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sabato, 30 agosto 2025
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Fuori orario

di Martin Scorsese

Ricordo di aver visto per la prima volta Fuori orario di Martin Scorsese in un vecchio vhs. Un vero colpo di fulmine. Senza ombra di dubbio una delle mie commedie preferite di sempre.
Uscito nel 1985, Fuori orario segna una parentesi insolita nella carriera di Scorsese. Dopo il successo di film drammatici e monumentali, il regista si avventura in una black comedy surreale, fatta di equivoci grotteschi al limite dell'assurdo, ambientata in una New York notturna e labirintica. Inizialmente il film doveva essere diretto da Tim Burton — non oso immaginare agli strambi mostricciatoli che avrebbe messo in scena — ma Scorsese rimase così affascinato dalla sceneggiatura di Joseph Minion che decise di farlo suo. 

Paul Hackett (Griffin Dunne) è un giovane impiegato intrappolato in una routine grigia e prevedibile. Una sera, dopo il lavoro, incontra in un bar una ragazza (Rosanna Arquette) con cui scambia una conversazione piacevole e ottiene il numero di telefono della sua amica, da cui è ospite. Tornato a casa, decide di raggiungerla nel quartiere di Soho, sperando di vivere un’avventura diversa dal solito e di lasciarsi alle spalle, almeno per una notte, la monotonia quotidiana. Ma quello che sembra un appuntamento innocuo si trasforma ben presto in una notte interminabile, segnata da contrattempi assurdi e incontri con personaggi eccentrici. Più Paul cerca di riprendere il controllo e tornare a casa, più si ritrova intrappolato in un vortice grottesco che lo spinge ai limiti della sopportazione.

Pur non venendo considerato tra i film più importanti di Scorsese, Fuori Orario rimane la pellicola a cui sono più affezionato. Ha quasi l’aria di un film indipendente, come se fosse l’opera prima di un regista promettente, ma Scorsese aveva già firmato capolavori come Taxi Driver e Toro Scatenato. Qui si muove su un registro diverso, realizzando una commedia noir grottesca, che si consuma nell’arco di una sola notte, dove un uomo normale si perde in una New York notturna affascinante e spettrale che si trasforma in un labirinto di vicoli ciechi, imprevisti e coincidenze paradossali che lo portano a conoscere personaggi e affrontare una serie crescente di complicazioni, fino a rendere la sua discesa sempre più surreale. Tutto sembra governato dall'imprevisto, è il caso, insieme alle sue scelte sbagliate, a trascinarlo nei guai ed è ancora il caso, beffardo e imprevedibile, a restituirlo infine alla sua normalità.

Griffin Dunne, perfetto nel ruolo del protagonista, interpreta un personaggio profondamente kafkiano — e da adolescente Kafka era tra le mie letture preferite — perseguitato da un destino tanto cinico quanto imperscrutabile, che a un certo punto esplode in strada urlando: “Perché tutto questo proprio a me? Sono un semplice programmatore di computer!”. È la battuta che meglio riassume il cuore del film, la sconfitta dell’uomo comune davanti all’assurdità del mondo.
Con un ritmo incredibile, Scorsese mette in scena un viaggio notturno dove alienazione e assurdità regnano sovrane. È un percorso iniziatico dentro il malessere e l’incomunicabilità di una città popolata da artisti, tassisti, cameriere, punk sadomaso, ladri e suicidi. Un mondo in cui i confini tra sogno e realtà si sfumano continuamente, e in cui l’inquietudine diventa così estrema da risultare esilerante. La forza del film sta proprio lì, nel perfetto equilibrio tra tensione e umorismo, tra incubo e risata.
Per certi versi, la frustrazione di Paul mi ha ricordato quella del protagonista di Brazil di Terry Gilliam — un altro dei miei film preferiti, uscito peraltro nello stesso anno. Due opere diversissime, che hanno un finale diverso ma unite dalla stessa ironia nera.

Un cult, insomma. Uno di quei film che mi rivedo sempre volentieri.

Film
Noir
Grottesco
Commedia
USA
1985
Retrospettiva
martedì, 25 giugno 2024
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Libri di Sangue - Racconti voll. 1-3

Clive Barker

Clive Barker è uno degli autori più innovativi e influenti nel genere dell'horror contemporaneo. Nei primi anni novanta, dopo aver visto il suo film "Hellraiser" (probabilmente la sua opera più iconica e conosciuta), mi ritrovai a leggere un libro con alcuni suoi racconti rimanendo profondamente turbato da quel senso di disagio straniante che la storia e i suoi personaggi erano riusciti a trasmettermi. 
Nato a Liverpool, Inghilterra, nel 1952, Barker è un artista poliedrico che spazia dalla scrittura alla regia cinematografica, dalla pittura ai fumetti. In Italia tutti i suoi libri sono stati pubblicati ma da tempo si trovano fuori catalogo. Io ne conservo alcuni, ingialliti dal tempo, affianco ai vecchi libri di Stephen King letti durante la mia adolescenza. Nonostante il "Re dell'Horror" definì Barker il suo erede, come riportato nelle copertine dei libri di quest'ultimo (un espediente usato dagli editori per catturare l'attenzione dei lettori) i due autori, pur appartenendo allo stesso genere, hanno uno stile e delle tematiche decisamente diverse. King predilige una narrativa più tradizionale ed eccelle nella creazione di paure radicate nella realtà quotidiana, mentre Barker crea mondi completamente nuovi e inquietanti trascinando i lettori in un'odissea di orrori carnali, viscerali e surreali.

Esponente di spicco della letteratura splatterpunk e body horror, Barker fa il suo esordio nella letteratura con la serie di racconti e storie brevi pubblicate in sei volumi tra il 1984 e il 1985 intitolata "Libri di Sangue" (Books of Blood). In Italia sono stati pubblicati negli anni novanta prima dalla Sonzogno e poi dalla Bompiani con i titoli di "Infernalia", "Ectoplasm", "Sudario", "Creature", "Visions" e "Monsters".

In tempi recenti i "Libri di Sangue" sono stati nuovamente riproposti al pubblico grazie alla Fanucci editore che ha accorpato i sei libri in due volumi distinti impreziositi dalle splendide copertine dell'illustratore Daniele Serra.
Dal momento che avevo dei "buchi" io me li sono presi entrambi e per l'occasione mi sono letto il primo dei due volumi.

In questo primo volume ci sono sedici storie di media lunghezza che esplorano una vasta gamma di orrori, dalle creature mostruose alle perversioni umane. Molti di questi racconti sono intrisi di erotismo, tensioni sessuali e da una estrema morbosità del corpo in cui la soglia del dolore e quella del piacere si confondono, creando un'esperienza narrativa intensa e disturbante.
Senza citarli tutti, tra i racconti che più mi hanno coivolto ci sono "Mai dire maiali" dove degli orfani vengono dati in pasto a un maiale in una sorta di macabro sacrificio, "In collina, le città" dove in un paese dei balcani si svolge ogni anno una competizione tra due villaggi vicini che si combattono assemblando due giganti con i corpi dei cittadini, "Jacqueline Ess: le sue ultime volontà" che ha come protagonista una donna che ha la capacità di modificare il proprio corpo e quello altrui, e infine "Macelleria Mobile di Mezzanotte", probabilmente il suo racconto più celebrato e (insieme a "La pelle dei padri") quello più "lovecraftiano".
In "Macelleria Mobile di Mezzanotte", dal quale è stato tratto il film Prossima fermata - L'inferno del 2008, un uomo, mentre viaggia di notte sulla metropolitana di New York, si ritrova nel vagone adiacente a quello di un serial killer che uccide i passeggeri del treno appendendo i loro corpi come carne da macello. Alla fine della corsa il nostro protagonista si ritroverà in un incubo senza via d'uscita e nella profondità della città verrà a contatto con un orrore primordiale.

Per gli amanti dell'horror, i "Libri di Sangue" sono una lettura imprescindibile, un'opera che continua a influenzare e ispirare generazioni di scrittori e cineasti.

Libri
Horror
1984
1985
2022

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