
Exhuma
di Jang Jae-hyun
Exhuma, terzo lungometraggio di Jang Jae-hyun, è stato uno dei maggiori incassi in Corea del Sud nel 2024, con 85 milioni di dollari guadagnati. Il film è stato presentato al Far East Film Festival di Udine, dove è stato parecchio apprezzato. Nonostante si presenti come un semplice horror soprannaturale, la pellicola si immerge profondamente nella cultura e nella storia coreana, trattando temi come il colonialismo giapponese e lo sciamanesimo.
La trama segue una sciamana, Hwa-rim (Kim Go-eun), che insieme al suo assistente Bong-gil (Lee Do-hyun) viene ingaggiata da una famiglia coreano-americana a Los Angeles per liberarsi da una maledizione che affligge il loro figlio primogenito. Presto Hwa-rim scopre che la maledizione è legata a un antenato la cui tomba è stata sepolta su un terreno maledetto. Per risolvere il problema, torna in Corea del Sud e si affida all’aiuto del maestro di feng shui Kim Sang-deok (Choi Min-sik) e dell’impresario di pompe funebri Young-geun (Yoo Hae-jin). Tuttavia, l’esumazione del corpo risveglia una minaccia ancora più grande, radicata nel tragico passato della Corea.
Legato profondamente al folklore sudcoreano e i suoi traumi storici, la storia evolve da una ghost story a un delirio mistico, con un finale enigmatico che riflette l’impatto del colonialismo giapponese. Nonostante una narrazione che ho trovato parecchio dilatata e a tratti confusa - probabilmente dovuta alla mia poca conoscenza delle tradizioni del paese asiatico - Exhuma riesce a creare un affascinante equilibrio tra spettacolo visivo e riflessione storica.
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