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sabato, 21 giugno 2025
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The Sick Man Of Europe

The Sick Man Of Europe

Erano mesi che non postavo una recensione su un disco. Il problema è, almeno nel campo delle novità, che non c'era nulla che attirasse più di tanto la mia attenzione. In quest’epoca di playlist, streaming e marasma di proposte mordi e fuggi, è sempre più difficile rimanere colpiti da qualcosa.
A ridestare il mio interesse ci pensa questo gruppo londinese, The Sick Man Of Europe, il cui album, che porta lo stesso nome, è uscito proprio in questi giorni, anticipato nelle ultime settimane da una manciata di singoli.
The Sick Man of Europe è un termine storicamente associato all’Impero Ottomano, ma che oggi torna utile per descrivere lo stato confusionale del Regno Unito post-Brexit. E la musica di questo disco sembra partite proprio da lì, da un'Europa senza bussola, iperconnessa e disumanizzata.

Il trio – semisconosciuto, avvolto da un alone di mistero, nessuna intervista, pochissime informazioni, solo qualche apparizione live in piccoli club – arriva con un debutto che suona sintetico, minimale, monocromatico, ossessivo nella forma, radicale nel contenuto.
Le influenze sono dichiarate e nobili, una sorta di Joy Division in chiave elettronica con influenze krautrock alla Neu!. Pattern elettronici gelidi e ripetitivi, costruiti su drum machine e tastiere analogiche su cui una voce distaccata, spettrale e filtrata parla del malessere dell’epoca digitale, dell’identità umana, dell’alienazione tecnologica, e della ricerca di un significato nel mondo moderno. A che punto diventiamo obsoleti?
Sono i temi dei primi due brani, Obsolete e Transactional, dal ritmo incalzante e ripetitivo. Sanguine si prende nove minuti per mappare ansie geopolitiche e futuri possibili, mentre Profane Not Profound inchioda l’ascoltatore con un ritornello brutale: "We eat, we bite, we shit. The modern world makes me sick. Let’s destroy it. Si continua con la penetrante Movement, e la meno interessante Acidity Regulator. Chiude tutto I’m Alive, l’unico spiraglio di affermazione vitale in un disco che sembra scritto dentro un server che ha appena acquisito autocoscienza. È la luce fredda di un neon rotto. Ma è luce.

The Sick Man Of Europe è un disco fuori dal tempo, claustrofobico, rigido, a tratti impenetrabile. Ma se si accetta il suo codice, è uno di quei dischi che ti si pianta dentro il cranio. Al momento è il mio disco dell'anno.

https://thesickmanofeurope.bandcamp.com/album/the-sick-man-of-europe

Musica
Post-Punk
Krautrock
UK
2025
giovedì, 16 gennaio 2025
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Die Wilde Jagd

Uhrwald Orange

Da qualche giorno sto ascoltando a ripetizione questo disco.

Die Wilde Jagd è il progetto musicale del tedesco Sebastian Lee Philipp, polistrumentista noto inizialmente come metà del duo electropop Noblesse Oblige.
Uhrwald Orange è il secondo album, uscito nel 2018 per l'etichetta Bureau B.
Il titolo, che può essere tradotto come "Clockwood Orange", suggerisce un'immersione in un paesaggio notturno e misterioso, tematica che pervade l'intero lavoro.

L'album, prevalentemente strumentale, presenta lunghe tracce elettroniche che si collocano tra krautrock e kosmische musik, intrecciate a beat minimalisti e arricchite dall'uso di strumenti e influenze eterogenee. Le tracce, alcune delle quali superano i dieci minuti, si sviluppano gradualmente attraverso sequenze elettroniche ripetitive e loop psichedelici, evolvendosi in una tessitura sonora che combina atmosfera, estasi e malinconia.

Tra i miei pezzi preferiti ci sono la tenebrosa "Kreuzgang", la minimale "Fremde Welt" e la malinconica ballata "Ginsterblut", che insieme a "2000 Elefanten" è una delle due tracce cantate da Philipp.

Nei prossimi giorni è prevista l'uscita del nuovo album di Die Wilde Jagd in collaborazione con la Metropole Orkest. Il pezzo di lancio che ho ascoltato non mi ha convinto. Vediamo cosa ci riserverà il disco completo.

Musica
elettronica
Krautrock
Germania
2018

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