
Lovecraft. Memorie dall'abisso
Hans Rodionoff, Keith Giffen, Enrique Breccia
Howard Phillips Lovecraft è il padre dell’orrore cosmico, l’uomo che ha trasformato la paura dell’ignoto in letteratura. Le sue visioni di divinità aliene e mondi insondabili hanno influenzato generazioni di autori, rendendolo una figura mitica della narrativa horror e weird.
Di recente, Rizzoli Lizard ha ripubblicato una graphic novel dedicata a Lovecraft che mescolando biografia e immaginazione lascia intendere che il mondo orrorifico dei suoi racconti non fosse stato solo frutto della fantasia, ma presenze reali nella vita di un uomo tormentato dagli incubi. Quando l’ho vista in libreria, l’ho acquistata senza pensarci due volte. Solo una volta tornato a casa mi è venuto un dubbio che l’avevo già. E infatti, eccola lì, la prima edizione targata Magic Press, uscita nei primi anni duemila e probabilmente fuori catalogo. Vabbè, ormai il danno era fatto. Tanto valeva rilleggerla e immergermi nelle sue bellissime illustrazioni.
Tutto nasce da una sceneggiatura cinematografica scritta da Hans Rodionoff per un film su Lovecraft mai realizzato. La Vertigo, storica etichetta adulta della DC Comics, decide di trasformarla in fumetto, affidando la riscrittura a Keith Giffen, celebre co-creatore di Lobo, e le illustrazioni a Enrique Breccia, figlio del leggendario Alberto Breccia – autore del classico I miti di Cthulhu.
La storia si svolge negli anni ’20 e ci presenta un giovane Lovecraft, inconsapevole custode del Necronomicon, il famigerato tomo maledetto. Dall’infanzia difficile – con una madre soffocante che lo veste da bambina – fino ai tormenti dell’età adulta, il racconto scava nella mente di uno scrittore dannato, divorato dalle sue stesse visioni.
Se la narrazione oscilla tra biografia e incubo, anche le illustrazioni di Enrique Breccia seguono lo stesso principio. Nei momenti più realistici il tratto è dettagliato e denso, poi, quando l’orrore prende il sopravvento, la tavola esplode in un vortice psichedelico dai contorni sfumati e dai colori distorti, restituendo alla perfezione l’inquietudine visionaria delle opere lovecraftiane.
Un acquisto obbligato per tutti gli amanti del Genio di Providence. E chissà, magari un giorno qualcuno realizzerà davvero quel film.
Fumetti
Pazzia
JiokE
Pazzia, graphic novel d’esordio di Giovanni dell’Oro, in arte Jioke, contiene una decina di racconti brevi tutti riconducibili al genere horror. I protagonisti però non sono mostri o creature demoniache, nulla di tutto questo, l'orrore si manifesta nella follia e nella crudeltà dell'essere umano che compie efferrati atti di violenza riversando sui più deboli, anche e sopratutto sui bambini, la propria pazzia e frustrazione senza un apparente motivo. L'orrore sta proprio nella cruda realtà di queste scheggie impazzite, la cui follia, se non è provocata da qualche fungo allucinogeno, si trova nella debolezza e nell'oscuro abisso dell'animo umano.
E' una graphic novel profondamente disturbante che pagina dopo pagina ti trasmette un angoscia in un crescendo che trova il suo acuto in "30 giorni in paradiso", il racconto più lungo che conclude il volume.
Sicuramente non è una lettura facile da affrontare. In queste brevi storie non c'è alcun appiglio, nessuna consolazione. Il fatto che spesso le vittime siano bambini, uccisi da ragazzi poco più grandi di loro, dalla stessa 'morte' (un possibile omaggio alla Death di Gaiman?) oppure dai propri genitori (la cruda realtà che spesso si legge nelle pagine della cronaca nera), rende chiaro quanto questa lettura sia disturbante ed emotivamente pesante.
Per quanto riguarda l'aspetto visivo, i disegni di JiokE sono davvero intriganti e di grande impatto. È uno stile che sento molto vicino al mio e che, per certi versi, si avvicina ai disegni che facevo in passato. I personaggi sono rappresentati come manichini, con uno stile 'infantile' dalle spiccate influenze nipponiche, dove le figure e le forme sono riempite da un fitto ed elaborato tratteggio.
Pubblicato nel 2020 da Edizioni BD, "Pazzia" di JiokE è un piccolo gioiello privo di luce, nero come la disperazione. Tenere lontano dalla portata dei bambini.
Fumetti
Tomie
Junji Ito
Pubblicato da J-Pop nel 2017 questo corposo volume - siamo intorno alle 700 pagine - raccoglie una ventina di storie scritte e disegnate da Junji Ito tra il 1987 e il 2001. Protagonista è Tomie, una giovane ragazza poco più che adolescente, che con la sua bellezza e il suo fascino riesce a far innamorare ogni uomo che incontri, per poi portarlo alla follia e all'incomprensibile desiderio di ucciderla e farla brutalmente a pezzi. La particolare caratteristica di Tomie è che la ragazzina possiede delle strabilianti capacità rigenerative che gli permettono non solo di guarire in tempi brevi da ogni ferita, ma addirittura di riprodurre un'altra copia di se stessa da ogni pezzo del suo corpo mutilato. Non si capisce bene se sia una mutante, un demone, oppure un immortale parassita. La cosa certa è che Tomie è una seducente manipolatrice dall'irresistibile bellezza e dall'anima crudele, una giovane viziata, vanitosa, cinica e arrogante, che si nutre di consenso e ammirazione e il cui unico scopo è quello di provocare una sfrenata passione, soprattutto tra gli uomini, che si conclude con accessi di follia omicida, sangue e mutilazioni.
Nelle storie di Junji Ito il desiderio sessuale viene sostituito dalla morte e dall'annichilimento. Gli uomini, tutti umiliati e privati della loro virilità, sono dei manichini dagli occhi cerchiati che manifestano il loro amore malato e ossessivo per la spietata ragazza trovando appagamento e soddisfazione solo nella sua morte e nella negazione della sua femminilità. Un perpetuo femminicidio dove il corpo della donna viene mutilato e ridotto a pezzi, poiché solo così il maschio riesce ad affermare sé stesso e possedere ciò che non può avere né controllare.
E' una tematica forte che però Junji Ito esplora fino a un certo punto preferendo ripetere in ogni episodio l'orrore ciclico di morte e rinascita della nostra protagonista senza soffermarsi sul lato psicologico e sugli istinti primordiali nei confronti del sesso di una società giapponese pudica e repressiva.
Le storie che compongono questo volume sono quasi tutte autoconclusive e se c'è una trama che li unisce risulta sottile e poco delineata. I primi episodi, realizzati da Junji Ito al suo esordio come mangaka, risultano semplici e acerbi ma pagina dopo pagina sia la scrittura che i suoi disegni si fanno sempre più dettagliati, disturbanti e visionari fino ad acquisire quell'inconfondibile stile artistico che lo ha consacrato in tutto il mondo come l'indiscusso maestro del manga horror contemporaneo.
Da questo manga sono stati realizzati ben nove film, tutti scritti sotto la supervisione dello stesso Ito, che vorrei presto recuperare.
Fumetti

Batman: Il lungo Halloween
Jeph Loeb, Tim Sale
Batman: Il lungo Halloween è considerata una delle graphic novel più importanti del Cavaliere Oscuro. Il volume - io ho quello pubblicato dalla Lion nel 2010 ma in tempi recenti ne sono uscite diverse edizioni - si compone di tredici capitoli usciti negli Stati Uniti nell'omonima miniserie del 1997.
Gli autori sono lo scrittore Jeph Loeb e il disegnatore Tim Sale che insieme hanno realizzato alcune delle migliori storie della DC Comics e della Marvel.
La storia si svolge subito dopo gli eventi di Batman: Anno Uno di Frank Miller, quindi durante i primi anni di carriera di Batman, e vede il nostro protagonista allearsi con il capitano della polizia James Gordon e il procuratore distrettuale Harvey Dent (destinato a diventare Due Facce, uno dei più temibili nemici dell'Uomo Pipistrello) contro la criminalità organizzata capitanata dal boss della malavita Carmine Falcone. Batman e i suoi alleati inoltre si ritrovano a fermare un misterioso serial killer che si fa chiamare Holiday che partendo dal giorno di Halloween ha preso di mira proprio la famiglia Falcone compiendo i suoi omicidi durante i giorni festivi. Ogni capitolo del fumetto rappresenta un mese dell'anno e una festività.
Jeph Loeb, che in passato ha lavorato nel cinema, omaggia in maniera esplicita la saga de Il Padrino di Francis Ford Coppola attraverso le illustrazioni di Tim Sale il cui stile distintivo si manifesta con ombre profonde, linee decise e una palette di colori che accentuano il tono cupo e noir della narrazione.
Non è tutto perfetto perchè tra colpi di scena, sospetti e rivelazioni alcune cose non sempre sembrano tornare però si tratta indubbiamente di un'opera unica e affascinante che combina abilmente azione, dramma e suspense. Una lettura essenziale per i fan di Batman e dei fumetti in generale.

Batman: Anno Uno
Frank Miller, David Mazzucchelli
Sebbene sia cresciuto con i fumetti dell'Uomo Ragno e dei supereroi della Marvel pubblicati in Italia negli anni settanta dalla Editoriale Corno, il personaggio a fumetti che più di ogni altri ho sempre trovato affascinante è Batman, il vigilante oscuro e misterioso della Dc Comics.
Creato da Bob Kane e Bill Finger nel 1939 sulle pagine di Detective Comics #27, Batman, nel corso degli anni, ha subito diversi cambiamenti e trasformazioni per adattarsi ai mutamenti dei gusti del pubblico e rimanere al passo con i tempi. A metà degli anni ottanta la DC Comics mise in atto quella che ad oggi è considerata l'opera di rilancio e svecchiamento dei suoi personaggi più significativa. Batman venne affidato a Frank Miller, all'epoca l'autore più importante del panorama fumettistico statunitense, che si era già fatto notare per un acclamato ciclo di storie sul personaggio di Daredevil della Marvel e sopratutto per aver raccontato gli ultimi giorni di Batman nel capolavoro fumettistico "Il ritorno del Cavaliere Oscuro". A differenza di quest'ultima graphic-novel, in Anno Uno il compito di Frank Miller era quello di riscrivere le origini di Batman per renderle più attuali e moderne. Per questa storia Miller preferì occuparsi solo della sceneggiatura affidando i disegni a David Mazzucchelli, un disegnatore con cui aveva già collaborato in "Daredevil: Rinascita" della Marvel, dal tocco decisamente noir.
Batman: Anno Uno viene serializzata a partire dal febbraio 1987 nei numeri #404-407 di Batman, una delle principali serie regolari del personaggio, allo scopo di rivitalizzare la testata che all'epoca aveva avuto un calo significativo delle vendite. E' inutile dire che fu un successo e che in solo quattro episodi la coppia Miller/Mazucchelli fu capace di redifinire gli standard stilistici ed estetici dell'Uomo Pipistrello dando vita a una vera pietra miliare del fumetto americano.
Se oggi qualcuno mi chiedesse un consiglio su un fumetto con cui iniziare a leggere Batman, senza esitazioni gli suggerirei Batman: Anno Uno.
La storia vede il ricco ereditiero Bruce Wayne tornare a Gotham City dopo anni trascorsi all'estero ad addestrarsi fisicamente e mentalmente per combattere il crimine. Il ricordo della perdita dei suoi genitori - uccisi in una rapina quando era bambino - è ancora vivido e Bruce smania di intraprendere la sua missione di vendetta e affermarsi come vigilante scegliendo il pipistrello come simbolo che possa incutere terrore nei criminali. Parallelamente arriva in città il tenente James Gordon, insieme a sua moglie Barbara incinta del suo primo figlio, determinato a ristabilire la legalità in una città infestata dalla criminalità, dalla malavita organizzata e dalla corruzione dilagante, anche nello stesso dipartimento di polizia. In questo scenario le strade di Batman e James Gordon si incontrano e, dopo una prima diffidenza, i due decidono di stringere un alleanza e lavorare insieme per combattere la crescente minaccia dei criminali che dominano Gotham City.
Batman: Anno Uno è un vero è proprio gioiello, un punto di riferimento imprescindibile per gli amanti di Batman e dei fumetti in generale che a distanza di anni conserva intatta tutta la sua potenza espressiva. Peraltro il fumetto è stata la fonte di ispirazione per il primo film di Christopher Nolan dedicato a Batman.
Io mi sono riletto questa storia in un bel volume pubblicato una decina di anni fa dalla Lion che contiene una introduzione di Miller e dei bozzetti di Mazzucchelli. In Italia la storia è stata presentata per la prima volta nel 1990 in due albi brossurati allegati alla rivista Corto Maltese che io conservo gelosamente nella mia libreria.
Nelle prossime settimane la Panini farà uscire una edizione economica in formato tascabile. Potrebbe essere l'occasione giusta per chi non lo abbia ancora letto.

Brivido e altre storie
Junji Ito
Considerato il maestro indiscusso del manga horror, Junji Ito, classe 1963, ha iniziato la sua carriera di mangaka negli anni ottanta affiancando questa passione al suo lavoro come dentista. Fin da subito le sue storie e il suo stile hanno riscosso un grande interesse in Giappone facendogli guadagnare premi e influenzando negli anni produttori di film, libri e manga horror. Ad oggi la sua produzione è vastissima e conta decine di fumetti, tra serie, volumi autoconclusivi e storie brevi.
Brivido e altre storie è un volume che raccoglie nove racconti di Ito, scelti e commentati dall’autore. Sono storie visionarie, grottesche, estreme, a volte nauseanti, pervase di un orrore corporale in cui i protagonisti diventano vittime predestinate di forze malvagie che vanno al di là della comprensione umana.
Tra le mie storie preferite ci sono "Palloncini appesi", "Lunghi sogni" e, per il senso di disgusto che mi ha provocato, "Gliceridi".
La prima è una storia apocalittica in cui un giorno dal nulla compaiono in cielo degli strani palloncini con le facce dei cittadini e un cappio appeso che vanno in giro per la città alla ricerca del loro corrispettivo umano per impiccarlo. In Lunghi sogni un uomo ricoverato in ospedale ha una strana malattia, ovvero quando dorme i suoi sogni e i suoi incubi sono sempre più lunghi fino a vivere un’eternità nello spazio di pochi istanti. Mentre Gliceridi è talmente disturbante e disgustosa che alla fine della lettura si sente l'irrefrenabile impulso di andare a farsi una bella doccia. La storia è quella di una famiglia che vive nel retro di una bettola. A causa della scarsa ventilazione, il cucinato e l'aria grassa si deposita in casa mentre il più grande dei fratelli inizia a bere litri di olio dalla bottiglia finché il suo viso non si ricopre di grandi e grottesche pustole.

Le storie di Ito sono davvero originali, bizzarre e inquietanti e questo è il volume perfetto per chi si approccia per la prima volta al maestro dell'orrore giapponese.
Temo che sarò costretto in tempi brevi a procurarmi altre sue produzioni.

Girl from the other side
Nagabe
Girl from the other side è un manga scritto e disegnato dall'esordiente Nagabe composto da undici volumetti.
É un manga atipico, una fiaba a tinte dark che sembra presa da un racconto dei fratelli Grimm. I disegni in bianco e nero molto contrastati sono suggestivi e conferiscono all'intera opera uno stile originale, quasi europeo, discostandosi nettamente dai soliti manga. Quando ho visto la copertina e ho iniziato a sfogliarlo ne sono subito stato rapito.
Volendo potremmo definirlo un fantasy medievale fiabesco che si svolge principalmente in una foresta, un villaggio e la roccaforte del re. Protagonisti sono Shiva, una candida, curiosa e solare bambina, e quello che lei chiama Maestro, una enigmatica e mostruosa creatura oscura che è stato colpito da una maledizione. Il Maestro ha un animo gentile e nutre un affetto sincero verso la bambina, stando bene attento a non sfiorarla, perché il solo contatto potrebbe riversare su di lei il terribile maleficio. I due vivono in una casetta in mezzo al bosco cercando di isolarsi dal regno "interno", dove gli esseri umani hanno trovato rifugio, e il regno "esterno", dove risiedono le creature del buio dall'aspetto bizzarro e animalesco.
Potrebbe sembrare un moderna variante sul tema de La Bella e la Bestia ma in realtà la storia parla del dualismo tra il bene e il male, la luce e il buio, la vita e la morte. Ha un ritmo molto lento e delicato, con pochi dialoghi. Le atmosfere cupe della fiaba vengono stemperate dal rapporto dolce, fatto di quotidianità e piccoli gesti tra i due protagonisti.
Il finale l'ho trovato poco chiaro, è vero che da delle risposte su chi siano e da dove provengono i due personaggi, ma francamente mi è parso un pò troppo cervellotico spaziando tra l'esistenziale e il filosofico.
Rimane un ottima lettura, dolce ed emozionante da apprezzare anche solo per la bellezza dei disegni.


La mia cosa preferita sono i mostri
Emil Ferris
La mia cosa preferita sono i mostri è un fumetto americano indipendente di oltre 400 pagine, scritto e disegnato dall'esordiente Emil Ferris nel 2017 e pubblicato in Italia dalla Bao un anno dopo.
L'autrice è una donna di 55 anni, omosessuale, che nel 2001 è stata punta da una zanzara che le ha trasmesso un terribile virus, paralizzandola dalla vita in giù, facendogli perdere l’uso della parola e della mano destra. Durante il suo lungo e faticoso percorso di riabilitazione, ha usato il disegno come strumento per riacquistare la mobilità delle mani, dando vita a questo piccolo capolavoro.
Il fumetto sembra disegnato su un blocco notes a righe, con illustrazioni realizzate principalmente a biro. Alcuni disegni sono abbozzati, mentre altri si rivelano dettagliati e iperrealisti, creando un intreccio di stili che, pur apparendo disordinato, trova un equilibrio sorprendente. L'opera è un miscuglio di generi, tra il diario grafico, il noir, e il romanzo di formazione.
La storia è ambientata alla fine degli anni Sessanta e vede come protagonista Karen, una bambina appassionata di film e fumetti horror, che si raffigura come un licantropo, metafora del suo sentirsi diversa dal resto del mondo. Quando un'inquilina del condominio in cui abita viene misteriosamente uccisa, Karen decide di indagare, trasformandosi in una piccola detective. Tra i suoi appunti si intravede il peso del passato e il trauma della Seconda Guerra Mondiale, svelato dalle confessioni dell’inquilina assassinata, che era una sopravvissuta all’Olocausto.
L'opera è in parte autobiografica e attraverso Karen, la Ferris esplora i temi dell'emarginazione, della diversità e della lotta per trovare un proprio spazio in un mondo che ti etichetta per ciò che sei e non per ciò che vuoi diventare.
La mia cosa preferita sono i mostri è un fumetto che sfugge a ogni definizione, singolare, intenso e profondamente personale.

Le città oscure: La torre
François Schuiten e Benoît Peeters
Aspettavo da tempo l'edizione in volume di questo piccolo capolavoro del fumetto franco/belga. Al tempo, all'inizio degli anni 90, lo avevo letto non completo nella rivista a fumetti L'Eternauta.
La torre è il terzo capitolo della serie Le città oscure, storie surreali ambientate ognuna in una diversa città fantastica di un misterioso mondo parallelo.
Ispirato al quadro La Torre di Babele di Peter Brugel, la Torre vede come protagonista un uomo chiamato Giovanni Battista che vive in completa solitudine facendo da guardiano di uno dei livelli inferiori di una immensa e infinita torre che sembra estendersi fino al cielo e oltre. Un giorno, stanco delle pessime condizioni dell'edificio e dei continui crolli che non riesce più a riparare, decide di salire nei livelli superiori alla ricerca di qualcuno che lo possa aiutare.
I disegni, per lo più in bianco e nero (ma in alcune tavole sono a colori) sono di una bellezza unica. L'interno di questa immensa torre é disegnato in maniera iperdettagliata e lasciano senza fiato. L'opera è pervasa da un senso di malinconia e inquietitudine.
Mi piacerebbe recuperare altri volumi della serie ma mi pare di capire che molti sono ancora inediti in Italia.

Barbara
Juan Zanotto, Ricardo Barreiro
Ho preso questa serie di tre volumi della 001 Edizioni che raccoglie l'intero ciclo delle storie di Barbara, la bellissima eroina creata da Juan Zanotto e Ricardo Barreiro, apparse negli anni ottanta su LancioStory.
La storia è ambientata in un futuro imprecisato in cui la Terra è stata sconvolta da cataclismi e cambiamenti climatici generati da una razza aliena, gli Adri, che in questo modo intendono segretamente conquistare il nostro pianeta riducendo la popolazione in tribù primitive che ora li vedono come delle divinità. Tra le rovine di una Buenos Aires distrutta e ricoperta dalle acque e dalla vegetazione, troviamo Barbara, una giovane donna dal carattere ribelle che, dopo essersi difesa da un tentativo di stupro, viene cacciata dalla tribù di appartenenza, scoprendo la verità su coloro che sono in realtà gli invasori del loro mondo e diventando in poco tempo il capo dei ribelli.
Al di là della classica invasione aliena, uno dei temi più ricorrenti della fantascienza, appare evidente che la storia - così come era accaduto per il più celebre Eternauta di Oersterheld - sia solo un pretesto per lanciare un monito contro il governo dittatoriale argentino dell'epoca che muovendosi nell'ombra intendeva togliere la libertà alla popolazione.
I disegni in bianco e nero di Zanotto, uno dei più grandi artisti argentini, sono come sempre splendidi, spaziando con naturalezza dalle ambientazioni tecnologiche a quelle più naturali e floreali del mondo primitivo, esaltandosi nelle forme femminili e sensuali della protagonista.

La città
Juan Giménez, Ricardo Barreiro
Volume pubblicato dalla 001 edizioni che raccoglie la serie a fumetti degli argentini Ricardo Barreiro e Juan Giménez. La serie è composta da dodici episodi e in Italia è stata pubblicata per la prima volta nei primi anni ottanta sulla rivista Lanciostory.
La città è una delle opere più importanti dei due autori che si erano conosciuti a Parigi alla fine degli anni settanta, e dove entrambi si erano trasferiti a causa della dittatura nel loro paese.
La città immaginata da Barreiro e Giménez non ha vincoli di natura fisica, è un luogo paradossale, dove le regole della logica e della realtà non valgono. Jan, il protagonista, è insoddisfatto della propria vita. Una notte, dopo un litigio con la sua ragazza, si perde per le strade del suo quartiere. Vaga a lungo, e a poco a poco si rende conto di trovarsi in una città sconosciuta, un infinito agglomerato urbano pieno di pericoli. Non potrebbe neppure sopravvivere se non incontrasse Karen, anch’essa naufraga nella città ma con qualche esperienza in più. Insieme, vagano in questa scittà misteriosa, popolata da personaggi di fantasia e da uomini di altre epoche, alla disperata ricerca di una via d'uscita.
La Città è una metafora della disumanizzazione e l'angoscia nelle metropoli moderne dove si possono ritrovare echi dei racconti di Kafka, Lovecraft e ovviamente del connazionale Jorge L. Borges. Una lettura consigliata a chiunque ami la fantascienza e il fantastico supportata dalle brillanti e dettagliate tavole di Giménez.
Fumetti
Neonomicon
Alan Moore
Lo scrittore britannico Alan Moore, l'autore di pietre miliari del fumetto quali Watchmen e V for Vendetta, è uno dei personaggi più eccentrici e geniali del panorama culturale contemporaneo. Appassionato di magia e occultismo, Alan Moore, nel 1994, scrive il Cortile, un breve racconto ispirato alle opere di H. P. Lovecraft, il controverso scrittore dell'orrore che nei primi del novecento rivoluzionò il genere letterario andando a creare un immaginario che ha influenzato generazioni di scrittori e di registi. L'orrore cosmico, le divinità di incubo e i luoghi fantastici di Lovecraft possono ritrovarsi tutt'oggi in una infinità di romanzi, film e videogames.
Nel 2003 lo scrittore Anthony Johnston e il disegnatore Jacen Burrows decidono di realizzare un adattamento a fumetti del racconto di Alan Moore pubblicato dalla Avatar Press in una miniserie di due albi.
La storia, ambientata ai nostri giorni, racconta le vicende si Aldo Sax, un agente dell'FBI che sta indagando su una serie di inspiegabili omicidi in cui le vittime sono state orribilmente mutilate. Utilizzando la sua innata capacità di individuare piccoli elementi insignificanti che gli permettono di collegare omicidi e persone che apparentemente non hanno nulla a che fare fra loro, Aldo Sax finisce in un locale alternativo chiamato Club Zothique dove conosce uno strano e ambiguo spacciatore chiamato Johnny Caracosa che gli fa provare una potentissima e misteriosa droga chiamata Aklo, un linguaggio perduto, attraverso il quale comprende la verità dell'universo e che inevitabilmente lo fa precipitare nel vortice della follia.
La storia è cupa e claustrofobica, i disegni puliti e onirici di Burrows, strutturati su delle tavole di due sole vignette a sviluppo verticale, enfatizzano quella rigidità e quel senso di disagio che pervade il lettore fin dall'inizio. Il mondo del protagonista è decadente e malato, vacilla nel proprio squallore trascinandosi in un viaggio allucinato fino all'annichilimento. Nel racconto di Alan Moore i mostri descritti da Lovecraft siamo noi.
Qualche anno più tardi l'uscita della versione a fumetti de Il Cortile, Alan Moore, che in quel periodo non stava attraversando una buon momento dal punto di vista economico, ricevette una telefonata da William Christense della Avatar che gli chiese se era disponibile a lavorare per loro. Moore accettò proponendo di realizzare il sequel de Il Cortile, una miniserie di quattro albi intitolata Neonomicon.
Il titolo è un evidente riferimento al Necronomicon, l'immaginario libro maledetto che secondo Lovecraft conteneva testi in grado di evocare antiche e ancestrali divinità.
La serie, disegnata sempre da Jacen Burrows, prosegue le vicende dove si sono interrotte ne Il Cortile. Protagonisti sono una coppia di agenti a cui viene assegnato il caso che stava seguendo Aldo Sax, il collega ora rinchiuso in un manicomio criminale perchè rimasto coinvolto in una serie di agghiaccianti omicidi rituali. I due agenti, una donna ninfomane e un uomo di colore, si mettono sulle tracce del loro predecessore rimanendo coinvolti nelle perverse macchinazioni di una setta dedita al culto di Dagon, una creatura primordiale affamata di sesso.
Alan Moore parte dal presupposto che le storie raccontate da Lovecraft siano accadute davvero e che lo scrittore di Providence si sarebbe limitato a riportare nei suoi racconti quanto visto per avvisare l'umanità dell'esistenza di antiche e malvagie divinità. Nei nostri giorni il visionario mondo di Lovecraft viene venerato da seguaci, fanatici, movimenti pseudo-religiosi e gruppi punk rock che, nella loro debolezza umana, interpretano quell'orrore come una sorta di luce divina nella speranza che li possa sottrarre dalla loro squallida esistenza.
In Neonomicon il sesso è presente in maniera esplicita e morbosa. Non avendo nessun vincolo imposto dell'editore, Moore si è lasciato andare scrivendo una disturbante storia dell'orrore dove la componente sessuale, sadica e violenta, è la chiave di volta attorno alla quale ruota tutta la sua narrazione. Secondo Moore l'orrore ancestrale e le creature mostruose descritte da Lovecraft sarebbero delle inconsapevoli metafore dell'erotismo deviato dell'autore che, come descritto in alcune biografie, nel corso dell'infanzia veniva obbligato dalla madre a vestirsi da bambina ed ebbe in età adulta non pochi problemi con le donne.
L'episodio dell'orgia e dello stupro ha suscitato notevole polemiche negli Stati Uniti. Una ragazzina che ha letto il fumetto di Moore è rimasta turbata e disgustata dai contenuti espliciti presenti all'interno dell'albo al punto che la famiglia ha mobilitato una televisione locale creando un caso mediatico contro questa pubblicazione.
Al di là del solito bigottismo tutto americano, Neonomicon è una lettura consigliata a un pubblico adulto in cui Alan Moore modernizza l'opera di Lovecraft rendendo più diretta ed esplicite le fobie e le perversioni dell'autore a cui unisce le sue particolari ossessioni andando a generare un opera morbosa e crudele illustrata dal tratto elegante e realistico di Jacen Burrows.
In Italia Neonomicon insieme a il Cortile è stato pubblicato per la prima volta dalla Bao Publishing nel 2011 in una edizione dal formato ridotto mentre più recentemente, nel 2016, è stata riproposta dalla Panini in un volume cartonato della linea 100% HD che anticipa il primo capitolo di Providence in cui l'autore di Northampton si addentra ancora di più nell'oscuro mondo di H.P. Lovecraft.
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