
Goodnight Mommy
di Veronika Franz, Severin Fiala
Goodnight Mommy è un thriller psicologico a tinte horror diretto da Veronika Franz e Severin Fiala nel 2014 — da non confondere con il remake americano del 2022. Di produzione austriaca, il film costruisce un’atmosfera inquieta fatta di ambiguità e silenzi, dove la tensione si insinua lentamente fino a sfociare in un incubo domestico freddo e disturbante.
Due gemelli, Elias e Lukas, vivono isolati in una villa in campagna. La madre torna a casa dopo un’operazione che le ha completamente coperto il volto con bende. Ma qualcosa è cambiato. La donna è fredda, distante, a tratti crudele. I bambini iniziano a dubitare che quella non sia la loro vera madre. Così, nel silenzio ovattato di un’estate immobile, cominciano ad osservarla, a metterla alla prova, a sfidarla. Il gioco diventa sempre più crudele, fino a trasformarsi in qualcosa di irreparabile.
Goodnight Mommy si muove sul filo teso tra sospetto e allucinazione, giocando con una messa in scena glaciale e rigorosa. È un film che lavora per sottrazione, costruito su silenzi, sguardi e attese, dove la verità si confonde lentamente con la percezione fino a diventare indistinguibile. La villa moderna e luminosa, con i suoi interni minimalisti, diventa una prigione invisibile. Ogni dettaglio — insetti, il gatto, rumori — sembra carico di un significato che non viene mai spiegato del tutto. La tensione si accumula come polvere sulle superfici lucide, fino a esplodere in un crescendo finale che vira verso un horror fisico e disturbante, carico di sadismo e inquietudine. Il colpo di scena è intuibile anche allo spettatore meno smaliziato, ma questa prevedibilità non smorza la tensione, anzi si trasforma in qualcosa di più viscerale, che continua a stringere anche dopo che tutto sembra ormai svelato. La cosa più inquietante è che, anche dopo la fine, si resta con la sensazione di non aver davvero compreso tutto. La spiegazione appare chiara, evidente, eppure certi dettagli continuano a disturbare: il comportamento ambiguo della madre all'inizio, i teschi nella grotta, gli scarafaggi, la fotografia che insinua l’idea di una gemella, il volto bendato per un intervento estetico o forse per coprire le ferite di un incidente? Nulla è davvero certo, come se il film, anche dopo i titoli di coda, continuasse a rifiutare una lettura definitiva.
Goodnight Mommy lascia addosso una sensazione di incertezza che non si dissolve. Più cerchi di dare un senso a tutto, più il film ti sfugge. E forse è proprio quel dubbio, sottile ma persistente, a rendere il film interessante.
Film