
Stopmotion
di Robert Morgan
L'inglese Robert Morgan è un animatore in stopmotion noto per i suoi cortometraggi oscuri e profondamente inquietanti. Alcuni dei suoi lavori più interessanti sono The Cat with Hands, Bobby Yeah e The Separation che denotano il suo gusto per il macabro, l'orrore e le atmosfere disturbanti e surreali.
Nel 2023 Morgan compie il grande passo è realizza il suo primo lungometraggio, Stopmotion, un horror psicologico che mescola live action e animazione. Il film è stato presentato alla 24ª edizione del ToHorror Fantastic Film Fest di Torino ed è, al momento, ancora inedito in Italia.
La storia ha come protagonista Ella (Aisling Franciosi), una giovane animatrice in stopmotion, che sta aiutando la madre, una vera leggenda in questo campo, a realizzare il suo ultimo film. Il rapporto tra le due è tutt’altro che idilliaco. La madre, affetta da una grave artrite alle mani, utilizza la figlia per muovere i pupazzi, rimproverandola severamente a ogni suo errore. Ella, frustrata e intrappolata, sogna di creare qualcosa di proprio, ma è paralizzata dalla mancanza di una visione chiara e dalla pressione materna. Quando la madre viene colpita da un ictus e successivamente muore, Ella si trasferisce in un appartamento isolato per completare il progetto incompiuto e trovare finalmente la propria voce artistica. La sua solitudine viene presto interrotta dall'arrivo di una misteriosa bambina, che critica il lavoro di Ella e le suggerisce di abbandonare il film della madre per dedicarsi a una nuova storia: quella di una ragazzina perduta nei boschi, perseguitata da un'entità malvagia conosciuta come Ash Man. Influenzata dalla bambina, Ella comincia a creare pupazzi fatti di carne cruda e carcasse di animali, sprofondando lentamente in un incubo psicologico dove le sue creazioni sembrano prendere vita, e lei stessa diventa vittima delle sue ossessioni e delle sue allucinazioni.
Il film di Robert Morgan esplora la dinamica dell'artista tormentato che scivola nella follia, spinto da un'ossessione inarrestabile per la propria arte. E' un tema caro al cinema horror, rivisitato questa volta attraverso il filtro del laborioso mondo dell'animazione in stop motion.
Le sequenze animate, realizzate con pupazzi fatti di materiali disturbanti e arricchite da un sound design appiccicoso e viscerale, sono il punto forte del film, suscitando un mix di fascino e disgusto. Tolte queste, il film si perde in una sceneggiatura che soffre di prevedibilità e si appoggia a cliché come l’artista instabile, il trauma ereditato e il confine sfocato tra realtà e fantasia. La figura della bambina misteriosa, che dovrebbe aggiungere ambiguità, risulta troppo prevedibile, e il crollo psicologico di Ella, che si ritrova persa, incapace di definire se stessa o la propria arte, quando i fili che la tenevano sotto il controllo della madre manipolatrice vengono tagliati, non viene esplorato con la profondità necessaria.
Pur visivamente audace, il film manca di coesione narrativa e fatica a bilanciare le sue immagini potenti con una storia che lasci il segno. E' un film che colpirà gli amanti dell'animazione e del gore, ma che probabilmente lascerà delusi coloro che cercano un racconto più incisivo e originale.

Il ragazzo e l'airone
di Hayao Miyazaki
Ho visto al cinema Il ragazzo e l'airone, l'ultimo film del maestro dell'animazione giapponese Hayao Miyazaki.
Sono un pò spiazzato, ma andiamo con ordine provando a mettere insieme (o in equilibrio) i pezzi. Il ragazzo e l'airone è probabilmente l'ultimo film di Miyazaki, nel senso che difficilmente, visto l'età del grande autore, avrà il tempo di realizzarne un altro. Ma mai dire mai. Il titolo in originale è "E voi come vivrete?", ed è ispirato, ma solo il titolo, all'omonimo romanzo scritto da Genzabuo Yoshino che il cineasta giapponese lesse in gioventù.
In una Tokyo martoriata dal conflitto della Seconda Guerra Mondiale, il giovane Mahito assiste impotente alla morte della madre rimasta prigioniera in un incendio nell'ospedale in cui lavorava. Un anno più tardi, il padre del ragazzo si sposa con la sorella della defunta moglie, Natsuko, e insieme a Mahito si trasferisce nella sua bellissima casa in campagna. In attesa di un bambino, Natsuko, insieme a sette simpatiche vecchiette, accoglie amorevolmente Mahito che però, ancora segnato dal trauma della morte della madre, risulta freddo e distante. Appena arrivato, Mahito inizia ad essere perseguitato da uno strano airone cenerino che da lì a poco si trasformerà in una inquietante creatura antropomorfa. Nei giorni successivi, l'airone, promettendogli di ricongiungerlo con la madre, lo conduce in una torre abbandonata poco distante dalla villa. Quando Natsuko scompare misteriosamente, Mahito decide di cercarla nella torre ritrovandosi catapultato in un mondo fantastico popolato da strane creature (giganteschi parrocchetti, pellicani affamati e graziose creaturine, i Warawara). Un universo magico e colorato in cui il nostro protagonista incontra Himi, una giovane maga che controlla il fuoco, la coraggiosa piratessa Kiriko e sopratutto il suo prozio, il mago artefice di questo mondo parrallelo.
Questa, a grandi linee, è la trama.
Dal punto di vista tecnico e di animazione Il ragazzo e l'airone è impeccabile, oltre ai fondali che sembrano dei veri e propri dipinti impressionisti, la sequenza iniziale in cui Mahito corre verso le fiamme dalla madre penso sia una delle più emozionanti animazioni che abbia mai visto.
Molto bella anche la colonna sonora minimale di Joe Hisaishi.
"Ask Me Why" è già entrata nella mia playlist emotiva.
Ora veniamo alla sceneggiatura. Il film come struttura ricorda La Città Incantata - il capolavoro di Miyazaki che sento più mio e a cui sono più affezionato - dove la piccola Chihiro finiva in un mondo magico per salvare i genitori trasformati in maiali. In questo caso Mahito vuole salvare Natsuko finita nel fantastico mondo della torre. Un mondo che sembra ricordare il paese delle meraviglie di Alice e da cui si accede attraversando un portale dantesco. Rispetto alla sauna degli spettri della Città Incantata il mondo all'interno della torre è però decisamente più complesso e criptico rendendolo meno empatico al pubblico. Il ragazzo e l'airone è il testamento di Miyazaki, un film pieno di simbolismi nascosti e riferimenti ai suoi film passati. E' un film quasi autobiografico in cui Mahito rappresenta il giovane Miyazaki mentre il mondo della torre è la raffigurazione del suo mondo creativo, la prigione del suo creatore (il suo io vecchio) che con le sue opere ha dato vita a un mondo squilibrato in procinto di crollare (lo studio Ghibli). Le tredici forme probabilmente sono i suoi film - sì, è vero, al momento ne ha fatti dodici, ma non mi sorprenderebbe vedere tra qualche anno un suo film postumo. Il vecchio e stanco mago/Miyazaki ora è in cerca di un erede, solo che non esiste il suo successore e chi verrà dopo di lui dovrà necessariamente prendere un altra strada ed essere solo se stesso.
Il ragazzo e l'airone è un viaggio onirico e surreale nell'intimità di un creatore di mondi che con la sua opera conclusiva si prepara a salutarci. Sicuramente è il suo film più difficile e per certi versi il meno empatico perchè si presta a numerose interpretazioni di non facile lettura. A me piace il fatto che abbia voluto fare un film più per se stesso che per il pubblico ma non lo considero il suo film migliore. Tanto per intenderci è un film che non consiglierei a chi non ha visto nulla del maestro giapponese così come non consiglierei Inland Empire a chi non ha mai visto nessun film di David Lynch.
Film
Spider-Man: Across the Spider-Verse
di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson
Il film di animazione Spider-Man: Across The Spider-Verse, da un paio di giorni uscito al cinema, è il sequel di Spider-Man: Un nuovo Universo del 2019 e fa parte di una trilogia che dovrebbe concludersi con Spider-Man: Beyond the Spider-Verse.
Se il precedente film mi aveva fatto stropicciare gli occhi per l'innovativa tecnica di animazione che gli è valso un meritato Oscar, questo secondo capitolo è uno spettacolo visivo che lascia davvero a bocca aperta. Mi sono esaltato solo nel vedere i titoli di testa.
Si parla di multiverso, realtà e mondi paralleli. In ognuno di questi mondi esiste uno "Spider-Man", uomo, donna o animale che sia. I protagonisti principali sono Miles Morales, lo Spider-Man dell'universo Ultimate (Terra-42) e Gwen Stacy, la Spider-Woman di Terra 65. Entrambi sono degli adolescenti diventati supereroi che hanno dei problemi con i genitori. Quello di Miles sono iperprotettivi e credono che il loro figlio nasconda qualcosa, mentre il rapporto tra Gwen e il padre è segnato dal dolore per la perdita dell'amico Peter e dalla mancanza di fiducia. La storia dei due è così simile ma diversa che entrambi sembrano uniti dallo stesso destino. II villain che Miles si trova ad affrontare è la Macchia, uno scienziato che è finito nel flusso di energia di un acceleratore di particelle e che ora è in grado di generare dei varchi dimensionali. Miles e Gwen vengono a conoscenza dell'esistenza della Spider-Society, una sorta di quartier generale formato da alcuni Spider-Man selezionati da diversi universi. A capo di essa troviamo Miguel O'Hara, lo Spider-Man del 2099 che scopre che in uno degli universi c'è un anomalia che potrebbe causare dei problemi a tutto il multiverso.
Il film è una iperstimolante esplosione visiva frutto di una sperimentazione artistica e di una fusione di stili. Un caleidoscopio impazzito di disegni e colori, in cui ogni multiverso ha uno stile diverso. A tratti sembra un viaggio lisergico in cui riesci a malapena ad afferrare i dettagli.
Ecco, se proprio devo trovargli un difetto - oltre al fatto che il finale è rimandato al film successivo, e non è una cosa di poco conto perché lo rende incompleto - è che sembra tutto troppo carico, bellissimo, si, ma eccessivo. Ha lo stesso montaggio accelerato che avevo trovato in Everything, Everywhere at Once, ed è buffo pensare che anche in quel film si parli di multiverso.
É un film che va visto più volte per cogliere tutti i dettagli. Io l'ho visto sottotitolato e per quanto mi piaccia vedere i film in lingua originale in questo caso i sottotitoli distolgono l'attenzione dal momento che le sequenze sono veloci e stracarichi di particolari.
Spider-Man: Across The Spider-Verse accontenta il pubblico che conosce i fumetti (eccomi!) ma può essere apprezzato anche se si ha poca dimestichezza con le avventure dell'arrampicamuri.
Dal momento che non si tratta di un capitolo di una trilogia ma della prima metà di un dilatato lungometraggio - aspetto la seconda parte per esprimere un giudizio complessivo.
Ah, vogliamo parlare dello Spider-Punk?