
Kinds of Kindness
di Yorgos Lanthimos
Approfittando della recente uscita in streaming mi sono visto "Kinds of Kindness", l'ultimo film di Yorgos Lanthimos. A pochi mesi di distanza dal grande successo di "Povere Creature", il regista greco torna alle origini e insieme a Efthymis Filippou, già sceneggiatore di "Dogtooth", "Lobster" e "Il sacrificio del cervo sacro", realizza un film complesso e straniante che per stile e tematiche si avvicina decisamente alle sue prime pellicole.
Kinds of Kindness è un film antologico stutturato in tre episodi dalla durata di una oretta scarsa. Oltre alla solita Emma Stone, diventata l'attrice feticcio di Lanthimos, il cast è composto dal grande Willem Dafoe, il bravissimo Jesse Plemons e l'affascinante Margaret Qualley. Gli attori sono presenti in tutti e tre gli episodi interpretando personaggi differenti nelle storie che si susseguono.
Nel primo episodio, intitolato "La morte di R.M.F.", il protagonista (Plemons) è un impiegato d’ufficio che lavora presso una prestigiosa azienda. Il suo capo (Dafoe), in cambio di una vita agiata, lo controlla come una marionetta dicendogli come comportarsi anche nella sua vita privata (da cosa mangiare, come vestirsi, quando fare sesso con sua moglie, etc). In pratica lo comanda a becchetta neanche fosse Fantozzi. Quando il capo gli ordina di provocare un incidente automobilistico, il dipendente si ribella perdendo immediatamente sia la moglie che la generosità e l'affetto paterno del suo datore di lavoro.
Il successivo episodio, intitolato "R.M.F. vola", Plemons interpreta un poliziotto che disperato per la scomparsa della moglie (Stone) invita una coppia di amici a cena chiedendogli di rividere i filmini di quando tutti insieme facevano sesso di gruppo. Quando la moglie, reduce da un naufragio, viene trovata viva e torna a casa, il nostro protagonista, convinto che quella non sia la sua vera moglie ma una specie di clone, la costringe a compiere dei raccapriccianti sacrifici per dimostrare il suo amore.
Nell'episodio finale, intitolato "R.M.F. mangia un sandwich", Plemons e la Stone interpretano gli adepti di una setta guidata da una sorta di santone (Dafoe) che devono rintracciare una donna che resuscita i morti. Ai seguagi viene chiesto di essere puri e bere solo l'acqua delle lacrime dei loro capi spirituali (oltre che a fare sesso con loro). Quando il personaggio interpretato dalla Stone ha accidentalmente un rapporto sessuale con suo marito, la donna viene subito espulsa dalla setta cercando in tutti i modi di riconquistare la loro fiducia.
I tre episodi, apparentemente slegati tra di loro, hanno in comune, oltre agli attori e la presenza del misterioso personaggio R.M.F., il tema della dipendenza e del possesso.
Sono storie che hanno un’atmosfera grottesca e surreale e che rivelano una satira sottesa alle convenzioni sociali. Il film - cha a tratti mi ha ricordato un Tarantino più glaciale e distaccato - ha un comicità nera che mescolandosi a momenti di intensa tragicità, rende i tre racconti ancora più stridenti e paradossali.
"Kinds of Kindness" è decisamente un film audace, coraggioso e provocatorio, che, dopo il successo hollywoodiano di "Povere Creature", sfida le convenzioni del cinema mainstream cercando di scuotere il pubblico con la sua visione disincantata della realtà. Secondo me, il film, per come è strutturato, con qualche episodio in più sarebbe potuto essere una buona serie TV autoriale - sulla scia di Refn e Lynch tanto per intenderci. Non è un film privo di difetti, a tratti si avverte un certo compiacimento nelle ambiguità e un'incompiutezza nella trama, ma è anche vero che proprio queste sono le caratteristiche del linguaggio visivo di Lanthimos, che lascia volutamente spazi vuoti per l'interpretazione dello spettatore.
Lanthimos non ci dà eroi né antieroi, ma individui che si muovono in un limbo morale, il tutto avvolto nella sua estetica peculiare fatta di inquadrature stranianti, dialoghi freddi e movimenti di macchina che accentuano il senso di distacco. Incisiva la colonna sonora minimale e attori in stato di grazia che portano in vita personaggi complessi, oscillando tra l'assurdo e il tragico. Anche se il film può sembrare talvolta eccessivamente cerebrale, è proprio in quel delicato equilibrio tra ambiguità e provocazione che Lanthimos dimostra ancora una volta di essere un autore capace di far riflettere, pur lasciando il pubblico in una condizione di inquietudine perenne.
Film