
Trentemøller
Dreamweaver
Agli esordi, il nome di Trentemøller era associato alla house, alla techno minimale e alla musica elettronica. A partire dal 2013, il compositore danese, pur mantenendo il suo sofisticato approccio elettronico, ha iniziato a virare verso sonorità indie, con influenze darkwave e shoegaze.
Da poche settimane è uscito Dreamweaver – titolo che inevitabilmente mi richiama alla mente il software che uso per lavoro – un album che presenta dieci pezzi di cui otto sono cantati da DISA (Disa Jakobs), cantante islandese che da tempo collabora con Trentemøller affiancandolo durante i suoi concerti e che porta un tocco di delicatezza e malinconia che si sposa perfettamente con le atmosfere del disco.
Ascoltando l'album, emerge chiaramente come il percorso iniziato con Lost e interrotto momentaneamente con Memoria trovi qui una nuova evoluzione. Le sonorità elettroniche che un tempo definivano l’identità di Trentemøller lasciano spazio a sfumature dreampop, dove gli echi di Beach House, Slowdive e persino This Mortal Coil si fanno sempre più presenti. Tuttavia, pur apprezzando la delicatezza onirica che permea ogni traccia, sento che manca la tensione ritmica che caratterizzava i suoi lavori precedenti e rendeva il tutto più dinamico.
Dreamweaver, per quanto raffinato e ben eseguito, rischia di perdersi nel vasto mare di produzioni simili che popolano l’attuale scena musicale. Le melodie sono piacevoli, ma non riescono a lasciare quel segno indelebile a cui mi aveva abituato. La classe di Trentemøller è indiscutibile, ma in mezzo a questi viaggi onirici e sospesi, mi sembra che una parte del suo tocco inconfondibile si sia smarrita.
Brani preferiti: In a Storm
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