede quasi nulla. E' una storia di sopravvivenza, quella fisica ma sopratutto morale. Probabilmente il finale si risolve in maniera troppo forzata e poco credibile, io nel mio pessimismo cosmico lo avrei fatto finire in un altro modo, ma capisco che per incontrare il favore dei lettori il fuoco della speranza deve ardere e il viaggio continuare.
Libri
Flatlandia
Edwin A. Abbott
Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni di Edwin A. Abbott è un libro insolito. Difficile catalogarlo in un genere, volendo potremmo definirlo un opera di fantascienza distopica che fonde matematica, satira sociale e fantasia. Ciò che più sorprende è che questo libro è stato scritto nel 1884. L'autore è uno scrittore, teologo e pedagogo britannico, rettore e docente di materie scientifiche di un importante scuola londinese.
La storia si svolge a Flatlandia, un mondo bidimensionale in cui gli abitanti sono forme geometriche che vivono su un piano e percepiscono la realtà in sole due dimensioni. La società di Flatlandia è rigorosamente gerarchica, dove la forma e il numero dei lati di un individuo determinano il suo status sociale. Le donne sono linee rette e rappresentano lo scalino più basso della società. A causa della loro forma appuntita, le donne sono considerate pericolose e se vogliono camminare in un luogo pubblico, hanno l'obbligo di muovere ininterrottamente la loro parte posteriore, da sinistra a destra, per rendersi visibili. Gli abitanti di Flatlandia, muovendosi su un piano, non si vedono come forme geometriche bensì come delle linee, quindi una donna vista frontalmente o da dietro appare come un punto impercettibile. Per quanto riguarda i maschi, i triangoli isosceli sono gli operai e i soldati, i triangoli equilateri sono la classe borghese, i quadrati e i pentagoni sono i professionisti, mentre gli esagoni fanno parte dell'aristocrazia. Una volta raggiunto un numero di lati che rende il poligono indistinguibile dal cerchio, si accede all'ordine sacerdotale, la classe più alta. In questo mondo ogni nascituro acquisisce un lato in più rispetto al padre, in modo tale che ogni generazione salga di un gradino nell'ordine sociale. Questa regola non vale per gli isosceli, perché non hanno i lati uguali, per le donne, che sono delle linee rette, e per i poligoni irregolari, considerati dei veri e propri reietti da eliminare. Nella prima parte del libro ci viene descritto il mondo di Flatlandia e le sue regole attraverso la voce del narratore, A. Square, un quadrato che nelle pagine iniziali troviamo in prigione. Nella seconda parte prosegue il racconto del nostro protagonista che, attraverso dei sogni rivelatori, scopre l'esistenza di diverse realtà. Il primo mondo con cui viene a contatto è un universo di un unica dimensione, Linelandia, popolato da punti in movimento su una retta e governato da un re che rifiuta il racconto del quadrato non riuscendo a comprendere un mondo a due dimensioni. Successivamente A. Square riceve la visita di una sfera proveniente da Spacelandia, un mondo tridimensionale. La sfera, che a Flatlandia appare come un cerchio di dimensioni variabili - la sua ampiezza dipende dalla intersecazione del piano - cerca di spiegargli l'esistenza della terza dimensione ma per A. Square il concetto risulta incomprensibile. Per fargli capire meglio, la sfera trascina il quadrato a Spacelandia e così il nostro protagonista non solo ha la possibilità di vedere la sfera in tutta la sua interezza, ma ha modo di osservare il suo mondo per la prima volta dall'alto. Dopo aver acquisito tutte le informazioni relative a Spacelandia, A. Square ipotizza dell'esistenza di un universo a quattro o a più dimensioni che la sfera ovviamente non può percepire in quanto vive in un universo di tre dimensioni. La sfera si spazientisce e, stufa dei vaneggiamenti del quadrato, lo rispedisce a Flatlandia. Tornato a casa A. Square inizia a mettere in discussione le norme e le limitazioni della sua società, e tacciato per un eretico alla fine viene imprigionato a vita.
Flatlandia di Abbott² (il suo nome completo è Edwin Abbott Abbott perchè i suoi genitori avevano lo stesso cognome essendo cugini - così tanto per rendere il tutto ancora più incasinato) ha diverse chiavi di lettura. Da una parte abbiamo una critica sottile ma potente della rigida struttura sociale vittoriana dell'epoca di Abbott. La descrizione della società di Flatlandia, con le sue rigide gerarchie basate sulla forma geometrica, serve come metafora per le classi sociali e le discriminazioni basate su genere e nascita. Le donne, rappresentate come semplici linee, sono confinate in ruoli strettamente limitati, evidenziando la condizione delle donne nell'epoca vittoriana.
L'altro tema è quello più strettamente filosofico ed esistenziale espresso nella seconda parte che è quella che ho più apprezzato. Flatlandia, oltre a essere un trattato di geometria comprensibile a tutti, invita il lettore a riflettere su temi più ampi come la percezione della realtà, la limitazione della conoscenza umana e la possibilità di mondi e dimensioni oltre la nostra comprensione. Ciò che noi vediamo e chiamiamo realtà è limitata dalla percezione dei nostri sensi e potrebbe non coincidere con un mondo che per noi è del tutto incomprensibile. Affascinante se pensiamo che quando è stato pubblicato il libro per la prima volta Albert Einstein aveva appena sei anni.
Sebbene sia stato scritto nel 1884, il libro risulta parecchio attuale nell'esplorare i limiti della conoscenza umana e le possibilità oltre di essa. Certo, non aspettatevi azione, caratterizzazione dei personaggi o coinvolgimento emotivo. Chi è abituato a leggere romanzi contemporanei potrebbe rimanere deluso. Flatlandia è più un saggio con le sembianze di un racconto.
Nel corso degli anni sono stati fatti diversi adattamenti cinematografici del libro di Abbott. Il primo è un cortometraggio italiano girato in stop-motion da Michele Emmer nel 1982 mentre l'ultimo è un cortometraggio d'animazione del 2007 diretto da Jeffrey Travis. Entrambi si trovano su Youtube. Gli ho dato un'occhiata ma non mi sono sembrati particolarmente attrattivi. Decisamente meglio il libro.
Libri
Il fantasma dell'Opéra
Gaston Leroux
Il fantasma dell'Opéra di Gaston Leroux è un classico della letteratura gotica.
Pubblicato recentemente dalla Abeditore - casa editrice che apprezzo per l'attenzione e la cura grafica che mette nelle sue pubblicazioni (pubblica solo libri "di chi è morto da almeno un secolo", così dicono nel loro profilo instagram) - ho acquistato e letto questa opera che conoscevo solo per i suoi vari adattamenti cinematografici.
Gaston Leroux nato a Parigi nel 1868 è noto principalmente per "Il fantasma dell'Opéra" pubblicato nel 1910. Proveniente da una famiglia borghese alla morte del padre ha dilapidato tutta la sua ricca eredità ai tavoli da gioco. E' stato giornalista e corrispondente estero prima di diventare uno scrittore di romanzi polizieschi e di avventura.
La storia è abbastanza conosciuta e ruota attorno alla figura enigmatica di Erik, il fantasma dal volto sfigurato che cela dietro una maschera e che si aggira nei sotterranei dell'Opéra. Erik è un personaggio complesso, a metà tra genio musicale e mostro, che si innamora perdutamente della giovane e talentuosa cantante Christine Daaé. La storia esplora il triangolo amoroso tra Erik, Christine e Raoul, il suo amato d'infanzia, attraverso una serie di eventi misteriosi e spesso tragici.
Il romanzo non mi ha catturato particolarmente e ammetto che ho fatto pure fatica a portarlo a termine. Il problema non è tanto per la prosa a tratti datata e un ritmo che può sembrare lento rispetto agli standard moderni, quanto per una storia priva di mordente e una caratterizzazione dei personaggi parecchio stereotipata. In pratica il fantasma è una sorta di tragico stalker ante litteram che cerca l'amore di una damigella in perenne pericolo contesa dal classico e prevedibile principe azzurro in un triangolo amoroso servito e condito con un'abbondante dose di melodramma e lacrime. E' la classica storia della Bella e la Bestia che secondo me riprende neanche poco il Notre Dame de Paris di Victor Hugo, un altro grande classico che non ho mai avuto il coraggio di leggere (temo la sua mole).
Affascinante invece è l'ambientazione ovvero il teatro parigino che Leroux descrive in maniera minuziosa con i suoi sotterranei, botole, passaggi segreti, ingranaggi che aprono stanze nascoste, e specchi che si trasformano in foreste tropicali. Ecco, secondo me la forza di questo romanzo sta proprio nell'ambientazione e di come il 'fantasma' sia parte integrante della struttura stessa dell'Opéra, un luogo intricato e misterioso che gli permette di sfuggire dalla realtà esterna ma che alla fine lo intrappola nel suo stesso mondo di ombre e segreti.

Libri di Sangue - Racconti voll. 1-3
Clive Barker
Clive Barker è uno degli autori più innovativi e influenti nel genere dell'horror contemporaneo. Nei primi anni novanta, dopo aver visto il suo film "Hellraiser" (probabilmente la sua opera più iconica e conosciuta), mi ritrovai a leggere un libro con alcuni suoi racconti rimanendo profondamente turbato da quel senso di disagio straniante che la storia e i suoi personaggi erano riusciti a trasmettermi.
Nato a Liverpool, Inghilterra, nel 1952, Barker è un artista poliedrico che spazia dalla scrittura alla regia cinematografica, dalla pittura ai fumetti. In Italia tutti i suoi libri sono stati pubblicati ma da tempo si trovano fuori catalogo. Io ne conservo alcuni, ingialliti dal tempo, affianco ai vecchi libri di Stephen King letti durante la mia adolescenza. Nonostante il "Re dell'Horror" definì Barker il suo erede, come riportato nelle copertine dei libri di quest'ultimo (un espediente usato dagli editori per catturare l'attenzione dei lettori) i due autori, pur appartenendo allo stesso genere, hanno uno stile e delle tematiche decisamente diverse. King predilige una narrativa più tradizionale ed eccelle nella creazione di paure radicate nella realtà quotidiana, mentre Barker crea mondi completamente nuovi e inquietanti trascinando i lettori in un'odissea di orrori carnali, viscerali e surreali.
Esponente di spicco della letteratura splatterpunk e body horror, Barker fa il suo esordio nella letteratura con la serie di racconti e storie brevi pubblicate in sei volumi tra il 1984 e il 1985 intitolata "Libri di Sangue" (Books of Blood). In Italia sono stati pubblicati negli anni novanta prima dalla Sonzogno e poi dalla Bompiani con i titoli di "Infernalia", "Ectoplasm", "Sudario", "Creature", "Visions" e "Monsters".
In tempi recenti i "Libri di Sangue" sono stati nuovamente riproposti al pubblico grazie alla Fanucci editore che ha accorpato i sei libri in due volumi distinti impreziositi dalle splendide copertine dell'illustratore Daniele Serra.
Dal momento che avevo dei "buchi" io me li sono presi entrambi e per l'occasione mi sono letto il primo dei due volumi.
In questo primo volume ci sono sedici storie di media lunghezza che esplorano una vasta gamma di orrori, dalle creature mostruose alle perversioni umane. Molti di questi racconti sono intrisi di erotismo, tensioni sessuali e da una estrema morbosità del corpo in cui la soglia del dolore e quella del piacere si confondono, creando un'esperienza narrativa intensa e disturbante.
Senza citarli tutti, tra i racconti che più mi hanno coivolto ci sono "Mai dire maiali" dove degli orfani vengono dati in pasto a un maiale in una sorta di macabro sacrificio, "In collina, le città" dove in un paese dei balcani si svolge ogni anno una competizione tra due villaggi vicini che si combattono assemblando due giganti con i corpi dei cittadini, "Jacqueline Ess: le sue ultime volontà" che ha come protagonista una donna che ha la capacità di modificare il proprio corpo e quello altrui, e infine "Macelleria Mobile di Mezzanotte", probabilmente il suo racconto più celebrato e (insieme a "La pelle dei padri") quello più "lovecraftiano".
In "Macelleria Mobile di Mezzanotte", dal quale è stato tratto il film Prossima fermata - L'inferno del 2008, un uomo, mentre viaggia di notte sulla metropolitana di New York, si ritrova nel vagone adiacente a quello di un serial killer che uccide i passeggeri del treno appendendo i loro corpi come carne da macello. Alla fine della corsa il nostro protagonista si ritroverà in un incubo senza via d'uscita e nella profondità della città verrà a contatto con un orrore primordiale.
Per gli amanti dell'horror, i "Libri di Sangue" sono una lettura imprescindibile, un'opera che continua a influenzare e ispirare generazioni di scrittori e cineasti.

Drive-In - La trilogia
Joe R. Lansdale
"Drive-In: La trilogia" di Joe R. Lansdale non è solo una lettura, è un'esperienza, un giro sulle montagne russe della narrativa horror-trash, un viaggio delirante in un mondo dove l'assurdo è all'ordine del giorno e il demenziale regna sovrano. Essendo il mio primo libro di questo autore texano - che da quello che vedo ha scritto oltre cinquanta romanzi che spaziano dalla fantascienza al western e dal noir alla narrativa contemporanea - non sapevo bene cosa aspettarmi. Ora che sono riemerso da questa folle corsa capace di farmi inorridire e ridere allo stesso tempo, posso dire con certezza che Lansdale è un vero maestro della letteratura pulp. Una sorta di Tarantino della narrativa ma decisamente più spinto, trasgressivo e visionario.
Il volume che ho letto, pubblicato da Einaudi, raccoglie i tre libri che fanno parte della trilogia del drive-In - Il drive-in (The Drive-In: A “B” Movie with Blood and Popcorn, Made in Texas, 1988), Il giorno dei dinosauri (The Drive-In 2: Not Just One of Them Sequels, 1989), La notte del drive-in 3. La gita per turisti (The Drive-In: The Bus Tour, 2005).
I primi due sono stati pubblicati negli Stati Uniti alla fine degli anni ottanta mentre il terzo è uscito quindici anni più tardi. In tutto siamo sulle cinquecento pagine o poco più.
La storia inizia con un gruppo di amici che decidono di passare una serata all'Orbit, il più grande drive-in del Texas, per guardare una maratona di film horror. In rassegna ci sono alcuni classici come "La Casa", "La notte dei morti viventi", "Non aprite quella porta", "Lo squartatore di Los Angeles", e "La tentazione impura" (quest'ultimo meno conosciuto in Italia). Quella che sembra una normale serata si trasforma rapidamente in un incubo quando una forza misteriosa intrappola tutti gli spettatori all'interno del drive-in, isolandoli dal resto del mondo. Chi tenta di uscire dal muro di oscurità che avvolge l'Orbit si scioglie all'istante. Costretti a cibarsi solo di popcorn e coca-cola, la "comunità" cerca di organizzarsi ma con il passare dei giorni, settimane e mesi, la situazione degenera e quando il cibo finisce le persone si ritrovano a dover lottare per la sopravvivenza, tra violenze, stupri, cannibalismo, crocifissioni e... il Re del Popcorn. Questa in sintesi è la sinossi del primo dei tre libri.
Nel secondo libro, i sopravissuti, tra cui Jack che è il narratore, si aggirano in un paesaggio fuori dal mondo e dal tempo, popolato da dinosauri e oscure creature. Accampati nei pressi di un lago, i nostri protagonisti incontrano la bella Grace, un altra sopravissuta del drive-in, e insieme a lei, si avventurano in un mondo visionario e allucinante affrontando la minaccia di Popalong Cassidy, un uomo con una televisione al posto della testa.
Infine, in "Il drive-in 3: La gita per i turisti", il libro che chiude la trilogia, i nostri eroi, si mettono alla guida di un autobus dotato di galleggianti che viene inghiottito da un pesce gigante al cui interno vive una piccola comunità di cannibali e ombre malvagie. Il bus viene "espulso" dal buco del culo del pesce e Jack e compagni, dopo aver fatto provvista di frutti "al sapore di piscio", si arrampicano su una gigantesca scala che punta al cielo cercando di scoprire l'arteficie di questo assurdo mondo che sta cadendo a pezzi.
Senza ombra di dubbio, il primo dei tre romanzi è quello riuscito meglio. Assolutamente spiazzante, un horror fuori dagli schemi con personaggi sopra le righe, dove il trash è elevato ad arte e l'assurdo diventa norma. Nel complesso è una lettura di intrattenimento, nel senso buono del termine, uno splatter dotato di umorismo nero che sconfina nel grottesco, in cui gli istinti primordiali della natura umana escono allo scoperto in tutta la sua delirante esplosività. Il Re del Popcorn, mostruosa creatura generata dalla fusione di due persone che vomita popcorn dotati di bulbi oculari, rappresenta l'ossessivo consumismo americano, mentre il villain del secondo libro, Popalong Cassidy, l'uomo vestito da pistolero con un televisore al posto della testa che trasmette ogni tipo di programma televisivo, probabilmente rappresenta la dipendenza televisiva che manda in pappa il cervello.
Nel terzo libro, un allucinogeno omaggio al Pinocchio di Collodi, la narrazione si sposta leggermente e, sopratutto nella parte finale, prende una piega più fantascientifica virando su una spiegazione più sovrannaturale ma non meno trascinante.
Lansdale è sicuramente dotato di una forte creatività e con la sua scrittura scorrevole e vivace è riuscito a tenermi incollato alle pagine fino alla fine lasciandomi la sensazione di aver vissuto un folle e divertente incubo.
Sicuramente leggerò qualcos'altro di suo. Si tratta solo di orientarmi nella sua sterminata bibliografia.

La carne
Emma Glass
Romanzo insolito, crudo e inquietante dell'esordiente Emma Glass.
In un centinaio di pagine o poco più, la protagonista, una ragazza vegeteriana chiamata Peach, descrive in prima persona le conseguenze di uno strupro da parte di un uomo fatto di salsicce. Il disgusto provato, il senso di impotenza, le ferite fisiche ed emotive che si porta dietro e l'incapacità nel chiedere aiuto alla famiglia e al suo ragazzo dal grande sorriso. Peach vuole nascondere la violenza subita, fare finta che non sia accaduta, ma l'uomo salsiccia la perseguita mandandogli lettere d'amore con parole di giornale ritagliate, si apposta davanti a scuola, al lampione sotto casa e la segue in piscina. L'uomo salsiccia si chiama Lincoln, è unto, sgradevole e ha l'odore di carne di maiale marcia. E' la personificazione del male che la insegue e cresce dentro di lei, nella sua pancia che continua a gonfiarsi.
Emma Glass, giovane autrice inglese che lavora come infermiera pediatrica a Londra, se ne esce al suo esordio con un romanzo decisamente particolare, una fiaba dell'orrore in cui i protagonisti sono dei frutti, delle salsicce, degli alberi e delle gelatine zuccherose.
La carne, il cui titolo originale è Peach, ovvero Pesca, ha la particolarità di essere scritto seguendo il flusso di coscenza, come se fosse un monologo interiore, brevi frasi, a volte di unica parola seguite da una fitta punteggiatura.
E' buio. Il sangue è nero. Crepa crepitio crepitante. Avvicino le mani alla faccia e tolgo l'unto. Si attacca alla lingua, striscia in bocca, slitta sui denti, sulle guance, gocciola in gola. Vomito.
Una prosa estremamente ritimica con richiami allo scrittore James Joyce che la Glass cita nella pagina dei ringraziamenti. Pur non essendo mai riuscito a leggermi il suo Ulisse, a me questo tipo di scrittura piace molto. Da adolescente, in modo del tutto involontario, mi approcciavo in questo modo quando provavo a scrivere su carta delle storie immaginarie. Nel caso di Emma Glass, questo stile di scrittura decisamente inusuale accentua l'elemento disturbante e angosciante, con i dialoghi interiori che esprimono in maniera vivida le sensazioni, il disgusto e il malessere appiccicaticcio di chi si sente in colpa e si vergogna per la violenza subita.
Un romanzo non per tutti con tanto di finale spiazzante. Una lettura cruenta, dolorosa, intensa e potente.

Blackwater I. La Piena
Michael McDowell
Lo ammetto. Ho preso questo libro affascinato dalla copertina. E' un libro in formato tascabile che ha una grafica in rilievo con dettagli metallici, dorati e luminosi. Ha uno stile retrò, come i vecchi libri ornati di una volta, ricco di disegni ed elementi grafici riconducibili alla storia. Questo è il primo dei cinque libri, tutti esteticamente simili, che insieme compongono la saga gotica di Blackwater.
Recentemente è uscito un cofanetto che li raccoglie tutti.
L'autore è Michael McDowell, scrittore e sceneggiatore americano noto per aver scritto la sceneggiatura di "Beetlejuice" di Tim Burton e parzialmente quella di "Nightmare before christmas". Autore di una trentina di libri, McDowell è morto nel 1999. Nonostante avesse richiesto che Blackwater fosse pubblicata in sei volumi, l'intera saga esce per la prima volta negli Stati Uniti nel 1983 in un unico volume riscuotendo uno scarsissimo successo.
Nella primavera del 2022 la saga di Blackwater è stata pubblicata in Francia in sei volumi, rispettando quindi la volontà dell'autore, riscuotendo un successo senza precedenti. Le copertine sono in rilievo metallico realizzate dall'illustratore spagnolo Pedro Oyarbide che l'editore Neri Pozzi, giustamente, ha riproposto anche qui in Italia.
Ma di cosa parla Blackwater? E' una saga familiare ambientata nella piccola cittadina di Perdido, in Alabama, nel 1919, dai toni vagamente soprannaturali e misteriosi.
In questo primo volume, chiamato La Piena, la città è stata sommersa dall'acqua a causa di una innondazione dovuta allo straripamento della confluenza dei due fiumi. L'alluvione ha causato danni ovunque colpendo le famiglie più ricche della città, in particolar modo quella dei Caskey, la famiglia protagonista della storia. Quando le acque iniziano a ritirarsi, Oscar, il rampollo della famiglia Caskey che gestisce una delle segherie della cittadina, soccorre una misteriosa donna dai capelli rossi, Elinor Dammer, una donna che nessuno ha mai visto prima che dice di essere la nuova maestra della scuola e di aver trovato rifugio in una stanza d'albergo durante l'innondazione. Nonostante il suo passato misterioso Elinor in breve tempo riesce a catturare la fiducia dei Caskey e conquistare il cuore di Oscar. L'unica e non fidarsi di lei è la matriarca della famiglia, la volitiva e determinata Mary-Love, che vede nella fin troppo ambigua donna e del suo strano rapporto con l'acqua, un pericolo per l'intera comunità.
Il libro è scritto con una prosa semplice e lineare, un po alla Stephen King tanto per intenderci, e risulta scorrevole e coinvolgente. Al momento più che l'aspetto soprannaturale e horrorifico a farla da padrone sono le dinamiche familari e i rapporti tra i personaggi. Per certi versi, almeno come atmosfera, mi ha ricordato Twin Peaks, quindi tutti gli ingredienti per farmelo piacere ci sono.
Prossimamente proseguo con Blackwater II. La Diga.
Libri
Carmilla
Joseph Sheridan Le Fanu
Un vero gioiello questo volume pubblicato dalla Rebelle nel 2023 che ripropone in una elegante edizione Carmilla, il celebre racconto di Sheridan Le Fanu, splendidamente illustrato da Isabella Mazzanti.
Pubblicato per la prima volta nel 1872, "Carmillla" è una affascinante storia di vampiri che precede di circa venticinque anni il "Dracula" di Bram Stroker.
Di questo breve romanzo conservo una vecchia edizione tascabile della Sellerio ma dopo aver sfogliato il libro della Rebelle non ho potuto fare a meno di accoglierlo nella mia libreria e di rileggermi questo classico della letteratura gotica.
La trama è raccontata dal punto di vista di Laura, una giovane donna che vive in un castello isolato in Stiria con suo padre. La loro tranquilla vita viene sconvolta quando una carrozza ha un incidente vicino al loro castello, e una giovane donna di nome Carmilla viene temporaneamente affidata alle loro cure.
Laura e Carmilla sviluppano rapidamente una stretta amicizia e ammirazione reciproca, ma qualcosa non va. Laura inizia a soffrire di sogni disturbanti e debolezza fisica oltre a notare comportamenti strani e inquietanti nella sua amica. Man mano che la storia si sviluppa, Laura scopre che Carmilla è in realtà una vampira che ha vissuto per secoli nutrendosi di giovani donne.
Uno degli aspetti più sorprendenti di "Carmilla" è il modo in cui Le Fanu affronta il tema della sessualità. La relazione tra Laura e Carmilla è carica di sottintesi erotici, un elemento audace per l'epoca vittoriana in cui il libro è stato scritto. Questa componente aggiunge una profondità psicologica alla storia creando una costante atmosfera di tensione e desiderio.
Carmilla è una figura enigmatica e complessa che seduce e ammalia. La sua ambiguità morale e il suo comportamento manipolativo la rendono uno dei vampiri più intriganti e affascinanti della letteratura, e la sua figura ha ispirato numerosi adattamenti cinematografici e televisivi, oltre a opere letterarie successive.



Questa nuova edizione del racconto di Le Fanu è impreziosita dalle numerose illustrazioni di Isabella Mazzanti il cui stile si adatta perfettamente alla atmosfere inquietanti e decadenti del romanzo. Le tavole, disegnate a matita e carboncino, sono prevalemente in bianco e nero, con degli inserti rossi che evidenziano alcuni dettagli (dei fiori, degli uccelli, orpelli nel vestiario) e ovviamente il sangue che ci viene presentato in maniera originale come un intreccio di filamenti.
Un edizione che non può mancare nella libreria di ogni appassionato del genere.
Libri
La meccanica degli spiriti
A.J. West
La meccanica degli spiriti è il romanzo d'esordio di A.J. West, giornalista inglese, produttore televisivo, e volto noto in patria.
Il romanzo è ambientato a Belfast e a Londra, nei primi decenni del novecento, e racconta la storia di William Jackson Crawford e della medium Kathleen Goligher, due personaggi realmente esisititi descritti nel libro di memorie di Harry Houdini.
William Jackson Crawford è un ingegnere, un uomo di scienza concreto e razionale, che vive con sua moglie Elizabeth e i suoi tre figli, cercando di condurre una vita tranquilla e dignitosa con il suo modesto stipendio di insegnante. L'improvvisa morte dell'unico figlio maschio porta la moglie a cercare conforto nella medium Kathleen Goligher, una giovane donna in grado di comunicare con i defunti. Nonostante la riluttanza e suoi dubbi, William viene trascinato nel circolo dei Goligher ritrovandosi coinvolto in una serie di sedute spiritiche durante le quali assiste ad eventi e ascolta delle voci che non riesce a spiegare e che mettono in discussione la sua razionalità e il suo scetticismo. Ossessionato da queste manifestazioni, William, da uomo di scienza qual è, inizia a condurre esperimenti per dimostrare alla comunità scientificità l'esistenza del soprannaturale. In breve tempo, grazie ai suoi studi sui fenomeni paranormali, William acquisisce fama e notorietà, diventando conosciuto come l'ingegnere degli spiriti.
La meccanica degli spiriti è un romanzo gotico che riprende le atmosfere e le tematiche dei romanzi storici di genere. I protagonisti sono personaggi realmente esistiti, ma poco approfonditi in passato, sui quali A.J. West si è documentato tramite libri e reperti per creare la sua storia. Non è una biografia perchè il tutto è romanzato quindi leggendolo non si capisce bene dove finisce la realtà dei fatti e dove inizia la fantasia. Alla fine il libro non mi è dispiaciuto. Magari un pò lento nella prima parte ma con dei buoni colpi di scena assestati nel finale. Un romanzo carino, piacevole e di atmosfera, che sembra essere stato scritto per essere portato al cinema.
Libri