
Paradise
di Boris Kunz
Film distopico tedesco prodotto da Netflix.
In un futuro non troppo lontano, una megacorporazione chiamata AEON ha sviluppato una rivoluzionaria tecnologia che permette di trasferire gli anni di vita da una persona a un altra. A beneficiarne sono ovviamente i ricchi che, pagando, possono acquistare anni di giovinezza dai poveri e dai più deboli.
Protagonisti di Paradise sono Elena e Max, una giovane coppia che vive in un appartamento di lusso di loro proprietà. Max è impiegato alla AEON e i due hanno una vita quasi perfetta. Quando inaspettatamente la loro casa va in fiamme, Max scopre che la polizza assicurativa non solo non copre i danni, ma che, a causa di un precedente accordo, Elena è costretta a "versare" quarant'anni della propria vita per saldare il debito. Nel momento che la procedura viene applicata, Max decide di recuperare gli anni perduti della sua amata, rintracciando il donatore e spingendosi oltre ai propri limiti morali. La storia dei due si intreccia a quella di un movimento ribelle che lotta contro la AEON accusata di aver aumentato il divario tra le varie fasce della popolazione.
Tra il distopico e il thriller psicologico, Paradise - a metà tra In Time e un episodio di Black Mirror - ha una forte idea di base sociale e ideologica. Una metafora amara in cui una umanità decadente votata all'egoismo pur di raggiungere il mito del'eterna giovinezza è disposta a perdere ogni morale prevaricando sul più debole. Peccato che la storia si sviluppi in maniera prevedibile e che nella seconda parte, quando diventa un banale action movie, abbia dei vistosi cali di tensione. Carino ma dimenticabile.
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