
La carne
Emma Glass
Romanzo insolito, crudo e inquietante dell'esordiente Emma Glass.
In un centinaio di pagine o poco più, la protagonista, una ragazza vegeteriana chiamata Peach, descrive in prima persona le conseguenze di uno strupro da parte di un uomo fatto di salsicce. Il disgusto provato, il senso di impotenza, le ferite fisiche ed emotive che si porta dietro e l'incapacità nel chiedere aiuto alla famiglia e al suo ragazzo dal grande sorriso. Peach vuole nascondere la violenza subita, fare finta che non sia accaduta, ma l'uomo salsiccia la perseguita mandandogli lettere d'amore con parole di giornale ritagliate, si apposta davanti a scuola, al lampione sotto casa e la segue in piscina. L'uomo salsiccia si chiama Lincoln, è unto, sgradevole e ha l'odore di carne di maiale marcia. E' la personificazione del male che la insegue e cresce dentro di lei, nella sua pancia che continua a gonfiarsi.
Emma Glass, giovane autrice inglese che lavora come infermiera pediatrica a Londra, se ne esce al suo esordio con un romanzo decisamente particolare, una fiaba dell'orrore in cui i protagonisti sono dei frutti, delle salsicce, degli alberi e delle gelatine zuccherose.
La carne, il cui titolo originale è Peach, ovvero Pesca, ha la particolarità di essere scritto seguendo il flusso di coscenza, come se fosse un monologo interiore, brevi frasi, a volte di unica parola seguite da una fitta punteggiatura.
E' buio. Il sangue è nero. Crepa crepitio crepitante. Avvicino le mani alla faccia e tolgo l'unto. Si attacca alla lingua, striscia in bocca, slitta sui denti, sulle guance, gocciola in gola. Vomito.
Una prosa estremamente ritimica con richiami allo scrittore James Joyce che la Glass cita nella pagina dei ringraziamenti. Pur non essendo mai riuscito a leggermi il suo Ulisse, a me questo tipo di scrittura piace molto. Da adolescente, in modo del tutto involontario, mi approcciavo in questo modo quando provavo a scrivere su carta delle storie immaginarie. Nel caso di Emma Glass, questo stile di scrittura decisamente inusuale accentua l'elemento disturbante e angosciante, con i dialoghi interiori che esprimono in maniera vivida le sensazioni, il disgusto e il malessere appiccicaticcio di chi si sente in colpa e si vergogna per la violenza subita.
Un romanzo non per tutti con tanto di finale spiazzante. Una lettura cruenta, dolorosa, intensa e potente.