
Della donna aracnide
Luigi Musolino
Da amante dell'horror e del genere weird, Luigi Musolino in breve tempo è diventato uno dei miei autori preferiti. Recentemente è uscito "Della donna aracnide", un romanzo breve pubblicato da Zona 42, la stessa casa editrice che qualche anno fa aveva dato alle stampe "Pupille".
La storia è ambientata nella prima metà degli anni ’90 a Idrasca, un piccolo paese immaginario del Piemonte, già noto ai lettori delle opere di Musolino. I protagonisti sono due fratelli, Martina e Filippo, rispettivamente di tredici e nove anni, che vivono una quotidianità segnata da conflitti familiari, solitudine e un forte desiderio di evasione. Un giorno, in occasione della festa patronale, arriva in paese un circo itinerante. Tra luci colorate e musiche degli 883, i due giovani scorgono un carrozzone particolare, quello della "Donna Aracnide". Attratti dalla figura enigmatica e inquietante di Serafina, un freak mostruoso che promette di esaudire i desideri, Martina e Filippo decidono di entrare nella roulotte, ignari che quell’incontro cambierà per sempre le loro vite.
Musolino racconta con maestria una storia di traumi, crescita e sofferenze in cui il mostro diventa l'unico motivo di esistere per affrontare la soffocante realtà e le cicatici del passato. La scrittura dell’autore è fluida e convolgente, capace di creare una tensione tangibile, in cui l'orrore non risiede solo nella antica e mostruosa creatura che si nutre delle sofferenze dei bambini, ma soprattutto nella memoria, nel senso di colpa e nella solitudine esistenziale. Per certi aspetti le atmosfere di "Della donna aracnide" mi hanno ricordato "It" di Stephen King, ma la storia è decisamente più disperata puntando più alle dinamiche psicologiche dei protagonisti e dei traumi subiti.
Tra inquietudine e fascinazione, il romanzo è una fiaba dark cupa e potente, decisamente poco adatta agli aracnofobici. Un libro scorrevole ma non meno coinvolgente che ho letto in un pomeriggio.
Libri
Parti e omicidi
Murata Sayaka
Finito di leggermi I terrestri di Murata Sayaka mi sono precipitato in libreria per prendermi un altro libro di questa visionaria scrittrice giapponese contemporanea. Esposto in bella vista ho trovato Parti e omicidi, uscito fresco di giornata, e senza esitazione me lo sono portato a casa. Letto in un giorno.
Il libro è una raccolta di racconti del 2014, quindi antecedenti a I terrestri, ambientati a Tokyo in un futuro distopico, che hanno come comune denominatore la morte, il sesso e la riproduzione.
In Parti e omicidi il governo ha istituito un bizzarro incentivo per spingere la popolazione - in diminuzione a causa del calo delle nascite - a procreare e generare nuove vite. In pratica chi diventa "gestante" e porta a termine con successo dieci gravidanze ha la possibilità di uccidere una persona a sua scelta. Anche gli uomini possono contribuire allo sviluppo demografico tramite l'impianto di un utero artificiale.
Triade racconta di come i rapporti di coppia siano ormai fuori moda e tra i giovani si tende sempre più spesso ad avere una relazione con due partner contemporaneamente, le cosidette "troppie".
Un matrimonio pulito racconta del tentativo di una coppia sposata di avere il loro primo figlio. I due non hanno fatto mai sesso e non hanno intenzione di farlo, fanno sesso con dei partner al di fuori del loro matrimonio ma sono disgustati dalla prospettiva di farlo con il proprio coniuge. Fortunamente esiste una soluzione ai loro bisogni che non è la procreazione assistita.
Infine in Ultimi momenti di vita, breve racconto di un paio di pagine, i progressi della scienza ha permesso alla popolazione di non morire più di vecchiaia o per qualunque sia la causa del decesso, venendo semplicemente riportati in vita. Chi desidera morire riempie un modulo e si sceglie la sua morte.
Le storie di Murata Sayaka sono dei bizzarri esperimenti sociali che si svolgono in un mondo apparentemente familiare, in cui il sesso è quasi repulsivo mentre il corpo, la carne e il sangue provocano una morbosa attrazione.
In queste storie c'è una forte critica alla società giapponese dove, secondo la visione di Murata Sayaka, le donne sono considerate delle macchine da parto e il sesso e l'orgasmo è solo uno "scarico di liquidi". Nei suo racconti c'è un evidente desiderio di fuggire dagli schemi imposti dalla società e per quanto alcune situazioni possono risultare grottesche ammetto, pur con estremo disagio, che in alcune parti mi sono pure ritrovato.