
Romance
Fontaines D.C.
Avevo apprezzato parecchio a "A Hero's Death" di qualche anno fa.
Sono passati solo quattro anni e da allora questi cinque ragazzi irlandesi guidati dal carismatico Grian Chatten ne hanno fatto di strada - dove per strada intendo tanta produzione e parecchia notorietà.
"Romance" è il quarto album in studio dei Fontaines D.C. preceduto da una manciata di singoli con altrettanti video. Il gruppo ha adottato un look sgargiante e colorato e già con il precedente album ha raggiunto una grande popolarità.
Ho ascoltato il disco una decina di volte ed evitando di fare lo snob – quelli che si allontanano da un autore nel momento in cui questo viene apprezzato da tutti – cerco di analizzare "Romance" con obiettività ed estrema sintesi.
Il disco è un buon prodotto, ben confezionato e si ascolta piacevolmente, ma a mio avviso traspare l'intenzione di voler piacere a tutti i costi al grande pubblico acquisito. La voce di Chatten che, con le sue dissonanze e quel suo modo strascicante di cantare, caratterizzava la band, si appiattisce, omologandosi al cantato di tante altre indie band inglesi del momento. I pezzi perdono di incisività e spaziano tra il brit-pop, lo shoegaze e l'indie rock più accessibile. Il breve brano di apertura, che dà il titolo all'album, è quello che preferisco, forse perché ricorda in maniera sfacciata i Depeche Mode di Black Celebration. Anche il successivo, "Starbuster", non mi dispiace. Per il resto, ci sono alcuni pezzi interessanti qua e là, come per esempio "In the Modern World", ma passando da "Sundowner", che si rifà agli Slowdive, a "Favorite", che ricorda i Cure più commerciali, in tutto questo calderone di generi quello che manca, a mio parere, è proprio la genuinità.
Se dovessi dargli un voto, sarebbe un sei e mezzo.
Musica