
Operazione diabolica (Seconds)
di John Frankenheimer
"Seconds" è un thriller psicologico del 1966 diretto da John Frankenheimer. Adattamento dell'omonimo romanzo di David Ely pubblicato nel 1963, il film in italiano è conosciuto con l'infelice titolo di "Operazione Diabolica" mentre il libro da cui è tratto è stato pubblicato in Italia con il titolo "Istituto di bella morte". Tra i due titoli non si sa quale sia peggio.
Il film racconta la storia di Arthur Hamilton, un uomo di mezz'età insoddisfatto della sua vita e del suo lavoro, che viene contattato da un misteriosa organizzazione che gli offre la possibilità di una nuova vita sotto falsa identità. Hamilton accetta, passando attraverso una serie di operazioni chirurgiche e trasformazioni che lo rendono fisicamente giovane e diverso. Con il nuovo volto, Arthur assume l’identità di Tony Wilson, pittore di Malibu ritrovandosi a vivere una vita completamente diversa. Tuttavia, la sua nuova vita si rivela ben presto un incubo, portandolo a confrontarsi con le conseguenze delle sue scelte e con la fragilità della propria identità.
"Seconds" è un film poco conosciuto ma particolare che solleva interrogativi sul desiderio di evasione e sull'opportunità di ricominciare una nuova vita. Un fanta thriller che offre una riflessione disturbante sui temi dell'identità e del cambiamento, girato in bianco e nero con uno stile psichedelico e onirico. Il film è caratterizzato da angolazioni bizzarre, scenografie angolari e un uso audace della luce e dell'ombra che, fin dai titoli di testa (realizzati dal grafico Saul Bass), contribuiscono a creare un'atmosfera di disorientamento e inquietudine, riflettendo l'angoscia interiore del protagonista. Tra prospettive impossibili - vedi la scena del presunto stupro - e deformazioni surrealistiche, il film, sopratutto nella prima parte, mi ha ricordato un incubo Lynchano, evocando quella stessa atmosfera disturbante presente nelle sue opere. Peccato che nel mezzo, ovvero nella sequenza della festa pagana hippie o nell'ubriacatura durante il ricevimento nella casa di Malibù, secondo me si esagera nei tempi e nella sostanza diventando tutto troppo eccessivo. Il film si riprende nel finale con un colpo di scena, magari prevedibile, ma ben assestato. Buona la prova dell'attore Rock Hudson, che qui interpreta la nuova identità del protagonista, in un ruolo assai diverso da quello a cui il pubblico era abituato a vederlo, così come quella di John Randolph che interpreta Hamilton prima dell'operazione.
Film
Operazione Paura
di Mario Bava
Da molti ritenuto il capolavoro di Mario Bava, Operazione Paura del 1966 è senz'altro il miglior film gotico italiano di sempre.
La storia inizia con l'arrivo del dottor Paul Eswai (Giacomo Rossi-Stuart) in un piccolo villaggio per investigare su una misteriosa morte avvenuta in circostanze sospette. La vittima sembra essere stata uccisa da una forza sconosciuta. Nel villaggio, il dottor Eswai scopre che gli abitanti sono terrorizzati da una maledizione legata a una bambina di nome Melissa, morta tragicamente anni prima. Si dice che il suo spirito perseguiti il villaggio, causando la morte di chiunque incontri il suo sguardo.
Operazione Paura è un esempio magistrale dell'abilità di Mario Bava nel creare atmosfere inquietanti e visivamente affascinanti, grazie a una fotografia dai colori vibranti e psichedelici, e a una messa in scena coinvolgente. Bava utilizza luci, ombre, piani sequenza, zoom e angolazioni di ripresa innovative per generare un senso di claustrofobia e terrore che permea l’intera storia, sopperendo con la sua creatività e il suo enorme talento a una esile sceneggiatura - il copione del film era di solo trenta pagine - e a una recitazione tutt'altro che memorabile. A causa del budget ridotto, il film venne girato in soli dodici giorni nei pressi di Faleria, un piccolo borgo situato nel Viterbese, mentre per gli interni della villa venne utilizzata Villa Grazioli a Grottaferrata, vicino Roma.
Alcune scene sono memorabili. La sequenza del protagonista che insegue se stesso all'interno della stessa stanza - ripresa da David Lynch nell'episodio finale della seconda stagione di Twin Peaks - la scala a chiocciola che si avvolge a spirale su se stessa e sembra essere senza fondo, oppure l'inquietante bambina fantasma con la palla rimbalzante che, oltre a diventare parte dell'immaginario horror, è stata usata, a mo' di plagio, da Federico Fellini nell'episodio Toby Dammit del film Tre passi nel delirio.
Ottima anche la colonna sonora di Carlo Rustichelli, che contribuisce a creare un’atmosfera di inquietudine costante. All'estero il film è conosciuto come Kill, Baby, Kill, un titolo decisamente più adatto rispetto all'orrido titolo "Operazione Paura" scelto dalla produzione.
Vedendo questo film, così come quelli passati, non posso fare a meno di chiedermi quale sia stato il motivo per cui Mario Bava accettò di lavorare in condizioni assolutamente precarie e con pochi finanziamenti, immaginandomi a come sarebbe stato un suo film in una grande produzione e come potevano venire valorizzate le sue idee geniali in una pellicola con una storia e una sceneggiatura un po' più coinvolgenti. Forse temeva che non avrebbe avuto la stessa libertà creativa e di dover accettare troppi compromessi.
In tutti i modi, nonostante le carenze di produzione (e un titolo osceno), Operazione Paura rimane un vero e proprio cult del cinema di genere, ennesima testimonianza del genio e del talento di Mario Bava come maestro del terrore.