
In a Violent Nature
di Chris Nash
Uscito recentemente in Italia in home video, In a Violent Nature è un horror slasher indipendente diretto dall'esordiente Chris Nash e prodotto da Shudder. Presentato al Sundance Festival, il film ha stimolato un vivace dibattito in rete grazie ad alcune sequenze particolarmente crude, che hanno contribuito ad aumentare la sua notorietà.
La storia non è il massimo dell'originalità. Un gruppo di ragazzi in vacanza nei boschi canadesi trova un vecchio ciondolo in un capanno abbandonato risvegliando involontariamente un colosso putrescente di nome Johnny che giaceva sotto terra in attesa di tornare a seminare morte. Inizia così una caccia inesorabile in cui l'implacabile assassino, con passo lento ma inarrestabile, elimina uno dopo l’altro i malcapitati con una brutalità che non lascia spazio all’immaginazione.
Fin qui, nulla di nuovo. Potrebbe sembrare il solito slasher alla Venerdì 13 o Non aprite quella porta, con l'energumeno di turno che fa mattanza di adolescenti idioti e rumorosi. Solo che in questo caso Nash ribalta la prospettiva, e la narrazione si sposta interamente dal punto di vista dell’assassino, relegando le vittime a mere comparse di un dramma annunciato. Il risultato è una sorta di videogioco in terza persona in cui lo spettatore si ritrova a seguire Johnny nelle sue lunghe camminate silenziose, spesso inquadrato di spalle, immerso in una natura tanto ostile quanto lui.
L’estetica del film si costruisce su piani sequenza lunghissimi, panoramiche lente, e inquadrature statiche che trasformano la foresta in un labirinto opprimente. L’assenza totale di colonna sonora amplifica la tensione e l'angoscia.
Quando arriva la violenza, però, il film non fa sconti. La uccisioni, realizzate con effetti speciali prostetici curati da Steven Kostanski, sono particolarmente brutali. Tra queste spicca quello della ragazza che fa yoga, la cui testa viene uncinata e tirata fino ad attraversare il suo torso, diventata già un mezzo cult tra gli appassionati dello splatter.
L’approccio autoriale e sperimentale di Nash potrebbe non piacere a tutti. Le lunghe sequenze di Johnny che vaga per la foresta possono risultare estenuanti, soprattutto per chi si aspetta il ritmo più serrato di uno slasher tradizionale. Non ci sono personaggi memorabili, non c’è una vera trama, non c’è altro che la lenta, inesorabile avanzata di un mostro vendicativo.
Io l'ho trovato interessante, quasi una boccata d’aria fresca in un panorama slasher fossilizzato su se stesso. Il finale, quello in cui la final girl viene caricata dalla donna in macchina, mi ha trasmesso una paura nera, la tensione disturbante di un pericolo incombente.
In a Violent Nature non è un film perfetto ma secondo me merita di essere visto dagli appassionati del genere che cercano qualcosa di originale.
Film
Terrifier 3
di Damien Leone
Quello che sorprende di più è come Damien Leone, partendo quasi dal nulla, sia riuscito in pochi anni a trasformare un semplice clown killer in una vera e propria icona dell’horror contemporaneo. "Terrifier 3", l'ultimo film di una saga horror slasher che si preannuncia essere molto lunga, è costato appena 2 milioni di dollari e finora ne ha incassato 85 di milioni. Stiamo parlando di un film indipendente, vietato ai minori di 18 anni, distribuito da una piccola casa di produzione, la Cineverse, che con un budget ridotto e delle spese di promozione e marketing irrisorie è riuscito a sbaragliare i botteghini delle sale cinematografiche di mezzo mondo. In Italia è uscito nelle sale poco dopo Halloween, e in un attimo ha conquistato la vetta dei migliori incassi. Siamo di fronte a un nuovo fenomeno slasher in cui il personaggio di Art il Clown, come poteva essere Freddy Krueger negli anni '80, si è guadagnato uno spazio nell'immaginario collettivo. Una impresa che ha del miracoloso.
Sono trascorsi cinque anni dai tragici eventi di Terrifier 2. Siamo nel periodo delle festività natalizie e Sienna (Lauren LaVera) e suo fratello minore Jonathan, ancora profondamente segnati da quella traumatica esperienza, stanno cercando di ricostruirsi una vita normale. Dimessa da una clinica psichiatrica, Sienna trova ospitalità presso gli zii e stringe un legame con la giovane cugina Gabbie che la idolatra, mentre Jonathan, ora al college, cerca di dimenticare i terribili eventi passati.
Nel frattempo, Art il Clown (David Howard Thornton), dopo essersi riappropriato della sua testa, entra in una sorta di letargo in una casa abbandonata insieme alla sua compagna di omicidi, Vicky, posseduta dallo spirito della sinistra Little Pale Girl. Il loro riposo viene però interrotto quando due operai di una ditta di demolizione si introducono nell’edificio, risvegliando così le due creature malvagie, pronte a scatenare nuovi massacri raccapriccianti. La follia sanguinosa di Art trasforma il Natale in un inferno, culminando in un violento scontro finale con Sienna, la sua implacabile antagonista.
Se siete alla ricerca di una storia profonda e articolata o di un'approfondimento sulle motivazioni psicologiche del killer demoniaco, allora lasciate perdere. Il film di Leone ha poco da raccontare se non quella di presentare un clown muto che se ne va in giro vestito da Babbo Natale a squartare le persone e uccidere sadicamente le sue malcapitate vittime. "Terrifier 3" è un horror estremo, quasi comico nella sua esasperazione. E' un torture porn che con i suoi effetti squisitamente artigianali vuole provocare il disgusto e scioccare il pubblico che apprezza l’aspetto più crudo e splatter dell'horror old-school. Il personaggio di Art è davvero riuscito e nonostante sia muto, riesce a comunicare un’angoscia unica, riuscendo perfino a strappare un sorriso per il suo macabro humour. Leone conosce bene il potenziale di questo personaggio e lo sfrutta senza mezzi termini, dando vita a una nuova icona del terrore destinata a lasciare il segno.

Terrifier 2
di Damien Leone
Sei anni dopo il primo Terrifier, nel 2022 Damien Leone torna con un sequel, riportando sullo schermo il sadico Art il Clown grazie a una campagna di crowdfunding che ha permesso di finanziare il progetto.
La trama è esile come una ragnatela bucata. Art il Clown (David Howard Thornton) risorge per tormentare una nuova sfortunata famiglia, in particolare la giovane Sienna (Lauren LaVera) e suo fratello Jonathan, in una notte di Halloween che sembra durata un'eternità.
In questo secondo capitolo, Leone spinge a tavoletta sul pedale del citazionismo slasher e aggiunge un tocco onirico alla Nightmare, senza però rinunciare alle sue classiche sequenze di gore estremo ed esagerato. A differenza del primo film, qui c’è una traccia di trama, seppur minima, ma ancora nessuna spiegazione dei perché e dei percome. Fa la sua comparsa un nuovo, inquietante villain: The Little Pale Girl, il fantasma di una bambina a metà tra Harley Quinn e un pierrot posseduto, che fa la sua (s)porca figura tra una mattanza e l'altra.
Nonostante l’indubbio miglioramento tecnico, la sensazione è che questa volta Leone abbia voluto farla fuori dal vasetto (e non è un caso che utilizzo questa espressione). L'introduzione di elementi fantasy e surreali si scontra un po' con la crudezza dell'orrore, creando un contrasto che può risultare destabilizzante. Inoltre, la durata del film - due ore e venti - è davvero eccessiva, soprattutto se consideriamo che si tratta di un B-movie pensato per un puro intrattenimento orrorifico.
Eppure, non si può negare a Leone il merito di aver osato e di non essersi limitato a ripetersi, sperimentando nuovi percorsi. Gli effetti speciali, tutti pratici, sono una celebrazione del cinema splatter anni ’80, e Art il Clown si riconferma come un’icona moderna dell’horror, pronto a mostrare il suo ghigno malefico nell'imminente nuovo capitolo della saga.
Film
Terrifier
di Damien Leone
Il clown fa paura. Mio figlio di sette anni quando vede un pagliaccio o un mimo che fa i palloncini a forma di cane si irrigidisce e si allontana. È evidente che questi bizzarri personaggi dal naso rosso e dalle scarpe giganti più che strapparci una risata ci incutono timore. Si chiama coulrofobia, la paura dei clown, e pare che una persona su sette ne soffra a diversi livelli. Se pensiamo a personaggi come il Pennywise di "It" o il Joker di "Batman", ci rendiamo conto di come nel nostro immaginario la figura del pagliaccio sia sempre di più associata alla paura. Tutto questo preambolo per introdurvi Art, il malvagio e sadico clown creato da Damien Leone, che nel giro di pochi anni è diventato protagonista di una serie di film e cortometraggi entrando nel cuore dei fan dell’orrore.
Terrifier del 2016 è il primo lungometraggio di Leone dopo All Hallows' Eve, l'antologico dei suoi corti in cui veniva presentato per la prima volta Art il Clown. È un film indipendente realizzato con un piccolo budget grazie ad un crowdfunding su internet che ha avuto una distribuzione limitata uscendo solo in home-video.
La trama, se così possiamo chiamarla, è tanto lineare quanto efficace: è la notte di Halloween, due ragazze ubriache si trovano per strada cercando di tornare a casa dopo una festa. Mentre discutono su chi guiderà, attirano l’attenzione di un clown così inquietante da far sembrare Pennywise un semplice artista di strada. Le due amiche per riprendersi dalla sbornia decidono di recarsi in una pizzeria e prendere qualcosa da mangiare ma Art il Clown (David Howard Thornton) le raggiunge iniziando a provocarle con il suo comportamento bizzarro e sinistro. Da lì a poco la loro serata si trasfomerà in un incubo grottesco e le due ragazze si ritroveranno in una vera e propria casa degli orrori in balìa dello psicopatico pagliaccio che si diverte a praticare mutilazioni e omicidi.
Non aspettatevii grandi spiegazioni o intricati retroscena: "Terrifier" è puro, sanguinolento divertimento splatter. Un omaggio agli slasher degli anni '80 in cui la trame e i dialoghi vengono messi in secondo piano e la violenza eccessiva e disturbante la fa da padrona.
Thornton, nei panni di Art, è perfetto con la sua mimica facciale esagerata e il suo silenzio inquietante. Ogni sua mossa, ogni suo sguardo, trasuda una malvagità che non ha bisogno di parole per essere comunicata.
Le scene di violenza sono il piatto forte. Con pochissimo CGI e tanta maestranza, Damien Leone ci regala delle sequenze con violenza estrema mostrando una passione per il gore quasi artistica. La donna segata a metà mette davvero a dura prova. Nonostante tutto la scena che ho preferito è quella dell'ingresso di Art in pizzeria. Niente violenza, solo estremo disagio. Il budget limitato si fa sentire in alcuni momenti, ma il giovane regista è abbastanza abile e ciò che manca in risorse lo compensa con creatività e audacia. Interessante la fotografia e l'uso dei colori alla Mario Bava. La sceneggiatura è la parte più debole, praticamente assente, ma per un film che non si prende troppo sul serio, se non quello di spaventare e disgustare, ci può stare. Perfetto per una maratona di Halloween o per una serata in cui vuoi testare la resistenza allo splatter.

Pearl
di Ti West
Pearl di Ti West del 2022 è il sequel di X: A Sexy Horror Story e fa parte di una trilogia che si conclude con Maxxxine, film del 2024.
Uscito da poco in Italia in streaming e home video, quindi senza passare per le sale, il film prodotto come il precedente dalla A24 (sempre loro) è ambientato durante gli anni della Prima Guerra mondiale e racconta la storia di Pearl - che in X: A Sexy Horror Story era una donna anziana - sempre interpretata dalla brava Mia Goth che qui è accreditata anche come co-sceneggiatrice.
Texas, 1918. Pearl è una giovane ragazza che vive in una fattoria dove si occupa del padre paraplegico insieme a sua madre, una donna di origini tedesche severa e autoritaria. La ragazza sogna di diventare una ballerina famosa e vivere una vita affascinante come quella dei film. I suoi sogni però si scontrano con la realtà, la madre, infelice e depressa, invece di incoraggiarla la riporta alle sue manzioni quotidiane e ai suoi doveri. Mentre attende con poca pazienza il ritorno del giovane marito andato in guerra, Pearl, sentendosi in gabbia, sviluppa un profondo odio per quella vita uccidendo una papera che poi da in pasto a un alligatore. Quando una compagnia di ballo organizza un’audizione che si terrà in città, Pearl decide di partecipare, con la speranza di iniziare una nuova vita nel mondo dello spettacolo. Nessuno può ostacolarla, né la madre, né il padre né il marito che l'ha abbandonata. E' disposta a tutto pur di inseguire il suo sogno, anche a uccidere e a rivelare il suo folle lato diabolico.
Pearl a livello di sceneggiatura dice poco, nel senso che avendo visto X sappiamo già dove va a finire. I punti di forza del film sono altri, la messa in scena e l'interpretazione della protagonista. Sulla regia, l'allestimento scenografico e la fotografia, West e i suoi collaboratori hanno fatto un ottimo lavoro ricostruendo un film in technicolor dai colori saturi e il sapore vintage. Visivamente il film si ispira ai vecchi film della Disney e ai musical degli anni cinquanta citando apertamente la Dorothy del Mago di Oz (vedi l'incontro con lo spaventapasseri ma anche la madre/strega). Sono toni quasi fiabeschi che si contrappongono nettamente con la follia della protagonista e la sua furia omicida. L'altra aspetto positivo di Pearl è la grande prova di Mia Goth che regge l'intero film fino al lungo e graffiante monologo che sfocia in una prolungata e forzata risata sotto i titoli di coda, prima che si spengano la luce dei riflettori.
Aspettando Maxxxine, Pearl l'ho preferito a X.
Film
X - A sexy horror story
di Ti West
X - A sexy horror story di Ti West è un omaggio ai film slasher del passato (Non aprite quella porta, Psycho, Venerdì 13) raccontando il dietro le quinte di un film porno alla fine degli anni settanta.
Siamo in Texas nel 1979. Un produttore insieme a una troupe cinematografica composta da un giovane regista con velleità artistiche, la sua assistente nonché fidanzata (Jenna Ortega) due attrici in cerca di fama, Maxine e Bobby-Lynne (Mia Goth e Brittany Snow) e un attore nero, nonché ex marine, si trasferiscono in un isolato casale nei pressi di una fattoria per girare un film porno chiamato The Farmer’s Daughter. Il proprietario della fattoria che ha affittato il casale, l'anziano burbero Howard, è all'oscuro di tutto. Quando sua moglie Pearl (sempre interpretata da Mia Goth truccata per sembrare anziana) scopre quello che sta accadendo, la situazione prende una brutta piega risvegliando nella donna desideri, invidie e frustrazioni mai sopite.
Il film inizia e si sviluppa seguendo tutti i cliché del genere, tanto che a un certo punto faccio la classifica su chi saranno i primi a morire. Sbaglio e questo mi rincuora.
X è girato come se fosse un b-movie in Super 8 con numerosi rimandi e citazioni ad altri film di genere. Ci sono delle belle sequenze (tipo quella dello stagno con il coccodrillo che si avvicina alla protagonista girata dall'alto) e delle interessanti interpretazioni (il tema della vecchiaia, l'invidia della giovinezza, etc).
Oltre a segnalare la presenza di Chelsea Wolfe come autrice della colonna sonora, informandomi in rete ho scoperto che X fa parte di una trilogia e che in contemporanea a questo film, quindi nel 2022, è stato girato un prequel chiamato Pearl (che ho subito recuperato).