
The Black Cat
di Edgar G. Ulmer
Nel pieno della stagione d’oro dell’horror Universal, The Black Cat (1934) di Edgar G. Ulmer si distingue per la sua ambientazione insolita. Non più castelli e cripte gotiche, ma una villa modernista, fredda e geometrica, che diventa scenario di un confronto memorabile tra due due icone del cinema horror: Boris Karloff e Bela Lugosi.
Una giovane coppia di sposi in viaggio di nozze finisce per sbaglio nella villa ultramoderna di Hjalmar Poelzig (Karloff), architetto dal passato oscuro e dalle inclinazioni sataniche. Qui si trova anche il dottor Vitus Werdegast (Lugosi), vecchio nemico dell’uomo e reduce della Grande Guerra, deciso a regolare i conti con lui dopo anni di prigionia. Tra rancori, ossessioni e segreti sepolti, la tensione cresce fino a un epilogo sanguinoso.
Lontano dalle atmosfere gotiche che avevano consacrato la Universal, Ulmer sceglie di ambientare la vicenda in un’architettura modernista, fatta di linee rette, spazi sterili e scenografie geometriche. Una scelta sorprendente che dona al film un sapore quasi espressionista, più vicino al cinema tedesco degli anni venti che agli horror americani di quel periodo. A brillare sono i due protagonisti. Karloff è glaciale e diabolico, Lugosi intenso e tormentato, consumato da nevrosi e ossessioni. I loro duetti restano il vero cuore del film.
La trama, invece, appare verbosa e a tratti confusa, con il riferimento alla storia di Edgar Allan Poe ridotto a qualche rapida comparsa di un gatto nero, funzionale più alla fobia del personaggio di Lugosi che a un reale significato narrativo.
Nonostante le incoerenze e un finale sbrigativo, The Black Cat resta un horror atipico, più d’atmosfera che di racconto, capace di affascinare gli amanti dei vecchi film in bianco e nero, se non altro per l'incontro tra due mostri sacri nella loro prima apparizione insieme.

Il dottor Miracolo
di Robert Florey
Il dottor Miracolo, titolo italiano di Murders in the Rue Morgue, è un film horror del 1932 prodotto dalla Universal e liberamente ispirato al racconto I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe. Protagonista della pellicola è Bela Lugosi, reduce dal successo travolgente di Dracula. Dopo aver rifiutato il ruolo del mostro in Frankenstein — poi affidato a Boris Karloff — Lugosi viene scritturato insieme al regista Robert Florey, anch’egli inizialmente coinvolto nel progetto Frankenstein, per quello che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia dedicata ai racconti di Poe.
Nella Parigi di metà ottocento, un circo itinerante attira folle curiose grazie allo strano spettacolo del dottor Miracolo (Bela Lugosi), uno scienziato carismatico che sostiene di poter comunicare con Erik, un possente gorilla ammaestrato. Lo spettacolo, in realtà, si rivela una copertura per permette allo scienziato di compiere i suoi esperimenti folli e dimostrare la sua personale teoria sull’evoluzione, tentando di creare un ibrido uomo-scimmia attraverso trasfusioni di sangue tra primati e giovani donne rapite. Quando le sue cavie umane non sopravvivono al trattamento, il dottore si sbarazza dei corpi gettandoli nella Senna con l’aiuto di un losco assistente. I ritrovamenti dei cadaveri attirano l’attenzione di Pierre Dupin, giovane studente di medicina, che inizia una indagine che lo porterà a scoprire l’agghiacciante verità e a un confronto finale sui tetti di Parigi, dove Erik, ormai invaghito della fidanzata di Dupin, scatenerà una furia animalesca.
Alla sua uscita, Il dottor Miracolo si rivelò un mezzo fiasco. Il produttore Carl Laemmle Jr impose numerosi cambiamenti alla sceneggiatura, chiedendo un adattamento più "moderno" del racconto di Poe. Tra le modifiche più evidenti, una sequenza iniziale in cui il folle scienziato espone – con decenni di anticipo rispetto alla pubblicazione de L’origine della specie di Charles Darwin – le sue bizzarre teorie evoluzionistiche a un pubblico sconcertato. Anche il celebre investigatore Auguste Dupin, figura centrale nel testo originale, nel film di Florey conserva solo il nome, trasformandosi in uno studente smielato e piagnucoloso, ben lontano dalla figura brillante e razionale immaginata da Poe. La sceneggiatura fatica a costruire una vera tensione orrorifica, e persino il dottor Miracolo – che avrebbe dovuto incarnare il magnetismo ambiguo dello scienziato folle – risulta più caricaturale che disturbante, incapace di imprimersi davvero nella memoria dello spettatore.
Nonostante tutto, Il dottor Miracolo si fa notare per le suggestive scenografie che riprendono il cinema espressionista e per la sequenza di fuga sui tetti del gorilla con la sua preda femminile, che omaggia Il gabinetto del dottor Caligari, e, per certi versi, anticipa il successivo King Kong, sopratutto per il tema della bestia che si innamora della bella e lo scontro finale nei tetti della città.