
Shadow
di Federico Zampaglione
In attesa dell'imminente uscita di "The Well" di Federico Zampaglione mi sono visto "Shadow", il suo primo film horror del 2009.
La trama segue la storia di David, un soldato di ritorno dall'Iraq, che con la sua mountain bike decide di intraprendere un viaggio solitario attraverso le montagne del nord italia. Durante il suo percorso, David incontra Angeline, una giovane e affascinante ciclista, e i due finiscono per avventurarsi insieme nei suggestivi boschi del Tarvisio. Tuttavia, la tranquillità del loro viaggio viene presto spezzata dall'incontro di due cacciatori che si accaniscono sui due ragazzi iniziando a inseguirli per ucciderli. Addentrandosi nel bosco, il nostro protagonista e i due cacciatori finiscono nelle mani di un inquietante e malvagio personaggio che compie su di loro degli efferati esperimenti, rivelando così la sua natura sadica e perversa.
Il film di Zampaglione - che per chi non lo sapesse è il leader dei Tiromancino - è un evidente tributo a tutti quei registi (Argento, Fulci, Bava, etc) che in un'epoca ormai lontana hanno portato avanti il genere horror con passione e innovazione creando autentici capolavori. Nonostante alcuni momenti possano apparire poco originali, Zampaglione riesce a creare una notevole carica di tensione nella prima parte e una opprimente angoscia nella seconda parte. Il film, difatti, è caratterizzato dall'avere due parti, più un finale, abbastanza distinte tra di loro. Dalla fuga dei boschi che rimanda a pellicole come "Un tranquillo week-end di paura" si passa al torture-porn alla "Hostel" dove un personaggio malsano a metà tra il "Nosferatu" di Murnau e il sinistro mietitore del "Settimo Sigillo" incarna in modo inquietante l’essenza stessa del male che alberga negli esseri umani.
Un plauso alla colonna sonora dall'atmosfera tesa e coinvolgente in cui Zampaglione con l'aiuto del fratello mi ha riportato alla memoria nientepopodimeno che i Goblin.
Per quanto anche il finale risulti poco originale, "Shadow" è un film costruito abbastanza bene che si distingue per una ottima fotografia e una buona qualità tecnica. Alcune scene - vedi il tizio cotto alla piastra - rimangono ben impresse anche agli appassionati del genere. Inoltre, il fatto che il film sia stato girato in inglese e successivamente doppiato in italiano gli ha evitato quella recitazione fatta di sussurri e inflessioni dialettali che purtroppo si trovano spesso nei film di genere italiani. Pare che sia stato proprio Dario Argento a suggerirgli di girarlo in inglese. Scelta più che azzeccata.