
Alien: Romulus
di Fede Álvarez
Alien: Romulus diretto da Fede Álvarez è il settimo capitolo della lunga saga di Alien iniziata con il primo, straordinario Alien del 1979.
Narrativamente parlando la storia si colloca tra "Alien" e "Aliens - Scontro finale" e vede come protagonista la giovane orfana Rain (Cailee Spaeny) che insieme a Andy (David Jonsson), un androide malfunzionante che considera una sorta di fratello, si trova su un pianeta avvolto da un'oscurità perenne dove si estrae minerali e i lavoratori vengono sfruttati dalla Weyland-Yutani, la compagnia che amministra le colonie umane al di fuori del sistema solare. Stanca di questa vita senza futuro, Rain accetta la proposta del suo ex fidanzato Tyler e insieme alla sorella incinta Kay, il cugino Bjorn e la sua fidanzata Navarro salgono sul relitto di una stazione spaziale entrata in orbita attorno al pianeta per recupare delle capsule di stasi criogeniche che gli consentirebbero di raggiungere il pianetà abitabile più vicino. La stazione spaziale, divisa nei moduli speculari Romulus e Remus, si rivela essere un centro di ricerca sperimentale al cui interno si trovano numerosi facehugger ibernati che, ovviamente, vengono inavvertitamente risvegliati generando gli xenoformi che iniziano a braccare i nostri sprovveduti protagonisti.
Il film parte bene, quanto meno nella prima mezz'ora, ma poi diventa una sorta di remake citazionista dei primi due Alien che sembra essere stato concepito da una parte per soddisfare i fan storici della saga, dall'altra per "acchiappare" un pubblico più giovane, con l'intenzione di rivitalizzare il franchise mantenendo tutti gli elementi che lo hanno reso celebre e così garantire un ricambio generazionale. Tutto avviene come dovrebbe andare in un film di Alien anche a costo di replicare intere sequenze di scene già viste - tanto per farvi un esempio tra mille, l'intimo della Ripley viene sostituito dai piedi nudi della protagonista perchè è così che si deve affrontare l'alieno nella scena finale - perdendo la logica e le motivazioni di una storia priva di credibilità e quindi anche di tensione proprio perchè sappiamo già cosa accadrà nella scena successiva.
E' come andare sul tunnel dell'orrore e rivivere le esperienze del passato che però avendole già vissute non fanno più paura. Un vero peccato, perché dal punto di vista stilistico, il film ha una ottima regia, una buona fotografia, scenografie retrò di grande impatto e un buon uso di effetti speciali tradizionali - animatroni e make-up prostetico al posto della CGI - che evidenzia ancor di più l'occasione sprecata.
Avevo apprezzato la deriva "filosofica" di Prometheus e Covenant che, nonostante non siano riusciti pienamente, stavano tentando di creare qualcosa di nuovo e originale ma capisco che il pubblico preferisca vedere uno slasher movie in cui il mostro insegue carne da macello nei corridoi claustrofobici di una astronave nello spazio riproponendo pedissequamente tutti i momenti cult della saga di Alien.
Film