
Lovecraft. Memorie dall'abisso
Hans Rodionoff, Keith Giffen, Enrique Breccia
Howard Phillips Lovecraft è il padre dell’orrore cosmico, l’uomo che ha trasformato la paura dell’ignoto in letteratura. Le sue visioni di divinità aliene e mondi insondabili hanno influenzato generazioni di autori, rendendolo una figura mitica della narrativa horror e weird.
Di recente, Rizzoli Lizard ha ripubblicato una graphic novel dedicata a Lovecraft che mescolando biografia e immaginazione lascia intendere che il mondo orrorifico dei suoi racconti non fosse stato solo frutto della fantasia, ma presenze reali nella vita di un uomo tormentato dagli incubi. Quando l’ho vista in libreria, l’ho acquistata senza pensarci due volte. Solo una volta tornato a casa mi è venuto un dubbio che l’avevo già. E infatti, eccola lì, la prima edizione targata Magic Press, uscita nei primi anni duemila e probabilmente fuori catalogo. Vabbè, ormai il danno era fatto. Tanto valeva rilleggerla e immergermi nelle sue bellissime illustrazioni.
Tutto nasce da una sceneggiatura cinematografica scritta da Hans Rodionoff per un film su Lovecraft mai realizzato. La Vertigo, storica etichetta adulta della DC Comics, decide di trasformarla in fumetto, affidando la riscrittura a Keith Giffen, celebre co-creatore di Lobo, e le illustrazioni a Enrique Breccia, figlio del leggendario Alberto Breccia – autore del classico I miti di Cthulhu.
La storia si svolge negli anni ’20 e ci presenta un giovane Lovecraft, inconsapevole custode del Necronomicon, il famigerato tomo maledetto. Dall’infanzia difficile – con una madre soffocante che lo veste da bambina – fino ai tormenti dell’età adulta, il racconto scava nella mente di uno scrittore dannato, divorato dalle sue stesse visioni.
Se la narrazione oscilla tra biografia e incubo, anche le illustrazioni di Enrique Breccia seguono lo stesso principio. Nei momenti più realistici il tratto è dettagliato e denso, poi, quando l’orrore prende il sopravvento, la tavola esplode in un vortice psichedelico dai contorni sfumati e dai colori distorti, restituendo alla perfezione l’inquietudine visionaria delle opere lovecraftiane.
Un acquisto obbligato per tutti gli amanti del Genio di Providence. E chissà, magari un giorno qualcuno realizzerà davvero quel film.
Fumetti
Pazzia
JiokE
Pazzia, graphic novel d’esordio di Giovanni dell’Oro, in arte Jioke, contiene una decina di racconti brevi tutti riconducibili al genere horror. I protagonisti però non sono mostri o creature demoniache, nulla di tutto questo, l'orrore si manifesta nella follia e nella crudeltà dell'essere umano che compie efferrati atti di violenza riversando sui più deboli, anche e sopratutto sui bambini, la propria pazzia e frustrazione senza un apparente motivo. L'orrore sta proprio nella cruda realtà di queste scheggie impazzite, la cui follia, se non è provocata da qualche fungo allucinogeno, si trova nella debolezza e nell'oscuro abisso dell'animo umano.
E' una graphic novel profondamente disturbante che pagina dopo pagina ti trasmette un angoscia in un crescendo che trova il suo acuto in "30 giorni in paradiso", il racconto più lungo che conclude il volume.
Sicuramente non è una lettura facile da affrontare. In queste brevi storie non c'è alcun appiglio, nessuna consolazione. Il fatto che spesso le vittime siano bambini, uccisi da ragazzi poco più grandi di loro, dalla stessa 'morte' (un possibile omaggio alla Death di Gaiman?) oppure dai propri genitori (la cruda realtà che spesso si legge nelle pagine della cronaca nera), rende chiaro quanto questa lettura sia disturbante ed emotivamente pesante.
Per quanto riguarda l'aspetto visivo, i disegni di JiokE sono davvero intriganti e di grande impatto. È uno stile che sento molto vicino al mio e che, per certi versi, si avvicina ai disegni che facevo in passato. I personaggi sono rappresentati come manichini, con uno stile 'infantile' dalle spiccate influenze nipponiche, dove le figure e le forme sono riempite da un fitto ed elaborato tratteggio.
Pubblicato nel 2020 da Edizioni BD, "Pazzia" di JiokE è un piccolo gioiello privo di luce, nero come la disperazione. Tenere lontano dalla portata dei bambini.
Fumetti
Tomie
Junji Ito
Pubblicato da J-Pop nel 2017 questo corposo volume - siamo intorno alle 700 pagine - raccoglie una ventina di storie scritte e disegnate da Junji Ito tra il 1987 e il 2001. Protagonista è Tomie, una giovane ragazza poco più che adolescente, che con la sua bellezza e il suo fascino riesce a far innamorare ogni uomo che incontri, per poi portarlo alla follia e all'incomprensibile desiderio di ucciderla e farla brutalmente a pezzi. La particolare caratteristica di Tomie è che la ragazzina possiede delle strabilianti capacità rigenerative che gli permettono non solo di guarire in tempi brevi da ogni ferita, ma addirittura di riprodurre un'altra copia di se stessa da ogni pezzo del suo corpo mutilato. Non si capisce bene se sia una mutante, un demone, oppure un immortale parassita. La cosa certa è che Tomie è una seducente manipolatrice dall'irresistibile bellezza e dall'anima crudele, una giovane viziata, vanitosa, cinica e arrogante, che si nutre di consenso e ammirazione e il cui unico scopo è quello di provocare una sfrenata passione, soprattutto tra gli uomini, che si conclude con accessi di follia omicida, sangue e mutilazioni.
Nelle storie di Junji Ito il desiderio sessuale viene sostituito dalla morte e dall'annichilimento. Gli uomini, tutti umiliati e privati della loro virilità, sono dei manichini dagli occhi cerchiati che manifestano il loro amore malato e ossessivo per la spietata ragazza trovando appagamento e soddisfazione solo nella sua morte e nella negazione della sua femminilità. Un perpetuo femminicidio dove il corpo della donna viene mutilato e ridotto a pezzi, poiché solo così il maschio riesce ad affermare sé stesso e possedere ciò che non può avere né controllare.
E' una tematica forte che però Junji Ito esplora fino a un certo punto preferendo ripetere in ogni episodio l'orrore ciclico di morte e rinascita della nostra protagonista senza soffermarsi sul lato psicologico e sugli istinti primordiali nei confronti del sesso di una società giapponese pudica e repressiva.
Le storie che compongono questo volume sono quasi tutte autoconclusive e se c'è una trama che li unisce risulta sottile e poco delineata. I primi episodi, realizzati da Junji Ito al suo esordio come mangaka, risultano semplici e acerbi ma pagina dopo pagina sia la scrittura che i suoi disegni si fanno sempre più dettagliati, disturbanti e visionari fino ad acquisire quell'inconfondibile stile artistico che lo ha consacrato in tutto il mondo come l'indiscusso maestro del manga horror contemporaneo.
Da questo manga sono stati realizzati ben nove film, tutti scritti sotto la supervisione dello stesso Ito, che vorrei presto recuperare.
Fumetti