
Ercole al centro della Terra
di Mario Bava
Continuo la mia monografia su Mario Bava analizzando il suo secondo film del 1961.
Negli anni sessanta in Italia andavano in voga i film storico/mitologici in costume con protagonisti Ercole, Maciste, Sansone e via dicendo. Il genere è chiamato Peplum.
A parte i rari casi di grandi produzioni americane, si trattava per lo più di film di basso costo. In Italia poi il budget si riduceva ulteriormente ed ecco quindi che Mario Bava si ritrova a realizzare un film su Ercole facendo uso solo delle sue capacità e della sua versatile creatività.
La trama è molto semplice. Ercole (Reg Park, un culturista dell’epoca monoespressivo) per salvare la sua amata da una maledizione, insieme all’amico Teseo e del maldestro Telemaco, si reca nel regno degli inferi per recuperare una pietra pericolosa. Il malvagio Lico (Christopher Lee) trama nell’ombra.
Ercole al centro della terra viene considerato dalla critica uno dei migliori film italiani del genere. Vedendolo ora e senza contestualizzarlo ti verrebbe da dire: "immagina come sono gli altri!". Il film è pacchiano e ridicolo, una sceneggiatura debole e una recitazione sopra le righe. E allora cosa lo salva? Innanzitutto la scenografia, povera nella produzione ma geniale e creativa nella sua realizzazione. Le luci sono colorate, quasi psichedeliche e l'impossibilità di fare una cosa realistica porta Bava a creare un sorta di fumettone carico e volutamente kitsch. È tutto di cartapesta, una giostra dove i mostri volano sorretti da evidenti cavi. Nonostante tutto, nella parte finale, quella in cui i morti resuscitano uscendo dalle loro bare, io c'ho visto, con vent'anni di anticipo, L'Armata delle Tenebre di Sam Raimi o il Beetlejuice di Tim Burton e quindi non posso fare altro che inchinarmi al maestro.