
Hellraiser
di Clive Barker
"Hellraiser", diretto da Clive Barker e uscito nel 1987, è un cult movie che ha segnato profondamente il genere horror e ha dato vita a una lunga saga cinematografica composta, ad oggi, da dieci film - dalla parabola qualitativa alquanto discendente - più il recente reboot del 2022. Tratto dal racconto breve "The Hellbound Heart" (tradotto in Italia come "Schiavi dell'Inferno") scritto dallo stesso Barker, il film si distingue per la sua visione originale e inquietante dell'orrore, discostandosi nettamente dagli stereotipi del genere slasher che dominavano l’epoca.
Scrittore, illustratore e artista poliedrico, l’inglese Clive Barker, ancora prima dell’uscita di “Hellraiser”, era già un nome abbastanza noto nella letteratura horror di quel periodo grazie alla pubblicazione dei Libri di Sangue (Books of Blood), una raccolta di racconti usciti tra il 1984 e il 1985 che avevano catturato l’attenzione di autori come Stephen King, David Cronenberg e James G. Ballard. Nel mondo cinematografico, Barker aveva già avuto qualche esperienza firmando le sceneggiature di "Underworld" e "Rawhead Rex" entrambi diretti da George Pavlou. Tuttavia, insoddisfatto del modo in cui erano stati realizzati, Barker decise di mettersi dietro la macchina da presa per la prima volta con "Hellraiser" determinato a esplorare senza compromessi i temi oscuri e le atmosfere macabre che contraddistinguono il suo lavoro. Ottenuto un contratto con la New World Pictures di Roger Corman, il produttore Christopher Figg mise a disposizione di Barker un budget ridotto, circa un milione di dollari, costringendo il regista e il suo team a essere estremamente creativi nella gestione delle risorse. Nonostante queste limitazioni finanziarie, Barker riuscì a sfruttare al massimo ogni dollaro, utilizzando effetti speciali pratici, girando il film all'interno di una vera casa per mantenere i costi bassi, e affidandosi a un cast di attori principalmente sconosciuti, ma di talento. Pur dovendo affrontare restrizioni imposte dalla censura, "Hellraiser" fu un successo, guadagnando oltre 14 milioni di dollari al botteghino solo negli Stati Uniti.
"Hellraiser" racconta la storia di Frank Cotton, un uomo che, spinto dalla ricerca di esperienze estreme e proibite, entra in possesso della scatola di Lemarchand, un misterioso cubo rompicapo che promette di aprire le porte a piaceri ultraterreni. Convinto di poter accedere a un nuovo regno di sensazioni, Frank risolve il puzzle, ma invece di trovare il piacere che cercava, evoca i Cenobiti (nel film vengo tradotti in Supplizianti), creature demoniache dal look sadomaso che percepiscono il piacere come una forma di tortura estrema. Condannato a un'eternità di sofferenza, Frank viene smembrato e trascinato in una dimensione infernale.
Qualche tempo più tardi, Larry, il fratello di Frank, e sua moglie Julia (Clare Higgins) si trasferiscono nella vecchia casa di famiglia. Durante il trasloco Larry si ferisce alla mano e il sangue cola sul pavimento della soffitta, proprio nel luogo dove suo fratello ha compiuto il rituale prima di scomparire. Questo evento avvia il processo di rigenerazione del corpo di Frank, il quale, all'insaputa del fratello, ha avuto in passato una relazione con sua moglie. Quando Julia scopre che il suo ex amante è ancora vivo, ma fisicamente incompleto, la donna, ancora innamorata di lui, decide di aiutarlo procurandogli il sangue delle vittime che lei stessa attira, sperando di riportarlo alla sua condizione normale e tornare tra le sue braccia. Kirsty (interpretata da Ashley Laurence), che nel racconto è un'amica di Julia mentre nel film diventa la figlia di Larry avuta dalla sua prima moglie, inizia a sospettare dello strano comportamento della sua matrigna. Penetrata all'interno della casa, Kirsty scopre accidentalmente l'orribile segreto nascosto nella soffitta ed entra in possesso della scatola di Lemarchand ritrovandosi a dover affrontare i Cenobiti per salvare se stessa e porre fine al malvagio piano di Frank.
Il film è una viscerale e provocatoria discesa nell'immaginario infernale, popolato da incubi opprimenti, creature demoniache, e fantasie sadomaso. I temi del sesso e della morte si intrecciano in modo indissolubile, esplorando i confini estremi del piacere e del dolore, e sfidando le convenzioni sociali e morali dell’epoca. Affascinato dalla cultura BDSM e influenzato dalla scena industrial degli anni Ottanta, Clive Barker (che solo negli anni successivi farà pubblicamente coming out pur non avendo mai nascosto i suoi gusti sessuali), affronta il tema della sessualità deviata, della perversione e del dolore attraverso un’estetica audace e provocatoria in cui il confine tra piacere e sofferenza diventa davvero labile. I Cenobiti, con le loro catene, spilli e vestiti in lattice, riprendono l'estetica fetish, sadomasochista e bondage, incarnando un’interpretazione disturbante del piacere estremo. Le loro mutilazioni auto-inflitte e i dettagli anatomici grotteschi riflettono un’ossessione per la trasgressione fisica, trasformando il corpo in un terreno di esplorazione e tortura. Personalmente, il Cenobita che mi ha sempre disturbato è quello con il viso deformato e la bocca spalancata da ganci, che batte ripetutamente i denti. È stato un vero incubo della mia adolescenza. Tuttavia, è Pinhead, il Cenobita con gli spilli in faccia interpretato da Doug Bradley, a diventare, sopratutto con i successivi film, una vera e propria icona del cinema horror, alla pari di Freddy Krueger, Jason Voorhees e Leatherface. Pinhead (viene nominato così solo nei sequel successivi) non è un semplice mostro, ma una sorta di demone infernale privo di emozioni umane, che insieme agli altri Cenobiti infligge punizioni eterne a chiunque osi evocarlo. In "Hellraiser" e nel racconto originale, la sua presenza è sullo stesso piano degli altri demoni, ma a partire dal secondo film, diventerà il principale villain della saga.
Nel film diretto da Barker, in realtà il vero "mostro" è Julia, una donna infedele e sessualmente insoddisfatta disposta a tutto, persino uccidere, pur di riportare in vita il suo amante e rivivere la passione travolgente del passato. Julia incarna il lato oscuro del desiderio umano, mostrando come un amore malato e il desiderio di soddisfare i propri impulsi possa degenerare in ossessione, sangue e morte.
Riguardo gli effetti speciali, tralasciando quelli di postproduzione che sembrano posticci e fastidiosi, gli effetti pratici e il makeup di Bob Keen risultano ancora oggi molto validi. La scena della rinascita e ricomposizione del corpo di Frank, con tutta la sua gelatinosa gommosità, rimane una delle sequenze più memomorabili.
In conclusione, "Hellraiser" è un classico del genere horror che merita il suo posto d'onore per l'originalità, la forza visiva e l'influenza duratura che ha avuto sul cinema horror. Una delle opere più innovative e disturbanti del cinema degli anni ottanta.
Prima di concludere un aneddoto riguardo la colonna sonora. Barker saltuariamente frequentava il Forbidden Planet di Londra, all'epoca ancora un piccolo negozio dove si potevano trovare fumetti pulp, horror e roba indipendente. Uno dei clienti abituali era un certo Stephen Thrower, appassionato di horror e weird che aveva letto i racconti di Barker e subito lo riconobbe. Thrower era un musicista che in quel periodo faceva parte dei Coil, il gruppo post-industriale di Balance e Christopherson. I due diventano presto amici e Barker ascoltando la loro musica rimane così folgorato chiedendo ai Coil di comporre la colonna sonora per il film che stava realizzando. I Coil se ne escono con una serie di pezzi oscuri e conturbanti (usciranno in seguito nell'album The Unreleased Themes From Hellraiser) ma la produzione li rifiutò in quanto ritenuti troppo poco commerciali preferendo affidare la colonna sonora a Christopher Young.
Io, da appassionato dei Coil, ogni volta che penso alla scelta che è stata presa precipito nella disperazione.

Batman: Anno Uno
Frank Miller, David Mazzucchelli
Sebbene sia cresciuto con i fumetti dell'Uomo Ragno e dei supereroi della Marvel pubblicati in Italia negli anni settanta dalla Editoriale Corno, il personaggio a fumetti che più di ogni altri ho sempre trovato affascinante è Batman, il vigilante oscuro e misterioso della Dc Comics.
Creato da Bob Kane e Bill Finger nel 1939 sulle pagine di Detective Comics #27, Batman, nel corso degli anni, ha subito diversi cambiamenti e trasformazioni per adattarsi ai mutamenti dei gusti del pubblico e rimanere al passo con i tempi. A metà degli anni ottanta la DC Comics mise in atto quella che ad oggi è considerata l'opera di rilancio e svecchiamento dei suoi personaggi più significativa. Batman venne affidato a Frank Miller, all'epoca l'autore più importante del panorama fumettistico statunitense, che si era già fatto notare per un acclamato ciclo di storie sul personaggio di Daredevil della Marvel e sopratutto per aver raccontato gli ultimi giorni di Batman nel capolavoro fumettistico "Il ritorno del Cavaliere Oscuro". A differenza di quest'ultima graphic-novel, in Anno Uno il compito di Frank Miller era quello di riscrivere le origini di Batman per renderle più attuali e moderne. Per questa storia Miller preferì occuparsi solo della sceneggiatura affidando i disegni a David Mazzucchelli, un disegnatore con cui aveva già collaborato in "Daredevil: Rinascita" della Marvel, dal tocco decisamente noir.
Batman: Anno Uno viene serializzata a partire dal febbraio 1987 nei numeri #404-407 di Batman, una delle principali serie regolari del personaggio, allo scopo di rivitalizzare la testata che all'epoca aveva avuto un calo significativo delle vendite. E' inutile dire che fu un successo e che in solo quattro episodi la coppia Miller/Mazucchelli fu capace di redifinire gli standard stilistici ed estetici dell'Uomo Pipistrello dando vita a una vera pietra miliare del fumetto americano.
Se oggi qualcuno mi chiedesse un consiglio su un fumetto con cui iniziare a leggere Batman, senza esitazioni gli suggerirei Batman: Anno Uno.
La storia vede il ricco ereditiero Bruce Wayne tornare a Gotham City dopo anni trascorsi all'estero ad addestrarsi fisicamente e mentalmente per combattere il crimine. Il ricordo della perdita dei suoi genitori - uccisi in una rapina quando era bambino - è ancora vivido e Bruce smania di intraprendere la sua missione di vendetta e affermarsi come vigilante scegliendo il pipistrello come simbolo che possa incutere terrore nei criminali. Parallelamente arriva in città il tenente James Gordon, insieme a sua moglie Barbara incinta del suo primo figlio, determinato a ristabilire la legalità in una città infestata dalla criminalità, dalla malavita organizzata e dalla corruzione dilagante, anche nello stesso dipartimento di polizia. In questo scenario le strade di Batman e James Gordon si incontrano e, dopo una prima diffidenza, i due decidono di stringere un alleanza e lavorare insieme per combattere la crescente minaccia dei criminali che dominano Gotham City.
Batman: Anno Uno è un vero è proprio gioiello, un punto di riferimento imprescindibile per gli amanti di Batman e dei fumetti in generale che a distanza di anni conserva intatta tutta la sua potenza espressiva. Peraltro il fumetto è stata la fonte di ispirazione per il primo film di Christopher Nolan dedicato a Batman.
Io mi sono riletto questa storia in un bel volume pubblicato una decina di anni fa dalla Lion che contiene una introduzione di Miller e dei bozzetti di Mazzucchelli. In Italia la storia è stata presentata per la prima volta nel 1990 in due albi brossurati allegati alla rivista Corto Maltese che io conservo gelosamente nella mia libreria.
Nelle prossime settimane la Panini farà uscire una edizione economica in formato tascabile. Potrebbe essere l'occasione giusta per chi non lo abbia ancora letto.