
Il paradosso del tempo
di Bernardo Britto
I viaggi nel tempo sono uno dei temi più affascinanti e ricorrenti del cinema di fantascienza. Tra paradossi, salti e loop temporali, questi film hanno la caratteristica che non hanno bisogno di particolari effetti speciali o budget eccessivi, ma soltanto di una buona idea e una sceneggiatura solida.
Tra le tante pellicole di questo genere si inserisce Il paradosso del tempo (Omni Loop), film americano del regista brasiliano Bernardo Britto, che dopo una carriera nel cortometraggio approda alla regia di un lungometraggio mainstream con una storia che mescola sci-fi, dramma e malinconia.
La trama ruota attorno a Zoya Lowe (Mary-Louise Parker), una fisica di mezza età affetta da una misteriosa condizione. I medici gli hanno diagnosticato la presenza di un "buco nero" nel petto e le hanno dato una settimana di vita. Quello che né la sua famiglia né i dottori sanno, però, è che alla fine di quei sette giorni – quando il sangue inizia a colarle dal naso, segnale della sua imminente fine – Zoya si chiude in bagno, ingoia una delle misteriose pillole trovate per caso da bambina, e torna indietro nel tempo di esattamente una settimana. Ogni ciclo ricomincia con il suo risveglio in ospedale, quando il medico la dimette per permetterle di trascorrere gli ultimi giorni con i suoi cari. Costretta a rivivere la stessa settimana migliaia di volte, Zoya si ritrova intrappolata in un loop estenuante. Esausta dalla ripetitività e dal senso di impotenza, decide di allontanarsi dalla cinica subito dopo il suo risveglio. Il fortuito incontro con Paula Campos (Ayo Edebiri), una giovane studentessa di fisica, gli permette di trovare un alleata per provare a studiare i i misteri dei viaggi nel tempo e capire se c'è il modo per interrompre questo ciclo… e forse, riappropriarsi della propria vita.
Il paradosso del tempo prende in prestito suggestioni da classici del genere – da Ricomincio da capo a Predestination, passando per Looper – ma utilizza il meccanismo del loop temporale, più che sulle dinamiche del viaggio nel tempo, per riflettere sull’inevitabilità della morte, il tempo che sprechiamo e gli affetti che trascuriamo. Il film, leggero e malinconico, parla di una donna che non cerca tanto di sfuggire alla fine quanto di fare pace con la propria vita. Mary-Louise Parker è molto brava e sostiene una narrazione che vuole essere toccante per un film mainstream da seconda serata. Se invece parliamo di fantascienza, ho trovato la sceneggiatura tutt'altro che convicente. Buchi logici, disordine narrativo, trovate poco riuscite e risibili – come il buco nero nel petto della protagonista e sopratutto l’uomo nanoscopico, un tizio che un esperimento quantistico sta facendo rimpicciolire all’interno di una scatola, la cui funziona a livello di trama rimane per me sconosciuta.
Un film che intrattiene, facendo leva sull'aspetto romantico, ma dimenticabile.

La macchina del tempo
H.G. Wells
Affascinato dalle copertine di Antonello Silverini realizzate per la collana Piccola biblioteca del fantastico edita da Fanucci, ho acquistato quattro romanzi di H.G. Wells, uno dei più importanti scrittori di fantascienza, che ha ispirato generazioni di autori e registi.
Ho iniziato con La macchina del tempo, il primo romanzo di Wells, pubblicato nel 1895.
In un’epoca in cui il progresso tecnologico avanzava rapidamente e la società iniziava a interrogarsi sulle infinite possibilità aperte dalle nuove scoperte, Wells immagina uno scienziato, il cui nome rimane anonimo, che costruisce una macchina capace di viaggiare nel tempo. La sua prima avventura lo porta oltre l’anno 800.000, dove, invece di trovare una società avanzata, scopre un mondo abitato da due razze umane: gli Eloi, esseri fragili e delicati che vivono in superficie, immersi in una vita apparentemente idilliaca ma priva di significato, e i Morlock, creature inquietanti e primitive che abitano nel sottosuolo, brutali ma dotati di una forza che manca agli Eloi. Questa divisione tra Eloi e Morlock non è casuale: Wells la utilizza per costruire una critica arguta alla società del suo tempo. Gli Eloi rappresentano la classe nobiliare decadente, mentre i Morlock incarnano la classe operaia, sfruttata al punto da essere diventata mostruosa e vendicativa verso i suoi antichi padroni.
Questo scenario distopico suggerisce una visione di involuzione dell’umanità piuttosto che di progresso, e la narrazione si fa ancora più inquietante quando il Viaggiatore si spinge ancora più avanti, verso un futuro in cui la vita sulla Terra è praticamente estinta e il pianeta è ridotto a un paesaggio desolato e ostile. Questa visione cupa del futuro estremo chiude perfettamente il messaggio di Wells, che invita i lettori a riflettere sui rischi del progresso incontrollato, sulle implicazioni etiche delle scelte umane e sul destino dell’umanità stessa. La macchina del tempo, da semplice invenzione scientifica, si trasforma in uno strumento per esplorare paure e inquietudini, incubi e dilemmi eterni dell’essere umano.
Nonostante sia stato scritto più di un secolo fa, La macchina del tempo non solo introduce il concetto di viaggio temporale, ispirando opere di letteratura e cinema, ma si rivela ancora attualissimo, un’opera fondamentale per chiunque ami la fantascienza.
Libri
Primer
di Shane Carruth
Sono sempre stato affascinato dai film dalla trama contorta e complessa, quei film psicologici che richiedono diverse visioni per poterli comprendere pienamente. Un altra mia passione sono i viaggi del tempo e i paradossi temporali. Negli anni ottanta, come tanti ragazzi delle mia età, rimasi folgorato da Back to the Future.
Primer, film scritto, diretto, interpretato e musicato da Shane Carruth, è un film sui viaggi del tempo che si contraddistingue per la sua complessità. E' un film indipendente, privo di effetti speciali, costato la bellezza di 7000$ (neanche un automobile ci compri) che ha a vinto il premio della giuria al Sundance Festival nel 2004, anno in cui è uscito.
La trama vede come protagonisti due ingegneri, Aaron e Abe, che senza volerlo costruiscono una macchina del tempo. Infilandosi in una grossa scatola ronzante che nascondono in un magazzino, i due riescono a tornare indietro nel tempo di qualche ora. In pratica si accende la macchina all'orario in cui si vuole tornare (ad esempio alle 12.00), ci si allontana per evitare di incontrare il proprio doppione, e trascorse le ore in cui si è deciso di quanto sarà lungo il viaggio a ritroso nel tempo (ad esempio di 6 ore) si entra nella scatola temporale (quindi alle ore 18:00) trascorrendo al suo interno il numero di ore pari a quando la macchina del tempo è stata accesa. Uscendo dalla scatola ci si ritroverà al punto di partenza (ovvero nel nostro esempio alle ore 12.00).

Ogni volta che si compie un viaggio nel tempo si crea una nuova linea temporale. Quindi ad ogni viaggio nel tempo corrisponde una timeline diversa che presenta differenze, seppur minime, rispetto alle altre.
Aaron e Abe decidono di sfruttare questa invenzione per arricchirsi in borsa ma quando uno dei due si mette in testa di modificare il corso degli eventi tutto sfugge di mano portando a delle conseguenze terribili e incontrollabili.
Il film è geniale, complesso e volutamente criptico. Non solo non ti viene spiegato ciò che sta succedendo, non solo le numerose linee temporali (alla fine saranno nove) si confondono e si alternano tra di loro, ma ci sono degli eventi di rilievo e dei dettagli che non vengono mostrati e che possono essere intuiti solo attraverso i dialoghi dei due protagonisti. Nonostante il budget ridotto, l'assenza di spettacolarità e la regia acerba, considero Primer il miglior film sui viaggi del tempo perchè il tema viene trattato da un punto di vista teorico e scientifico al punto da farlo apparire perfino credibile, dimostrando quanto a volte siano più importanti le idee e i contenuti che la messa in scena.
Primer è un film che necessita di esser visto tante volte (con questa per me siamo alla quarta) che può esasperare per la difficile comprensione e per come le tematiche vengono affrontate, ma che sicuramente non lascia indifferenti.
Film