
L'angelo azzurro
di Josef von Sternberg
L'Angelo Azzurro di Josef von Sternberg, oltre a essere il primo film sonoro del cinema tedesco, è anche la pellicola che ha consacrato Marlene Dietrich come una leggenda del grande schermo. Nel ruolo di Lola-Lola, l'affascinante e spietata cantante di cabaret, Dietrich non solo ha definito la sua carriera, ma ha anche incarnato l'archetipo della femme fatale, la mangiatrice di uomini, seducente, peccaminosa e pericolosamente irresistibile.
Tratto dal romanzo "Professor Unrat" di Heinrich Mann (fratello del più celebre Thomas), la storia vede come protagonista Immanuel Rath (Emil Jannings), un severo e rispettabile professore di ginnasio, che mosso da un senso di dovere morale, cerca di reprimere i comportamenti dissoluti dei suoi studenti, attratti dalla figura di Lola-Lola (Marlene Dietrich), cantante e ballerina dai costumi disinvolti che si esibisce all'Angelo Azzurro, un cabaret malfamato. Tuttavia è proprio lo stimato professore a innamorarsi perdutamente di Lola Lola, al punto da compromettere la sua carriera e la sua reputazione. Dopo aver chiesto di sposarlo, Rath accetta di seguirla nelle sue tournée ma, esaurite le disponibilità economiche si ritrova a condurre una vita sempre più umiliante e degradata, che lo porta a vendere ai clienti dei locali, in cui Lola si esibisce, le foto della cantante seminuda. Tornato nella sua città natale, Rath è costretto a esibirsi come pagliaccio in uno spettacolo proprio all'Angelo Azzurro, davanti ai suoi ex concittadini, che lo deridono e lo disprezzano, uscendo di senno quando scopre che la donna che lo ha portato alla sua rovina, lo tradisce con un altro uomo.
L’Angelo Azzurro è la storia di un uomo che distrugge sé stesso inseguendo un sogno illusorio, un desiderio che si trasforma in ossessione. La scena finale è straziante e l'urlo disperato del professore, è quello di un uomo ormai privo di dignità, schiacciato dalla consapevolezza della sua sconfitta. In quella maschera da clown e in quel grido finale si concentra tutto il crepuscolo di un’esistenza consumata dall’illusione della bellezza e del desiderio che, per un attimo, si erano fatti carne.
Josef von Sternberg dirige con grande maestria, impreziosendo il film con richiami all’espressionismo tedesco, visibili soprattutto nelle ombre e nelle geometrie che dominano le inquadrature della cittadina. Straordinaria l’interpretazione di Emil Jannings, che riesce a incarnare con dolorosa intensità il degrado emotivo del vecchio e ingenuo professor Rath. Allo stesso modo, Marlene Dietrich si impone come una presenza magnetica, un concentrato di desiderio, sensualità e spietata indifferenza. Indimenticabile quando canta (a cavalcioni di una sedia) Ich bin die fesche Lola.
Un film amaro e drammatico, che racconta una storia d'amore impossibile, destinata a sfociare in tragedia.
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