
La zona d'Interesse
di Jonathan Glazer
Vincitore al Festival di Cannes del Grand Prix della Giuria, La zona d'Interesse è uno dei film più discussi tra quelli usciti nelle sale cinematografiche in questo periodo. A dirigerlo è l'inglese Jonathan Glazer, regista di Birth e Under the Skin che in passato ha realizzato videoclip dei Radiohead (Karma Police), Massive Attack e altri ancora.
Il film racconta la storia di Rudolf Höss (Christian Friedel), comandante del campo di concentramento di Auschwitz, che vive con sua moglie (Sandra Hüller) e i loro cinque figli in una villetta con giardino, orto e piscina. Una bellissima casa che si trova proprio dietro le mura in cui si svolge la tragedia dell'Olocausto.
Alla fine la trama è questa. Quella di una famiglia borghese tedesca degli anni quaranta che vive la sua routine perfetta fatta di gite in barca, cene e giardinaggio, con un costante e inquietante brusio di sottofondo che accompagna con disumana normalità la loro quotidianità.
Oltre a delle scene girate con una videocamera a infrarossi - o meglio che registra il calore - in cui vediamo una ragazza andare in giro di notte a lasciare del cibo ai prigionieri di Auschwitz, succede poco altro. Semmai sono i particolari a fare la differenza. Il vero elemento disturbante è l'orrore che non si vede, quello che sappiamo avvenire dietro il muro, ed è percepito solo con l'utilizzo del suono, il vero protagonista di questo film. La regia è statica, la fotografia è banale, anche i dialoghi sono piatti e ridotti al minimo. Nel rappresentare questo paradiso artificiale tutto è volutamente distaccato e messo in secondo piano lasciando che sia il sonoro a comunicare la tragedia in atto anche a scapito di una colonna sonora praticamente inesistente e presente solo in quell'interminabile nero all'inizio della pellicola e nel potente e devastante pezzo dei titoli di coda. A mio parere un oscar dovrebbero assegnarlo al sound designer.
La zona d'Interesse ha il pregio di parlare dell'Olocausto da un punto di vista diverso da quello che abbiamo visto in passato al cinema. Qui il disagio e il malessere viene rappresentato dalla apparente normalità, dal distacco e dalla confort zone del gerarca nazista e della sua famiglia, mentre l'orrore, quello percepito dai suoni strazianti che provengono fuori campo, quasi per pudore non viene mai mostrato. Nonostante ciò la sua presenza è palpabile e nondimeno angosciante.
Il film mi è piaciuto? Si. Lo andrei a rivedere? No.