
Faust (1926)
di F. W. Murnau
Nel 1926 Friedrich Wilhelm Murnau realizza l'adattamento cinematografico di Faust, il capolavoro letterario di Goethe ispirato alla famosa leggenda popolare tedesca. Ultimo film realizzato da Murnau in Germania prima di trasferirsi negli Stati Uniti, Faust è un film straordinario che intreccia simbolismo, dramma ed effetti speciali d'avanguardia, tracciando un ponte ideale tra l'audacia artistica dell'espressionismo tedesco e la spettacolarità del nascente cinema hollywoodiano.
Il film si apre con Mefistofele (Emil Jannings) che scommette con l'Arcangelo Gabriele che se riuscirà a corrompere l’anima del vecchio alchimista Faust (Gösta Ekman), avrà il dominio sulla Terra. Per piegare Faust, Mefistofele diffonde la peste sulla sua città, offrendogli poi il potere di guarire i malati. Faust, disperato, accetta, ma la sua corruzione si manifesta quando respinge un malato con una croce al collo, scatenando l'ira della folla che tenta di lapidarlo. Deciso inizialmente a rescindere il patto, Faust cede nuovamente alle tentazioni del demonio, accettando la giovinezza eterna e l’amore per la dolce e innocente Gretchen (Camilla Horn). Tuttavia, le macchinazioni di Mefistofele scatenano una serie di tragedie: il fratello di Gretchen muore in duello con Faust, e la ragazza, sorpresa dalla madre in compagnia del suo amante, viene emarginata dalla comunità. Rimasta incinta, Gretchen viene accusata di infanticidio quando il suo bambino muore in una notte di gelo e viene condannata al rogo. Mentre le fiamme avvolgono Gretchen, le sue grida disperate raggiungono Faust, che dopo aver rinnegato la giovinezza, si precipita da lei, gettandosi tra le fiamme per unirsi al suo destino. In un gesto estremo d’amore, Faust annulla il patto demoniaco restituendo speranza e salvezza alla Terra.
Fin dai primi istanti, il film sorprende per la grandiosità delle sue immagini e l'uso pionieristico degli effetti speciali, che testimoniano il genio tecnico e creativo di Murnau. La fotografia di Carl Hoffmann esalta magistralmente il contrasto tra luci e ombre, amplificando il senso di drammaticità e trasportando lo spettatore in un mondo sospeso tra realtà e mito. Nella prima parte, Murnau utilizza dissolvenze, sovrapposizioni e tecniche di ripresa innovative che, combinate con le scenografie dall’estetica espressionista, conferiscono al film una straordinaria potenza visiva e narrativa.
Alcune sequenze sono autentici capolavori che lasciano senza fiato, soprattutto considerando l’epoca in cui il film è stato realizzato. Spicca in particolare la cavalcata di Mefistofele e Faust sopra le nuvole - con sotto l'incredibile e dettagliato plastico che riproduce città e vallate - realizzata con una maestria tecnica sorprendente. Indimenticabile è anche l'immagine imponente di Mefistofele che incombe gigantesco sulla cittadina devastata dalla peste, una scena che incarna alla perfezione la forza evocativa del cinema espressionista. La sequenza finale, con le grida disperate di Gretchen che attraversano paesaggi onirici per raggiungere Faust, rappresenta uno dei momenti più intensi ed emotivamente potenti dell’intera opera.
Probabilmente la parte centrale del film, in particolare l’idillio tra Faust e Gretchen, e la scena in cui la zia di Gretchen tenta di sedurre Mefistofele, può apparire a tratti sopra le righe. Anche le smorfie istrioniche di Mefistofele potrebbero risultare eccessive agli occhi dello spettatore moderno. Tuttavia, va ricordato che nel cinema muto l’assenza di dialoghi richiedeva una mimica accentuata per esprimere emozioni e intenzioni, rendendo queste scelte stilistiche perfettamente comprensibili nel contesto dell’epoca.
Un plauso va anche alla colonna sonora orchestrale di Timothy Brock, scritta per la versione internazionale del film. La sua musica si sposa armoniosamente con la natura epica dell’opera, amplificandone il respiro universale e sottolineando i temi di caduta e redenzione, amore e sacrificio, nonché l’eterna lotta tra il bene e il male.
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