
Operazione Paura
di Mario Bava
Da molti ritenuto il capolavoro di Mario Bava, Operazione Paura del 1966 è senz'altro il miglior film gotico italiano di sempre.
La storia inizia con l'arrivo del dottor Paul Eswai (Giacomo Rossi-Stuart) in un piccolo villaggio per investigare su una misteriosa morte avvenuta in circostanze sospette. La vittima sembra essere stata uccisa da una forza sconosciuta. Nel villaggio, il dottor Eswai scopre che gli abitanti sono terrorizzati da una maledizione legata a una bambina di nome Melissa, morta tragicamente anni prima. Si dice che il suo spirito perseguiti il villaggio, causando la morte di chiunque incontri il suo sguardo.
Operazione Paura è un esempio magistrale dell'abilità di Mario Bava nel creare atmosfere inquietanti e visivamente affascinanti, grazie a una fotografia dai colori vibranti e psichedelici, e a una messa in scena coinvolgente. Bava utilizza luci, ombre, piani sequenza, zoom e angolazioni di ripresa innovative per generare un senso di claustrofobia e terrore che permea l’intera storia, sopperendo con la sua creatività e il suo enorme talento a una esile sceneggiatura - il copione del film era di solo trenta pagine - e a una recitazione tutt'altro che memorabile. A causa del budget ridotto, il film venne girato in soli dodici giorni nei pressi di Faleria, un piccolo borgo situato nel Viterbese, mentre per gli interni della villa venne utilizzata Villa Grazioli a Grottaferrata, vicino Roma.
Alcune scene sono memorabili. La sequenza del protagonista che insegue se stesso all'interno della stessa stanza - ripresa da David Lynch nell'episodio finale della seconda stagione di Twin Peaks - la scala a chiocciola che si avvolge a spirale su se stessa e sembra essere senza fondo, oppure l'inquietante bambina fantasma con la palla rimbalzante che, oltre a diventare parte dell'immaginario horror, è stata usata, a mo' di plagio, da Federico Fellini nell'episodio Toby Dammit del film Tre passi nel delirio.
Ottima anche la colonna sonora di Carlo Rustichelli, che contribuisce a creare un’atmosfera di inquietudine costante. All'estero il film è conosciuto come Kill, Baby, Kill, un titolo decisamente più adatto rispetto all'orrido titolo "Operazione Paura" scelto dalla produzione.
Vedendo questo film, così come quelli passati, non posso fare a meno di chiedermi quale sia stato il motivo per cui Mario Bava accettò di lavorare in condizioni assolutamente precarie e con pochi finanziamenti, immaginandomi a come sarebbe stato un suo film in una grande produzione e come potevano venire valorizzate le sue idee geniali in una pellicola con una storia e una sceneggiatura un po' più coinvolgenti. Forse temeva che non avrebbe avuto la stessa libertà creativa e di dover accettare troppi compromessi.
In tutti i modi, nonostante le carenze di produzione (e un titolo osceno), Operazione Paura rimane un vero e proprio cult del cinema di genere, ennesima testimonianza del genio e del talento di Mario Bava come maestro del terrore.