
I saw the TV glow
di Jane Schoenbrun
"I saw the TV glow" - in italiano è stato tradotto letteralmente "Ho visto la TV brillare" ma suona decisamente male - è il secondo film della giovane regista americana Jane Schoenbrun.
Il film, disponibile nelle piattafome streaming, è stato prodotto dalla A24 (casa di produzione indipendente che non finirò mai di ripetere quanto sia stata fondamentale per il rilancio del cinema di genere di qualità) diventando in breve tempo un instant cult in America.
Il film è ambientato negli anni novanta ed è incentrata su due ragazzi, Owen (Justice Smith), un giovane timido e introverso, e Maddy (Brigette Lundy-Paine), una ragazza problematica di qualche anno più grande, ossessionata da una serie TV dal titolo The Pink Opaque. I due si incontrano a scuola dove Maddy, avvicinato da Owen, condivide con il giovane questa passione, un interesse che in breve tempo finisce per diventare una sorta di rifugio da una realtà che sembra troppo dolorosa da accettare.
Solitamente, quando mi preparo a vedere un film che cattura la mia attenzione, evito di leggere recensioni o commenti per non farmi influenzare. Approcciandomi a questo film, mi aspettavo il classico horror su una serie TV maledetta capace di far impazzire gli adolescenti, un po' sulla scia dei film giapponesi anni duemila, tanto per intenderci. Andando avanti, invece, mi sono reso conto di trovarmi di fronte a un film decisamente diverso e più complesso da come me lo ero immaginato. La serie televisiva - il cui titolo è uguale a un album antologico dei Cocteau Twins, scelta che non sembra casuale, considerata l'atmosfera dream-pop della colonna sonora - è in realtà un pretesto narrativo per esplorare i temi più profondi della crescita e della ricerca di identità dei due protagonisti. Finito la visione e documentandomi scopro che la regista Jane Schoenbrun si definisce una transgender - così come l'attrice che interpreta Mandy - e che il film attraverso una narrazione frammentata e un'estetica ipnotica, esplora in modo sottile ma potente il percorso di auto-scoperta e transizione di genere. La serie TV - un mix tra Buffy l'ammazzavampiri, i Teletubbies e Twin Peaks - funge da specchio distorto delle loro vite diventando così il riflesso della loro lotta interiore.
Definito da molti il Donnie Darko degli anni duemila, un paragone che, con tutte le differenze del caso, trovo calzante, il film non è un vero e proprio horror, anche se per come viene presentato può sembrarlo. Esteticamente I saw the TV glow è realizzato molto bene, con una palette cromatica dominata da tonalità rosa-viola che ricorda lo stile visivo di Nicolas Winding Refn. Tuttavia, a livello di sostanza l'ho trovato un po' pretenzioso spigendosi verso un autorialità che a tratti risulta stucchevole. Probabilmente, abbandonando qualche manierismo, e aggiungendo un maggiore dinamismo e dei dialoghi più incisivi, il film secondo me poteva rendere meglio.
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