
Il Monello (The Kid)
di Charlie Chaplin
Ultimamente ho riscoperto il piacere di guardare alcuni vecchi film dei primi decenni del Novecento, pellicole che hanno segnato la storia del cinema. Dopo essermi immerso nei classici dell'espressionismo tedesco, ho deciso di volgere lo sguardo oltreoceano e dedicarmi alla riscoperta di uno dei più grandi protagonisti del cinema: Charlie Chaplin.
Intorno al 1910 Hollywood iniziò a emergere come centro dell'industria cinematografica. Attratti dal clima favorevole e dai grandi spazi, i produttori cinematografici iniziarono a trasferirsi dall'East Coast degli Stati Uniti a Hollywood, in California. In questo periodo nacquero i più grandi studi cinematografici (Universal Pictures, Paramount Pictures, Warner Bros, etc). I film che andavano per la maggiore erano di genere comico, quelli dallo stile slapstick. Si trattava di brevi cortometraggi basati su una comicità elementare che, in assenza del sonoro, sfruttava il linguaggio del corpo e si articolavano intorno a gag esagerate e situazioni assurde. Tra i tanti comici dell'epoca, Charlie Chaplin, ancora prima di realizzare il suo primo lungometraggio, era già un acclamata star e il personaggio del Vagabondo era amato in tutto il mondo.
Cresciuto in povertà e con un'infanzia difficile, Chaplin, da Londra, arriva negli Stati Uniti nel 1910 con la compagnia teatrale di cui faceva parte. Nel giro di poco tempo venne notato da alcuni produttori che lo ingaggiarono per una serie di cortometraggi comici. Nel 1914 crea il personaggio del Vagabondo (in Italia noto anche come Charlot), con i suoi pantaloni larghi, il bastone, il cappello a bombetta e i baffi caratteristici, diventando immediatamente popolare. Stanco del controllo dominante degli studi cinematografici, nel 1919 co-fondò la United Artists per avere un maggiore controllo artistico e finanziario sulle sue opere.
"Il Monello" (The Kid) è il primo lungometraggio di Charlie Chaplin. Uscito nel 1921, questo film rappresenta un'opera fondamentale nella carriera di Chaplin, in cui l'artista non solo recita, ma ha il totale controllo del suo film, occupandosi di scrivere, produrre, dirigere e addirittura comporre la colonna sonora.
Il film racconta la storia di un vagabondo (interpretato da Chaplin) che trova un neonato abbandonato e decide di prendersene cura. Cinque anni dopo, il vagabondo e il bambino, interpretato dal giovane Jackie Coogan (l'attore che sarebbe diventato lo zio Fester ne La famiglia Addams) formano una coppia inseparabile, affrontando insieme le difficoltà della vita. Nel frattempo, la madre del bambino è diventata una famosa attrice, ma pentita di aver abbandonato il figlio, non lo ha mai smesso di cercarlo. Un giorno, il bambino si ammala e il medico che lo visita decide di avvisare le autorità. Gli assistenti sociali tentano di separare il bambino dal Vagabondo, dando vita a una delle scene più strazianti del cinema muto. Alla fine, la madre ritrova il suo bambino e, riconoscente per le cure ricevute dal Vagabondo, decide di accoglierlo nella sua nuova vita.
Fin dalla prima didascalia in cui appare la scritta: «Un film con un sorriso e, forse, una lacrima» si comprende l'intenzione di Chaplin di aggiungere alla classica comicità del periodo, degli ingredienti nuovi quali il sentimento, il dramma e le emozioni. In pratica Chaplin inventa la prima commedia drammatica della storia del cinema.
"Il Monello" è stato girato durante un periodo tumultuoso della sua vita. Appena due settimane prima dell’inizio delle riprese, Chaplin perse suo figlio, di soli tre giorni, e successivamente dovette sostenere le conseguenze legali del divorzio dalla sua prima moglie. Non con poche difficoltà il film venne completato in un anno e mezzo anche perchè Chaplin era un perfezionista maniacale, attento a ogni dettaglio, facendo ripetere le stesse scene più volte e pretendendo il massimo dalla sua troupe.
Tecnicamente il film è composto da inquadrature statiche, come si faceva all'epoca, con campi medi per dare risalto alle movenze degli attori impegnati nella scena.
La storia del giovane orfanello riprende alcuni aspetti della vita personale di Chaplin. La sua infanzia e quella del fratello furono segnate dall’assenza del padre, dalla malattia mentale della madre e da periodi trascorsi in collegi e orfanotrofi.
Attraverso il personaggio del monello, Chaplin riflette profondamente sui propri traumi, affrontando temi come l’abbandono e la povertà. Nel fare questo diventa il padre che hon ha avuto sostituendo le sue tragedie personali con il calore umano e il profondo legame affettivo con il bambino, in un continuo scambio di ruoli che sottolinea la loro reciproca dipendenza. Utilizzando la mimica della comunicazione e la sua prorompente comicità, fatto di movenze, acrobazie, e gag visive, Chaplin denuncia la mancanza di supporto da parte delle istituzioni (nella scena in cui il bambino viene portato via dagli assistenti sociali) che si dimostrano insensibili e inneficaci verso la classe più povera e debole.
Nonostante i dubbi di coloro che, durante le riprese, facevano notare a Chaplin come il sentimentalismo potesse non sposarsi bene con la comicità, il film ottenne un enorme successo, riuscendo a emozionare con quel tocco di ironia e umorismo che da qui in avanti diventerà la caratteristica inconfondibile dei lavori di Chaplin.