
Immaculate - La prescelta
di Michael Mohan
La nunsploitation è un sottogenere ambientato in conventi e monasteri che ritrae suore sinistre, malvagie e possedute, combinando horror e religione. Negli ultimi anni, questo genere ha visto una sorta di rinascita negli Stati Uniti, anche se in una forma più mainstream rispetto al passato, con l'uscita di numerosi film che hanno per protagoniste suore decisamente inquietanti.
Nonostante la mia diffidenza - solitamente questi horror religiosi a tema possessioni ed esorcismi non spiccano per qualità e originalità - mi sono visto Immaculate - La prescelta con protagonista Sydney Sweeney, film da poco uscito nei cinema italiani. In una sua intervista la bella attrice dice di essere rimasta così affascinata nel leggere la sceneggiatura di "Immaculate" che non solo ha voluto interpretarlo ma ha pensato bene di produrlo coinvolgendo alla regia il giovane regista Michael Mohan con cui aveva lavorato in passato.
Cecilia, una giovane suora americana, decide di trasferirsi in un remoto convento nella campagna italiana nel quale vengono assistite suore anziane e morenti. La giovane suora, ingenua e illibata, crede di aver trovato la sua vocazione ma poco dopo il suo arrivo inizia ad avere strani incubi e visioni inquietanti. Dopo qualche settimana, sebbene abbia mantenuto il suo voto di castità, Cecilia scopre di essere incinta. I preti e le altre suore sono convinti che si tratta di immacolata concezione e la giovane donna comincia a essere venerata all'interno del convento come una specie di santa. La ragazza però è sconvolta e non accetta questa gravidanza così quando riceve il rifuto di essere visitata in una struttura esterna scopre che il convento nasconde dei terribili e oscuri segreti.
Il film è girato in Italia, vicino a Roma, e oltre alla Sweeney include diversi attori italiani tra cui Benedetta Porcaroli, Dora Romano, Giorgio Colangeli, Simona Tabasco, e Alvaro Morte. "Immaculate" parte bene, ha la giusta atmosfera, una bella fotografia e una regia pulita che rimanda al cinema italiano degli anni settanta, in particolar modo al Suspiria di Dario Argento. Nel mezzo, ovvero da quando la protagonista rimane incinta e ci si sposta dalle parti di Rosemary's Baby di Polanski, il film si perde e il tema centrale, la sottomissione della donna e il corpo femminile alla mercé del patriarcato cattolico, invece di essere sviluppato si fa confuso riproponendo scene sanguinolenti già viste e riviste insieme ai soliti clichè del film di genere. Si risolleva nel finale in cui la Sweeney, sebbene poco credibile nei panni di una suora illibata, da docile e spaurito agnellino si trasforma in una belva rabbiosa regalandoci una convincente e cruenta interpretazione che mi ha ricordato, e neanche poco, la Mia Goth di Pearl.
Non abbastanza da strappare a questo film qualcosa di più di una sufficienza stiracchiata.