
Musick to play in the dark, vol 1
Coil
John Balance e Peter Christopherson sono stati i Coil, influente gruppo britannico di musica industrial sperimentale attivo dal 1982. La loro produzione è caratterizzata da una miscela di campionamenti, suoni elettronici, testi criptici e tematiche occulte, che hanno dato origine a diversi album e delle "canzoni" decisamente fuori dagli schemi convenzionali.
Nel 2000 Balance e Christopherson, con il supporto del polistrumentista Thighpaulsandra, danno alla luce Musick to play in the dark, vol 1, il primo dei due album lunari, che segna un deciso cambiamento nel loro stile e nella loro estetica sonora. Sei pezzi dilatati per un totale di sessanta minuti in cui l'ascoltatore sprofonda in un mondo oscuro e misterioso, dove suoni ambientali, synth eterei e voci sussurrate creano un'atmosfera ipnotica e onirica. A mio avviso si tratta di uno degli album più rappresentativi e affascinanti dei Coil, un disco notturno e avvolgente che dietro l'apparente quiete nasconde una lucida follia.
L'album si apre con "Are You Shivering?" in un cui una voce frammentata viene piegata dal suono cupo e minaccioso di un drone prima che Balance inizi a recitare i suoi criptici deliri esistenziali. La successiva "Red Birds Will Fly Out of the East and Destroy Paris in a Night" è un omaggio alla musica cosmica strumentale in cui un incalzante giro elettronico ci trascina in un viaggio lisergico che si conclude in un crescendo apocalittico. "Red Queen", invece, ha un ritmo più lento e sensuale in cui la profonda voce di Balance e un pianoforte jazzato ci conducono attraverso un paesaggio sonoro noir e di atmosfera. "Broccoli" è un pezzo bizzarro e crepuscolare, dove la voce narrante di John Balance recita sopra un tappeto sonoro minimalista e pulsante. "Strange Birds" è un esperimento sonoro e rumorisitico che per certi versi mi ricorda "Several Species of Small Furry Animals.." di pinkfloydiana memoria. Il pezzo che conclude l'album è affidato a "The Dreamer is Still Asleep", una lunga e ipnotica ballata in cui il 'sognatore' descritto da Balance potrebbe benissimo essere il Cthulhu di Lovecraft.
Capolavoro.
This is moon music in the light of the moon
Musica
L'Ombra del vampiro
di E. Elias Merhige
L'ombra del vampiro (Shadow of the vampire) è un film del 2000 diretto da E. Elias Merhige. Il film è un tributo alla memoria di Friedrich Wilhelm Murnau e racconta, in chiave fantastica e romanzata, il dietro le quinte del film Nosferatu del 1922.
Partendo dalla leggenda che Max Schreck fosse in realtà un vero vampiro ingaggiato da Murnau per interpretare il conte Orlok - ovviamente Schreck era un attore di teatro che recitò in diversi film dell'epoca - Merhige imbastisce una suggestiva reinterpretazione della creazione cinematografica del capolavoro del cinema horror.
In Germania, nel 1921, il regista Friedrich Wilhelm Murnau (John Malkovich) sta girando "Nosferatu il vampiro", l'adattamento non autorizzato del romanzo "Dracula" di Bram Stroker. Determinato a rendere il suo film il più autentico possibile, Murnau decide di ingaggiare un vero vampiro di nome Max Schreck (interpretato da Willem Dafoe), il cui strano comportamento viene giustificato alla troupe con il fatto che l'attore ha l'abitudine di entrare nel personaggio applicando il metodo Stanislavskij. Quando la troupe cinematografica si trasferisce in Cecoslovacchia per girare gli esterni, i comportamenti di Schreck si fanno sempre più inquietanti e spaventosi con Murnau che cerca di tenere tutto sotto controllo pronto ad accettare terribili compromessi pur di vedere realizzata la sua opera.
Film horror meta-cinematografico che esasperando le leggenda dietro l'attore che interpreta il conte Orlok fornisce una visione personale sulla figura di Murnau raffigurato come un uomo dispotico e ossessionato dalla propria arte.
Pellicola interessante che da un lato strizza l'occhio al cinefilo più incallito (ottime le ricostruzioni delle inquadrature originali di Nosferatu), e dall'altro cerca di intrattenere con ironia, un buon ritmo ma senza troppi scossoni, perdendo un po' di smalto nel finale che risulta inevitabilmente prevedibile.
Grande intepretazione di Willem Dafoe (uno dei miei attori preferiti di sempre).

Casa di Foglie
Mark Z. Danielewski
Libro molto particolare, insolito e per certi versi affascinante. Sicuramente una lettura difficile, non tanto per i contenuti ma per la sua struttura, di come è stato concepito. Ma andiamo con ordine, altrimenti rischio di perdermi.
Uscito negli Stati Uniti nel 2000, Casa di Foglie è stato scritto, in una decina di anni, da Mark Z. Danielewski, qui al suo debutto come scrittore. In Italia è stato pubblicato nel 2005 dalla Mondadori andando subito fuori catalogo e quindi diventando presto introvabile. La scarsa tiratura di questa edizione lo ha reso una sorta di oggetto di culto per collezionisti alimentandone l'alone di leggenda e di mistero (fino a poco tempo fa su ebay lo vendevano a cifre spropositate). Fortunatamente nel 2019 la casa editrice 66thand2nd lo ripubblica in una edizione fedele all'originale e con una nuova traduzione.
Io ho letto proprio quest'ultima edizione.
Casa di Foglie è un libro ergodico, ovvero che richiede al lettore di compiere uno sforzo in più che va oltre a quello di leggere da sinistra a destra riga dopo riga e poi girare pagina per andare a quella successiva. In questo libro - un bel tomo di oltre 700 pagine - sia la scrittura che l'impaginazione non è lineare. Ci sono pagine con righe scritte sottosopra, all'interno di quadrati, spezzettate, capovolte e addirittura a specchio. Alcune pagine sono vuote con solo poche righe al centro mentre altre sono zeppe di righe una sopra l'altra. La parola casa è sempre scritta in blu mentre in alcuni parti il testo è scritto in rosso, barrato o perfino cancellato. Basta sfogliarlo che già visivamente ci si rende conto di avere a che fare con un libro particolamente insolito.


Poi ci sono le note. Questo libro è pieno zeppo di note, che siano bibliografiche o citazioni, molte note ne contengono a loro volta altre in una specie di scatola cinese. Alcune note sono fondamentali altre superflue. Molte sono inventate altre ancora sono vere. Insomma, già solo questo potrebbe scoraggiare il lettore, tanto che, nella pagina iniziale dove solitamente vengono messe le dediche, Danielwski scrive “Questo non è per te”.
Casa di Foglie potrebbe rientrare nella categoria dei libri horror ma sarebbe molto riduttivo catalogarlo in un unico genere. Lo scrittore newyorchese come espediente narrativo utilizza quello del manoscritto ritrovato, ma lo fa in maniera triplice creando una storia stratificata e a incastri.
Veniamo alla trama. Casa di Foglie contiene tre (o quattro?) livelli di narrazione, uno dentro l'altro, come una matrioska. Ogni piano narrativo si distingue dall’uso di un font differente. La storia gira intorno a tre personaggi principali.
Johnny Truant è un giovane tatuatore di Los Angeles, sballato e segnato da vistose cicatrici, che si trasferisce nell'appartamento di un anziano cieco deceduto di recente, un tale chiamato Zampanò. All'interno di una cassa Truant trova un manoscritto scritto da Zampanò, un saggio su un film documentaristico intitolato "La versione di Navidson" (The Navidson Record). Il saggio oltre a contenere riferimenti bibliografici, citazioni, interviste, e appunti di Zampanò, racconta nel dettaglio le vicende che accadono in questo breve cortometraggio (come un cieco possa aver visto il filmato rimane un mistero).
Il documentario (siamo quindi nell'ambito del found footage) è stato realizzato a metà degli anni novanta da Will Navidson, un famoso fotoreporter, che per cercare di recuperare il suo matrimonio si trasferisce insieme a sua moglie Karen Green, una ex modella, e i loro due figli, Chad e Daisy, in una bella casa in campagna, la casa di Ash Tree Lane. Ritornati da una breve vacanza, Navidson si rende conto che l'interno della casa è cambiato e lì dove prima c'era un semplice muro, è comparsa una porta che apre su un corridoio completamente buio. Esternamente tutto è rimasto invariato ma all'interno la casa si è espansa. Navidson decide di installare telecamere in ogni stanza e dopo una prima esplorazione, riunisce amici e parenti addentrandosi, insieme alla sua telecamera e diversi strumenti di misurazione, in questo freddo e buio corridoio che conduce a stanze anonime dalle quali si dipanano altri corridoi e altre stanze in una sorta di inquietante labirinto. Un viaggio angosciante al centro del quale c'è una scala a spirale discendente, apparentemente senza fine.
La casa è un labirinto, una sorta di buco nero in cui precipita Navidson e la sua famiglia, insieme a Zampanò e Truant che ne rimangono irrimediabilmente influenzati. La scrittura, con i testi storti, a specchio, sottosopra, è funzionale alla storia, e la strana impaginazione che ricalca ciò che viene raccontato (penso a quando Navidson sta attraversando un corridoio stretto e il testo che leggiamo si ristringe in una colonna sempre più stretta) vuole provocare nel lettore lo stesso smarrimento dei protagonisti.
È un libro che richiede un enorme sforzo di lettura e che contiene parecchi codici e messaggi nascosti. A tratti è respingente ma allo stesso tempo attrattivo. È un libro da odiare se non stai al gioco e che fa di tutto per risultare disturbante (tipo la nota in cui viene elencato tutto ciò che non c'è nel "corridoio"). Il piano narrativo più interessante è senza dubbio quello in cui vengono descritte le "spedizioni" nella Casa mentre le elucubrazioni mentali e il flusso di coscienza di Truant risultano irritanti quanto è sgradevole il personaggio. Solo alla fine, in appendice, leggendo le lettere della madre, ho avuto un quadro più completo sulla sua instabilità riuscendo in qualche modo a empatizzare sul giovane protagonista.
Non ho ancora capito se Casa di Foglie sia un capolavoro oppure una complessa e articolata follia dell'autore. Sicuramente, se si riesce a superare i momenti critici e lasciare andare le proprie resistenze, è un libro capace di lasciarti la sensazione di avere avuto una particolare esperienza di lettura.
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