
Hybris
Antonio Rezza
Sono passati quattordici anni dall'ultima volta che avevo visto uno spettacolo di Antonio Rezza a teatro. Troppi.
Antonio Rezza è un performer che usa la mimica e il linguaggio del corpo per comunicare il disagio dei nostri tempi e provocare, quasi aggredire, lo spettatore con la sua cinica, adrenalinica e dissacratoria esibizione. I suoi spettacoli vivono all'interno - ma anche all'esterno - della surreale scenografia di Flavia Mastrella che crea lo spazio in cui questo folle e trasgressivo artista si muove durante la sua performance teatrale.
Io lo adoro, fin dai tempi di Blob, Fuori Orario e i programmi della Dandini su Rai3.
Al Teatro Vascello in Roma da dicembre a gennaio vengono messi in scena tre suoi spettacoli, tre esperienze diverse negli anni e nella forma: Amistade, Fotofinish e Hybris.
Io ho visto Hybris, il suo ultimo spettacolo scritto durante la pendemia. Al centro di tutto c'è una porta che viene trasportata, aperta e rinchiusa centinaia di volte, in uno spazio, quasi vuoto, definito e delimitato dalla sua stessa presenza. La porta genera mura, divisioni, protezioni, solitudini e famiglie. La porta stabilisce chi sta dentro e chi sta fuori ed è Rezza, ovviamente, a decidere chi far entrare o chi far uscire. La porta nelle sue mani assume una composione infinita di combinazioni (e contraddizioni) dove gli altri attori (addirittura otto) diventano manichini nelle mani di un folle e ipercinetico burratinaio.
Antonio Rezza ha pubblicato recentemente un libro, "Il fattaccio".
Sono molto ma molto incuriosito e al tempo stesso parecchio spaventato.
Vediamo chi vince.