
Jodorowsky's Dune
di Frank Pavich
Il Dune di Jodorowsky è una delle leggende più affascinanti della storia del cinema.
Il documentario realizzato da Frank Pravich nel 2013 racconta la storia del più grande film non realizzato, la mancata trasposizione per il grande schermo del romanzo fantascientifico Dune di Frank Herbert da parte del visionario artista cileno Alejandro Jodorowsky, raccogliendo le interviste dello stesso Jodorowsky e dei vari protagonisti coinvolte all'epoca nel progetto.
Nel 1973, Alejandro Jodorowsky, scrittore, poeta e artista a tutto tondo noto per il suo stile surrealista e provocatorio, si trovava all’apice della popolarità come regista, dopo la realizzazione di due cult movie come El Topo e La montagna sacra. Il suo sogno era quello di realizzare il film più importante della storia del cinema, così, con la complicità del produttore francese Michel Seydoux che era riuscito a prendere i diritti dal libro di Herbert, decise di realizzare un film traendo spunto dalla saga fantascientifica di Dune. Jodorowsky però non voleva adattare Dune in una semplice trasposizione cinematografica, il suo film doveva essere un'odissea visiva che avrebbe sconvolto il mondo e rivoluzionato il cinema. Nel documentario Jodorowsky dice: "Volevo fare un film che avrebbe dato alla gente, che all'epoca faceva uso di LSD, le allucinazioni che si hanno con quella droga, ma senza allucinogeni. Questo film avrebbe dovuto cambiare le percezioni del pubblico ". Spinto da un incontenibile entusiasmo e grazie alla credibilità acquisita con i film precedenti, Jodorowsky inizia a reclutare una squadra di talenti e artisti di primo piano. Il primo tra questi è il fumettista francese Jean Giraud noto con il nome d’arte Moebius - probabilmente il più grande disegnatore di fantascienza di tutti i tempi - al quale Jodorowsky affida il compito di realizzare gli storyboard, ovvero le vignette delle inquadrature scena per scena. A occuparsi di disegnare le astronavi sceglie l'illustratore inglese Chris Foss , all'epoca autore di numerose copertine di libri di fantascienza. Per realizzare il mondo degli Harkonnen (i "cattivi" di Dune) viene arruolato l'artista svizzero H. R. Giger noto per le sue opere cupe e sinistre. Per la musica e la colonna sonora vengono contattati i Pink Floyd, mentre per gli effetti speciali l'incarico viene affidato a Dan O’Bannon (che aveva lavorato agli effetti speciali di Dark Star, un film di John Carpenter) dopo che Douglas Trumbull , colui che realizzò gli effetti di 2001: odissea nello spazio di Kubrik, venne scartato perchè Jodorowsky lo ritenne inadatto "spiritualmente".
Veniamo ora agli attori. Il figlio di Jodorowsky viene scelto per fare Paul, il protagonista. Gli altri attori coinvolti sono David Carradine nel ruolo del duca Leto, Gloria Swanson, Alain Delon e Mick Jagger. Ma le stelle che più di ogni altro Jodorowsky voleva nel suo film erano Orson Wells e Salvatore Dalì. Il primo avrebbe dovuto interpretare il Barone Vladimir Harkonnen (il capo degli Harkonnen, che nel romanzo è descritto come un uomo laido e obeso) mentre Dalì, che non aveva mai recitato in vita sua, doveva essere l'imperatore galattico Shaddam IV. Nel documentario c'è l'intervista di Amanda Lear, al tempo amante e musa di Dalì, la quale racconta che Jodorowsky, per convincerlo, gli propose di essere l’attore con la paga più alta "al minuto", 100.000 dollari al minuto. Jodorowsky avrebbe girato due, tre minuti mentre il resto della scena sarebbe stata affidata a un robot a lui somigliante. Dalì accetta a patto di potersi poi tenere il robot.
Composto la squadra di artisti, realizzato lo storyboard e trovati gli attori, Jodorowsky si mette alla ricerca dei fondi per girarlo, dato che quelli che aveva a disposizione non bastavano. La colossale e ambiziosa opera, della durata di oltre dieci ore e dai costi di produzione diventati altissimi, viene proposto alle maggiori case di produzione di Hollywood. I produttori, sfogliando il grande libro con la sceneggiatura illustrata da Moebius, rimangono affascinati, ma alla fine nessuno di loro se la sente di investire in un progetto così oneroso affidandolo peraltro a un regista di nicchia poco incline ai compromessi e completamente estraneo allo showbiz di Hollywood.
Alla fine il film non si fece.
Alcuni anni più tardi, come ben sappiamo, Dune venne realizzato da De Laurentis per la regia di David Lynch. Nel documentario Jodorowsky afferma di aver provato tanta frustrazione sapendo che il suo "sogno" lo stava realizzando qualcun'altro ma dopo averlo visto ammette di essere stato felice perchè il film era davvero brutto.
Alla fine del Dune di Jodorowsky rimangono le bozze di produzione di Moebius, le illustrazioni affascinanti di Giger e Foss e tutte le storie dietro le quinte che questo film mai realizzato si porta dietro. Il fermento artistico, l'energia creativa incanalata in questo folle progetto, oltre a lasciare nelle persone che ci lavorarono un segno profondissimo, negli anni successivi si è riversato in altre direzioni prendendo forme diverse. Jodorowsky insieme a Moebius è l'autore de L'Incal, una delle più interessanti e innovative space opera a fumetti, H.R. Giger ha realizzato le scenografie e le fattezze dello xenomorfo di Alien, mentre molte delle idee e delle scene presenti nello storyboard del Dune di Jodorowsky si possono ritrovare nel primo Star Wars del 1977.

Rimane la "bibbia", la sceneggiatura disegnata da Moebius del Dune di Jodorowsky. Un paio di anni fa una delle poche copie al mondo è stata comprato a una asta per 2,6 milioni di euro da un collettivo di internet (SpiceDao) con l'intento di realizzare una serie televisiva. Peccato che acquistare una copia di un libro non conferisce al compratore di avere i diritti sull'opera. In tutti i modi grazie a questa "comunità" ora, facendo le dovute ricerche nei canali dedicati, è possibile 'sfogliare' questa opera incompiuta immergendosi in una delle leggende più affascinanti e avvincenti dell'universo cinematografico.
Film
Lynch/Oz
di Alexandre O. Philippe
Premessa. Dire che David Lynch è il mio regista preferito sarebbe sminuire la portata della mia ammirazione. La mia stima verso di lui va ben oltre la sua filmografia: è un’adorazione che si estende a tutte le sue espressioni artistiche, dal cinema alla pittura, dalla musica alla meditazione. Lynch è l’unico artista che vorrei incontrare, stringergli la mano, e con quel semplice gesto trasmettergli tutta la mia gratitudine per avermi mostrato la potenza dell’immaginazione. Fine premessa.
Sono andato al cinema a vedere Lynch/Oz, un documentario di Alexandre O. Philippe in cui il Mago di Oz, il film di Fleming del 1939, viene messo a confronto con l'intera filmografia di Lynch.
David Lynch ha dichiarato nelle sue interviste che il Mago di Oz è uno dei suoi film preferiti ed è innegabile, vedendo nei dettagli alcune delle sue opere, di quanto ne sia stato realmente influenzato (nel suo studio privato, quello dove realizza i suoi quadri, c'è appesa la foto di una immagine presa dal film).
Il documentario è diviso in sei parti (ognuno affidato a un regista diverso che fornisce la sua chiave di interpretazione personale) e mette a confronto sequenze dei film di Lynch con quelli del Mago di Oz. Il film più diretto ed esplicito è Cuore selvaggio ma ci sono riferimenti sparsi in Velluto blu, Mulholland Drive e in Twin Peaks (dall'ossessione per le scarpette rosse alle tende di velluto dietro a cui si cela l'irreale e l'uomo che non c'è).
In realtà nel documentario oltre alla cinematografia di Lynch vengo citati e mostrati altri film, forse troppi e il documentario, pur essendo interessante, alla fine risulta un pò troppo lungo. Resta comunque un analisi affascinante per chi come me ama e stima questo grande cineasta.